Migranti, stato di emergenza sulla Ocean Viking, 6 tentativi di suicidio
A bordo 180 persone. Per 44 chiesta l’evacuazione medica immediata. «Alcuni di loro hanno espresso minacce di violenza fisica contro se stessi e gli altri». Sette le richieste di porto sicuro
«Deve essere chiaro che dichiarare lo stato di emergenza sulla nave è l’ultima risorsa, ma abbiamo urgente bisogno di assistenza ora, senza di essa non possiamo più garantire la sicurezza dei sopravvissuti e dell’equipaggio». Dopo sette richieste di assegnazione di POS (luogo sicuro) alle autorità marittime competenti nella scorsa settimana e sei tentativi di suicidio da parte dei sopravvissuti in 24 ore, il comandante della Ocean Viking ha dichiarato lo stato di emergenza per la nave che ora si trova a poche miglia fuori delle acque territoriali italiane, davanti a Pozzallo e che deve anche fare i conti con un peggioramento delle condizioni meteo.
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«Siamo estremamente preoccupati per quei naufraghi la cui ansia sta rapidamente salendo – aggiunge Laurence Bondard, responsabile delle comunicazioni di Sos Mediterranee che si trova a bordo della Ocean Viking – Il team sta fornendo supporto a tutti a bordo, ma dopo quello che hanno passato alcune delle 180 persone salvate, tenerle su una nave in mare per un periodo così lungo non è sostenibile: devono sbarcare in un luogo sicuro». Secondo Bondard in particolare c’è «un gruppo di sopravvissuti che è particolarmente angosciato e alcuni di loro hanno espresso minacce di violenza fisica». Una tensione, conclude, «che aggiunge sofferenza a tutti i sopravvissuti a bordo».
La Ocean Viking ha informato le autorità italiane della dichiarazione dello stato d’emergenza alle 15.25 di venerdì 3 luglio. Si tratta di un passo senza precedenti nella storia dell’ong, innescato in primo luogo dal rapido peggioramento della salute mentale di alcuni dei sopravvissuti a bordo, in particolare di un gruppo di 44 persone per cui l’equipaggio a bordo della Ocean Viking ha richiesto un’evacuazione medica nelle prime ore del pomeriggio, senza ricevere risposta positiva. Le 44 persone per le quali è stata richiesta assistenza si trovano in uno stato di acuto disagio mentale e hanno espresso l’intenzione di infliggere danni a sè stessi e agli altri, compresi i membri dell’equipaggio. Questi stessi naufraghi hanno espresso intenti suicidari.
Le operazioni di soccorso hanno avuto inizio il 25 giugno quando gli uomini e le donne a bordo della Ocean Viking avvistano un barchino in legno in difficoltà a largo di Lampedusa: al termine delle operazioni, 51 persone vengono tratte in salvo. Un’ora dopo la nave intercetta un’altra barca, a 40 miglia a sud dell’isola delle Pelagie, salvando altre 67 persone e quattro giorni dopo, il 30 giugno, vengono recuperati altri 63 migranti che erano su due barche alla deriva in zona Sar maltese. In totale 180 persone tra cui 25 minori – 17 dei quali non accompagnati – e due donne, una delle quali incinta di cinque mesi. Il 29 giugno, c’è stata un’evacuazione medica di un migrante: un uomo portato a terra da una motovedetta della Guardia Costiera italiana. Poi il silenzio da parte delle autorità di Italia e Malta, con la nave di Sos Mediterranee che è rimasta in attesa di una risposta che non è ancora arrivata.
Fonte : di Marta Serafini/ Corriere della Sera / Cronache