Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 10 ottobre
a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
Famosi, ricchi e patinati: sono gli italiani scoperti a nascondere all’estero le loro ricchezze. Sulla copertina del nuovo numero dell’Espresso, in un artwork di Alessio Melandri, spiccano vip e protagonisti del mondo del calcio: da Ancelotti a Vialli, da Bellucci a Raiola, celebrità che compaiono nei file dell’inchiesta Pandora Papers, pubblicati in esclusiva per il nostro Paese dall’Espresso.
È firmata da Paolo Biondani, Vittorio Malagutti e Leo Sisti la nuova puntata dell’analisi dei file che rivelano chi ha nascosto soldi nei paradisi fiscali che vanno dalle Isole Vergini al Delaware. In questa storia che unisce l’allenatore della Nazionale Roberto Mancini alla principessa Maria Gabriella di Savoia (per non parlare dei Legionari di Cristo), L’Espresso ha dato a tutti l’opportunità di giustificarsi: molti però hanno preferito non rispondere.
La politica intanto fa i conti con i risultati elettorali: dove spicca l’astensione record, un dato che, sottolinea Marco Damilano nel suo editoriale, dovrebbe preoccupare soprattutto a sinistra. Ma forse i partiti sono troppo impegnati nelle manovre di Palazzo per rendersi conto del pericolo: tra i due Letta, zio e nipote, che tirano Mario Draghi verso il Quirinale o cercano di bloccarlo a Palazzo Chigi (di Carlo Tecce) e Giorgia Meloni che (scrive Susanna Turco) si gioca a Roma il futuro da leader del centrodestra (e Makkox ipotizza la sua resa dei conti con Michetti).
Marco Follini loda Giorgetti che canta fuori dal coro leghista, Sofia Ventura analizza il “consenso fluido” che spiega il flop sovranista alle elezioni. E dalla Germania Roberto Brunelli e Stefano Vastano aggiornano il lettore sul labirinto post-elettorale tedesco.
Una nuova frontiera del malaffare unisce il nord-est e Cina: Antonio Fraschilla e Luana De Francisco ricostruiscono la rete di carte false e sacchi di banconote che coinvolge aziende del Veneto, imprenditori cinesi e banche di Pechino. E Gloria Riva spiega perché, secondo uno studio della Caritas, il reddito di cittadinanza lascia fuori molte famiglie povere del nord.
Altan svergogna il fascista incorreggibile, Biani disegna la solitudine dell’elettore, e mentre Michela Murgia analizza lo smarrimento del mondo senza WhatsApp, Michele Serra discetta di tweet e di toot, lalalà e big-pip. Elvira Seminara, invece, invita a meditare sulla parola della settimana: bene.
E L’Espresso chiude con quattro interventi sulle nuove vie del romanzo (di Giuseppe Culicchia, Wlodek Goldkorn, Gilda Policastro ed Evelina Santangelo), un invito a salvare la democrazia puntando alle emozioni (nel colloquio di Anna Bonalume con Pierre Rosanvallon) o difendendo le istituzioni (nell’intervento di Roberto Esposito) e un doppio viaggio tra i carcerati: al cinema (con il film “Ariaferma” raccontato da Fabio Ferzetti) e nella realtà (il reportage dalle Rems, le residenze per i detenuti con problemi psichiatrici, di Marialaura Iazzetti).
E mentre negli Usa nascono nuove leggi per proteggere le donne dagli abusi sessuali (di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni), lo scrittore e sceneggiatore messicano Guillermo Arriaga spiega a Sabina Minardi che la violenza delle sue opere non è solo fiction: «Siamo tutti seduti su un trono di sangue: perché il genere umano distrugge».
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