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ARRIGO LEVI Il rigore sulle notizie e l’amore per la Costituzione
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Fonte: di Maurizio Molinari/ La Repubblica / il meglio del giornalismo/ 24 AGOSTO 2020
Con Arrigo Levi l’Italia perde un maestro di giornalismo, un appassionato interprete della Costituzione repubblicana e un suo cittadino del mondo. Il giornalismo di cui Levi è stato protagonista nasceva dalla indomabile passione per le notizie, dall’interpretazione dei fatti, dal rifiuto della faziosità, dal rispetto per i lettori e da un’idea granitica, di fondo, sul proprio lavoro: «Non si fa il giornalista, si è giornalisti». Ovvero, è una professione che impegna l’intelletto in maniera totale, in ogni momento della giornata, della vita. Senza limiti, orari o steccati. Imponendo enormi sacrifici ma garantendo esperienze straordinarie. È questa passione, accompagnata al rigore del reporting, che Arrigo Levi ha trasmesso a chiunque lo ha conosciuto, ha lavorato con lui. E che resta come esempio immanente di un’idea alta, di intransigente qualità nell’approccio alle notizie.
Alla radice di questo giornalismo c’era il fatto di essere un cittadino del mondo. Obbligato ad emigrare dal proprio Paese dalle leggi razziali, Levi conosce, vive e interpreta più nazioni, lingue e culture, si sente a casa propria a Buenos Aires come a Londra, a Parigi come a Gerusalemme, a Washington come nella natia Modena. Intitolando uno dei suoi libri Un Paese non basta riassume la lezione appresa “on the road”: la conoscenza si nutre di più esperienze e identità, l’energia della vita non può essere limitata da alcun confine.
Al cuore di questo italiano universale c’era un grande amore e rispetto per i valori della Repubblica nata dalla lotta al nazisfascismo, europea per vocazione ed atlantica per scelta. Valori di cui è stato testimone rigoroso, sempre dalla parte delle libertà individuali e contro ogni dispotismo, intolleranza e prevaricazione. Come quando andò volontario nella guerra d’indipendenza di Israele per partecipare al riscatto nazionale degli ebrei sopravvissuti alla Shoah. O come quando attraversò l’Italia, in tutte le sue province, a fianco del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi raccontando ogni volta, con emozione crescente, la vivacità culturale che vi aveva trovato. Individuando in tale mosaico di differenze la vera forza dell’unità repubblicana.
E a ben vedere ciò che ha accomunato il maestro di giornalismo, il cittadino del mondo e l’appassionato interprete della Costituzione repubblicana è stata la sua gioia di vivere. Che lo ha accompagnato fino agli ultimi attimi quando, dopo aver recitato la preghiera ebraica dello Shemà, ha sorpreso chi gli era accanto canticchiando le note dell’Hatikwa, antichi motivi modenesi e swing di memorie londinesi.