De Magistris: “Dover appartenere a corrente per fare carriera è vergogna”

È un quadro “inquietante” quello emerso dalle intercettazioni di conversazioni tra Fulvio Baldi e Luca Palamara, secondo il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. All’Adnkronos spiega che “è uno spaccato di una magistratura che ormai conosciamo, dove conta il tema dell’appartenenza alle correnti, anche nel linguaggio”.

Quei ‘nostri’ è quello che alcuni di noi hanno sempre sostenuto, cioè che quando si parla di indipendenza della magistratura non si tratta solo di indipendenza dai poteri esterni, politica, lobby, finanza e affari, ma anche di indipendenza interna, al fatto che devi appartenere a una corrente per fare carriera, per salvarti dal procedimento disciplinare, per diventare procuratore. Quanto fiume melmoso giudiziario deve ancora passare per smetterla con questa vergogna?”.

De Magistris cita la frase pronunciata “dall’allora presidente dell’Anm Luca Palamara, quando i magistrati di Salerno che indagavano sulle questioni di Catanzaro furono fermati dal Csm dopo che avevano accertato la totale correttezza del mio operato e che ero vittima di interferenze illecite di un sistema criminale. Palamara disse ‘il sistema ha dimostrato di avere gli anticorpi’. Una frase, a rileggerla oggi, inquietante. Eravamo considerati un virus di fronte a un sistema, ma eravamo un virus benefico di fronte al contagio criminale. Il magistrato libero e indipendente è quello che paga un prezzo altissimo”.

Facendo riferimento a una frase di Baldi, “che li piazziamo a fare i nostri?”, intercettata nel corso di una conversazione risalente al 2018, de Magistris spiega: “È un linguaggio che appartiene ad altri, a quelli che i magistrati dovrebbero contrastare, non può dirlo un magistrato. È questo il virus che corrode l’indipendenza della magistratura, quel ‘i nostri’ significa che se appartiene a qualche congrega che poi si collega ai politici allora diventi capo di gabinetto, presidente del Tribunale, procuratore della Repubblica, ti salvi dai procedimenti disciplinari. È un sistema e alla politica conviene”.

Secondo de Magistris “l’unico modo per scardinarlo è affidarti a persone totalmente autonome e indipendenti, ma non lo faranno mai. Io sono stato espulso dalla Calabria, mi hanno catapultato via per incompatibilità ambientale e quasi quasi, col senno di poi, avevano ragione. Ero incompatibile con un sistema criminale e corrotto che loro hanno difeso”.

L’ex pm sostiene che “si tratta di una questione criminale gigantesca che continua e che a me fa impressione. Ne ho viste di tutti i colori ma continuo a non abituarmi. Che fiducia si può avere così? Conosco centinaia di magistrati integerrimi, vengo da una famiglia di magistrati da quattro generazioni e questo mi fa rabbia. La magistratura ha perso credibilità e non fa nulla per rimediare” sottolinea.

Il sindaco di Napoli ha parlato anche dell’emergenza coronavirus e della fase 2. “Il decreto Ripresa non c’è ancora e questa è un’altra cosa surreale, ma se diamo per buono quello che gira sulle chat dei sindaci, sui mezzi di comunicazione, agenzie e telegiornali, allora per i Comuni c’è pochissimo. Abbiamo chiesto il minimo e neanche quello ci è arrivato”.

“C’è un po’ di elemosina, qualcosina che compensa la tassa di soggiorno, un po’ di occupazione di suolo pubblico, ma pochissima roba. Con l’elemosina si può sopravvivere qualche giorno, ma non si ricostruisce un Paese”, afferma.

De Magistris ricorda che i sindaci “hanno rappresentato al Governo quanto in meno abbiamo incassato dal 21 febbraio a oggi con le tariffe che vanno dalle strisce blu alla tassa di soggiorno, all’occupazione di suolo pubblico, al trasporto pubblico, ai trasferimenti erariali. Avevamo chiesto 6-7 miliardi, sembrerebbe che non ne arrivano più di 3. Già questo basta per dire che non siamo in condizione di garantire i servizi che erano in affanno già a febbraio, perché molte città, tra cui Napoli, sono in pre-dissesto e hanno un debito storico pesantissimo.

Il presidente del Consiglio aveva detto che i sindaci sono le sentinelle sul territorio, ma se un generale non ascolta l’allarme delle sentinelle, e quindi dei soldati in prima linea, e li abbandona è come se si stesse preparando a perdere la guerra. Se il Paese non sarà in grado di garantire da qui a breve servizi adeguati, si aggiungerà sofferenza alla sofferenza degli imprenditori, dei lavoratori, dei cittadini e tutto diventerà più complicato”.

