Il governo degli sconfitti

(di Stelio W. Venceslai)

Declina l’estate e declina qualunque governo possibile. Da quello che s’intravede, è possibile il ritorno degli sconfitti. Purché non si facciano le elezioni va bene tutto. Anzi, no. Tutto deve cambiare perché non cambi nulla. Adesso si chiama discontinuità.

Al PD quattordici mesi fa non andava bene nulla del programma del Movimento. Anzi, rifiutarono qualunque accordo. In questi quattordici mesi di governo giallo-verde sono stati sempre all’opposizione.

Uscita la Lega, adesso va bene tutto o quasi. Ci sono delle “convergenze”. La prospettiva di rientrare a far parte del governo fa digerire tutto. Anche Conte, Presidente del Consiglio, forse anche Di Maio vice premier. Il rischio di andare alle elezioni è troppo forte per gli uomini di Renzi che sono la maggioranza dei parlamentari PD. Perché è ancora Renzi che con mano ferma manovra Zingaretti. E allora, viva il governo giallo-rosso, sempre che si faccia.

Dopo il rito (inutile) delle consultazioni presidenziali, Mattarella incaricherà Conte di sondare gli umori sulla possibilità di fare un governo. In realtà, si è punto e da capo. Conte ripeterà le stucchevoli consultazioni dei giorni scorsi. Si parlerà di programmi, al solito chiacchiere senza costrutto sull’intero scibile, e soprattutto di uomini da mettere ai posti giusti. Lì cade l’asino, perché è sui nomi che si accenderà la battaglia.

Su Conte, dopo la sponsorizzazione di Trump, non si discute più. Uscito dall’oscurità, avvocato del popolo, presidente mediatore fra la la Lega e 5Stelle, grande requisitore nei confronti di Salvini, adesso è l’uomo del destino, un politico di razza, un punto di riferimento che c’invidiano dappertutto. Un vero miracolo. Non ha un partito, non è stato eletto da nessuno, è stato sbeffeggiato a lungo dal PD ed ora, all’improvviso, è il salvatore della patria. Una botta di fortuna, per non dire altro.

Poi, c’è Di Maio. Vice premier uscente e Ministro per l’economia e per il lavoro, capo politico indiscusso del Movimento, almeno sulla piattaforma Rousseau, rischia di perdere  le sue posizioni. Il Pd non lo vuole come vice premier, al massimo come Ministro. Ma lui non ci sta. Su questo c’è battaglia. Finirà che se ne faranno due, uno PD e l’altro Di Maio, tanto non servono a nulla. Il vice premier non ha né poteri né competenze. E’ un’innovazione arbitraria del governo giallo-verde.

Si dovrà discutere di programmi. Di chiacchiere se ne se sono fatte parecchie, i tre punti più due di Zingaretti, i dieci punti di Di Maio, ma, in concreto, che intenzioni si hanno?

La questione dell’aumento dell’IVA. Qualcuno ha un’idea di come e dove trovare i soldi? Sbaraccando il reddito di cittadinanza, la buffonata dei navigators e quota 100 oppure con una patrimoniale?

La questione Alitalia. Quali sono le intenzioni del nuovo, possibile governo?

La questione sicurezza. Il nuovo Ministro dell’Interno si rimangerà la politica di Salvini, approvata anche da 5Stelle? Un nuovo sbarco di 350 emigranti è prossimo, graziosamente offerto da una ONG tedesca. Che si ha intenzione di fare?

Il Commissario italiano all’Unione europea. Scomparso Salvini, il nome sarà in quota PD o in quota 5Stelle? Si tratta di una questione importante dove siamo in ritardo. Ne usciremo con Moavero Milanesi perché è un diplomatico innocuo e conosce le lingue? Sarebbe molto poco.

Il rilancio degli investimenti. Come? Stimolando con la riduzione del cuneo fiscale? A che prezzo per le finanze del Paese?

La questione delle autonomie. E’ sul tappeto ormai da anni. Lombardia e Veneto possono anche essere disattese, ma  di mezzo c’è anche l’Emilia-Romagna, terreno di scontro violento fra Lega, PD e 5Stelle. Bisognerà affrontarla.

Le prossime elezioni regionali in Umbria, Emilia-Romagna e Calabria. PD e 5Stelle faranno blocco assieme oppure ognuno andrà per suo conto?

E sulla ormai prossima finanziaria, che idee si hanno? Quelle di andare strisciando a Bruxelles perché ci concedano l’ennesima deroga?

Conte dovrà affrontare questi problemi seri con i suoi compagni di cordata. La vaghezza di una nuova politica improntata sulla tutela dell’ambiente prescinde dai costi e dalla formazione del personale.

Sanità e scuola esigono interventi organici e seri, ma il tema non è stato neppure sfiorato. Che dire della riforma della giustizia del Ministro Bonafede? 5Stelle è d’accordo nel buttare tutto all’aria?

Intanto, cominciano i dissensi, da una parte e da un’altra: Calenda e Paragone, Richetti e Di Battista. Se Conte riuscirà a combinare qualcosa, saranno d’accordo Grillo e Casaleggio? In Parlamento, al Senato, ci saranno i voti per tenere in piedi per qualche mese questo fantoccio?

La strada, nonostante la raccomandazione di far presto di Mattarella, sarà lunga e spinosa, con molti rospi da ingoiare, da una parte e dall’altra. No, la crisi non è risolta e questo non sarà un governo che durerà tre anni, se mai sarà approvato dalle Camere.     D’altro canto, se chi veramente decide sono Renzi e Grillo, un buffone e un comico, non c’è da aspettarsi altro.

 

 

Roma, 29/08/2019