Controlli, colpevoli e baratti –  (di Stelio W. Venceslai)

 Il dibattito su Atlantia, dopo mesi di silenzio, s’è fatto vivace. Tutti ne parlano, a proposito e a sproposito. Poiché la confusione è diffusa, alcune riflessioni di buon senso possono aiutare a capire, aldilà del polverone delle polemiche.

            In Italia opera da tempo quasi immemorabile l’ANAS, fondata dal governo italiano nel 1946, erede di un analogo ente prebellico. Dal 2002 è una società per azioni, con sede a Roma, con poco meno di 7.000 dipendenti, un fatturato nel 2017 di circa 2.3 milioni di euro e un utile netto di 28,1 milioni di euro, sempre nel 2017. Le sue finalità riguardano il trasporto e, con esso, la costruzione, la gestione e la manutenzione delle reti stradali e autostradali (italiane).

            Dopo diverse vicende, anche giudiziarie, l’ANAS è ora inserita nel gruppo Ferrovie dello Stato, con il trasferimento del relativo pacchetto azionario dal Ministero dell’Economia e delle Finanze alle Ferrovie.

            Il Gruppo Atlantia, invece, di cui si parla molto in questi giorni, è stato costituito nel 2002 a Roma, s’interessa di trasporto e della gestione di autostrade e di aeroporti. Nel 2018 ha registrato un fatturato di 11 miliardi di euro, con un utile netto di 818 milioni, con circa 31.000 dipendenti. Opera in almeno 11 Paesi diversi e gestisce in Italia 14,000 km di autostrade a pedaggio, gli aeroporti di Fiumicino e di Ciampino e lo scalo di Nizza Costa azzurra, con circa 60 milioni di passeggeri/anno.

            Originariamente faceva parte dell’IRI ma, nel 1999 fu privatizzata e, alla fine, fu controllata da un Gruppo (Schemaventotto), a sua volta controllato al 60% dalla famiglia Benetton.

            Questo è il quadro. Ne discendono alcune domande:

1 – Ha senso avere una struttura pubblica per il controllo, la gestione, la costruzione e la manutenzione delle autostrade per affidarne poi la concessione a una struttura privata? Il buon senso direbbe di no. O questo tipo di mercato è libero, e allora tutti fanno quello che vogliono oppure no.

2 – Avere due strutture una privata e l’altra pubblica, può stimolare la competizione sulla qualità delle infrastrutture e del servizio e può portare al ribasso delle tariffe. Ma non è certo così. Anzi.

3 – Chi decide le tariffe? Esiste un‘Authority (garante?) per la regolazione dei trasporti, l’ART, una fra le tante inventate per duplicare i servizi dello Stato. Dopo il crollo del ponte Morandi, l’ART ha scoperto che il sistema tariffario vigente è troppo alto (ingiustificato) e consente un rendimento eccessivo ai gestori. Scoperta l’acqua calda, l’ART avrebbe deciso tariffe “uguali” per ogni gestore!  In pratica, fino ad ora Atlantia ha guadagnato molto dipiù di ANAS. Sembra di stare nel Paese dei balocchi (o degli sciocchi).

4 – l’ANAS è controllata da Ferrovie dello Stato. Da chi è controllata Atlantia? Dall’ART? dal Ministero dei Trasporti? Quando si tratta di responsabilità, tutti si defilano.

            Non voglio rispondere. Mi sta bene così. Accetto il fatto compiuto. È inutile rinvangare il passato.

            Due anni fa c’è stata la tragedia del Ponte Morandi, a Genova, la cui gestione spetta, per concessione, all’Atlantia. Muoiono 43 persone e si è stati costretti a sfollare 566 persone, con disagi enormi per la popolazione e per il traffico autostradale genovese. Emerge che la causa è stata la cattiva manutenzione (o la non manutenzione del ponte). Cominciano le polemiche: va ritirata o no la concessione all’Atlantia? Personalmente non avrei avuto dubbi. Al massimo due giorni dopo si sarebbe dovuto almeno sospendere la concessione, salvo successivi e definitivi accertamenti.

            La cosa si trascina per ben ventiquattro mesi, originando furiose polemiche fra gli estimatori e i detrattori, al solito senza concludere nulla, ben spartendosi fra destra e sinistra. A destra, i più concilianti; a sinistra (in particolare il Movimento 5Stelle) i più intransigenti, nel mazzo Renzi, che appena può, si mette di mezzo pur di farsi notare.

            Nel frattempo, un vero miracolo, nonostante la pandemia, si ricostruisce il ponte, fruendo di una legge che semplifica le procedure. Un vero boom che, però, stenta a riprodursi per altri appalti (misteri della politica).

            Costruito il ponte, occorre gestirlo. A chi dare la concessione? Ma ad Atlantia!  Nessuno pensa che anche l’ANAS potrebbe essere interessata. Perché affidarlo all’Atlantia? Nello stesso momento in cui sembrerebbe che si vada verso il ritiro della concessione, costi quel che costi, si dà all’Atlantia la concessione del nuovo ponte di Genova? Sembra un’assurdità.

            Contemporaneamente, il Presidente del Consiglio, Conte, mette alle strette Atlantia: revoca della concessione o una controfferta “pesante”, tra cui l’ingresso nel capitale del governo italiano, indennizzi vari alle vittime (forse), riduzione delle tariffe autostradali (che sono decise dall’ART e il governo pare che non lo sappia). Un guazzabuglio di proposte ricattatorie il cui succo è: ti lascio in pace (non ti revoco la concessione), però mi devi fare uno sconto. Neanche dall’ortolano si fa così. Dopo ventiquattro mesi di chiacchiere e di retorica il caso è diventato urgente, improrogabile. Perbacco, uno Stato inutile che fa la faccia feroce!

            Che dietro ad Atlantia ci sia la famiglia Benetton dovrebbe essere irrilevante per uno Stato serio, ma così non è per la Destra, che difende a spada tratta Atlantia, con poco rispetto per i morti, altrimenti osannati e definiti “eroi”. Che lo scontro si traduca in un confronto politico con il Movimento 5Stelle e parti della Sinistra è altrettanto risibile. Con la mania di politicizzare tutto, si politicizzano anche i disastri e i colpevoli dei disastri.

            In tutta questa vicenda si discute, si propone e si rischia di decidere senza sapere se Atlantia sia effettivamente responsabile di omessa o carente manutenzione. Non dovrebbero essere la magistratura ad accertarne le responsabilità e, dopo questo accertamento, lo Stato a decidere il da farsi? Sembra di no. Prima si decide. Si contratta e, poi, se si trova l’accordo, i morti sono morti e vivi si danno pace.

            Il grande assente è il controllore principale, istituzionale, lo Stato e, per esso, il Ministero dei Trasporti. Dov’era, quando si rinnovavano le concessioni? Controllava dall’alto la manutenzione e lo stato di salute del ponte? Oppure era troppo in alto per queste miserie? Trasformare questa vicenda tragica in un mercato è il segno del degrado imperante e della confusione istituzionale.

            Qualcuno, forse troppo malizioso suppone che la concessione del nuovo ponte di Genova all’Atlantia sia stata il prezzo da pagare per la manutenzione delle autostrade liguri, in questo mese di luglio, con intasamenti e file di decine di km. Ci sono troppe ombre oscure su questa vicenda dell’Atlantia. Una vera cartina al tornasole dei giochi di potere a danno della comunità. Diciamolo pure: è una delle tante vergogne del nostro Paese.

Roma, 13/07/2020.