Nei confronti del Mezzogiorno, prosegue de Magistris, è in atto “una discriminazione nella discriminazione. Non hanno per nulla considerato la questione degli enti in piano di riequilibrio o in pre-dissesto. A pagare il prezzo più alto è il Sud e sono le città del Sud, da Napoli a Reggio Calabria, da Messina a Palermo. Sembra anche qui – conclude – che sotto sotto, ancora una volta, nell’abbandono ci sia anche quell’aspetto malefico di essere ancora più punitivi nei confronti del Mezzogiorno d’Italia, che ha dato tra l’altro prova di grande responsabilità nella pandemia”.

“Con questo tipo di manovra, se non sarà corretta in Parlamento, se non ci saranno manovre aggiuntive e se non ci saranno altre risorse, il rischio che ci sia l’interruzione di alcuni servizi essenziali è una certezza”, ha dichiarato ancora de Magistris, rimarcando come quella relativa ai servizi garantiti dai Comuni “sia una preoccupazione che accomuna tutti i sindaci” e citando “le dichiarazioni anche di sindaci di città più ricche finanziariamente e anche dal punto di vista della comunità cittadina”, in particolare il sindaco di Firenze Nardella che ha ipotizzato uno stop all’illuminazione pubblica.

“Non abbiamo la certezza di quando potrà accadere – spiega de Magistris – ma è evidente che, se le risorse non entrano, delle due l’una: o fai pagare altre risorse alla comunità, ed è impensabile e noi metteremo in campo tutte le azioni possibili perché non arrivi mai quel giorno, o i servizi non potranno mai migliorare e il rischio che ci siano interruzioni lo considero una certezza. Non è allarmismo, non è un urlare per ottenere, è un quadro assolutamente reale e abbiamo il dovere di dirlo ai cittadini e anche ai lavoratori, perché è un tema che attiene ai servizi essenziali e al rischio default del Paese. Il quadro è molto serio ed esprimo profonda delusione per questa manovra, dopo 3 mesi bastava poco per dare un segnale ai sindaci e per dire che il Governo c’è e ci mette nelle condizioni di non franare”, conclude.

“Non mi pare che il pericolo del contagio criminale venga colto come priorità”, ha detto ancora de Magistris spiegando di essere stato “attento al dibattito istituzionale, politico e mediatico, e non mi è parso di avvertire negli atti e nelle parole da parte di esponenti del Governo, ma anche delle Regioni, il pericolo concreto, a mio avviso la certezza, che sia in atto un contagio criminale. La lentezza con cui si è proceduto contrastano con la straordinaria rapidità, con l’efficacia, l’assenza di burocrazia, la grande liquidità e la conoscenza del territorio che hanno le associazioni criminali da Palermo a Milano, da Reggio Calabria a Torino, passando per Napoli, Roma, Firenze e Bologna. Non è un tema meridionale”.

De Magistris ricorda che “le mafie vivono di consenso, e in questo momento fiutano che possono riacquistare un consenso perso: andando dal cittadino bisognoso con le modalità dell’usura, andando dal commerciante e dall’imprenditore che dopodomani proverà ad alzare la saracinesca e troverà che ha una pesantezza economica che non aveva mai avuto. Le mafie si presentano come il volto buono ma in realtà diabolico di chi ha risorse”. Il timore è “l’acquisizione del consenso anche attraverso la riproposizione sui territori desertificati, attraverso piazze di spaccio, controllo del territorio, stese, estorsioni, di fronte a un Paese che arretra in cultura. La desertificazione del territorio diventa terra conquista”.

Il timore espresso dal sindaco di Napoli è rivolto a “tutte quelle persone che in questi anni, con la rinascita culturale, turistica ed economica della città, avevamo portato attraverso quella linea di confine verso la legalità, e ora stanno lì con il rischio della mano tesa del crimine che può riportarli dove c’è il guadagno facile dello spaccio e di altre attività criminali”. Tra Stato e mafie, conclude de Magistris, “è una maratona, ma i primi 100 metri sono importanti perché danno subito contezza a chi vede e ascolta di dove si vuole andare. Se gli altri iniziano a correre e tu no, rischi di dover inseguire”.

 

Fonte: adnkronos.com, 17 maggio 2020

 

 

 

 

 

 

 

Fonte: adnkronos.com, 17 maggio 2020