Mio padre uscirà, bella giustizia. Solo lui può aver ucciso Sarah”

Fonte / di Mariateresa Totaro | 25 AGOSTO 2020/ Il Meglkio del giornalismo on line

Il 26 agosto 2010, nel profondo Sud Italia, veniva uccisa una ragazza di soli 15 anni. Il suo corpo verrà fatto ritrovare dopo 42 giorni dallo zio, Michele Misseri. Per il delitto di Avetrana (Taranto) finiranno in carcere, oltre allo “zio Michele”, condannato a otto anni per soppressione di cadavere e inquinamento delle prove, anche sua moglie Cosima e sua figlia Sabrina, condannate all’ergastolo per concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. E anche Carmine Misseri, fratello di Michele, condannato per concorso in occultamento di cadavere.

Il caso Scazzi, con rivelazioni e documenti inediti, è adesso al centro del libro Sarah (Fandango Libri) scritto da Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni, i cui diritti sono stati acquisiti da Groenlandia di Matteo Rovere, che è già al lavoro per una serie televisiva e un doc. Oggi l’intera famiglia è dietro le sbarre, a eccezione di Valentina, sorella di Sabrina, che quel giorno era a Roma, dove vive da tempo, e che oggi rievoca quel giorno.

Sono passati 10 anni da quell’estate infernale, cosa ricorda di quel 26 agosto?

Se quel giorno in casa ci fossi stata anche io, sarei finita sicuramente in carcere. Anche se non avessi fatto nulla. Quel giorno lo ricordo bene, stavo aspettando la solita chiamata di mia madre, che però non arrivò. Così le mandai un messaggio e poco dopo mi telefonò dicendomi che era successa una cosa brutta. Non si trovava più Sarah. Ebbi subito la sensazione che fosse successo qualcosa di grave, un rapimento.

Come sta oggi?

Tutto sommato bene, ma è dura. Ogni giorno penso a mia madre e mia sorella in carcere e alle loro giornate infinite. Con questa storia, oltre a essere stata spezzata una vita, sono state distrutte tante famiglie. Fu indagata mezza Avetrana, ma il solo colpevole è mio padre.

È convinta dell’innocenza di Cosima e Sabrina?

Assolutamente sì. Anche rileggendo le carte processuali davvero non si riesce a capire come mia madre e mia sorella possano essere coinvolte nell’omicidio di Sarah. La verità è che stavano antipatiche a tutti.

A tutti chi?

A tutta Italia. L’opinione pubblica ha pesato sulla sentenza. Hanno detto che Sabrina era brutta, cattiva e invidiosa. Ma non è così. Mia sorella è una bella ragazza, era anche molto corteggiata e mia madre era una grande lavoratrice.

Oggi come stanno sua madre e sua sorella?

I primi anni nel carcere di Taranto sono stati i più duri. Oggi lavorano, cuciono mascherine e stanno meglio.

Le sente?

Sì, quattro volte a settimana tra chiamate e video chiamate.

E suo padre?

Sento anche lui. Non l’ho perdonato, ma non l’ho neppure abbandonato. Una famiglia è una famiglia nella buona e nella cattiva sorte.

Suo padre presto potrebbe uscire dal carcere, perché a settembre saranno maturi i tempi per fare richiesta di pene alternative. Cosa ne pensa?

Eh… bella giustizia! Non solo per mia madre e Sabrina che sono innocenti, ma soprattutto per Sarah. Solo la gente è stata soddisfatta, ha avuto i suoi colpevoli.

Nel libro Sarah – La ragazza di Avetrana racconta di un particolare episodio inedito legato a suo padre…

Ero una ragazzina e dovevo fare la doccia. Mi spogliai davanti a lui, ma non avevo nemmeno dieci anni. Una cosa normalissima. Ricordo come mi guardò e mi disse: ‘Non ti devi far più vedere così da me’. A ripensarci, mi ha fatto riflettere.

È successo altre volte?

Mai. È stato un padre perfetto con noi, certo con i suoi difetti, ma non ci ha mai maltrattate. Mia madre, invece, ha sofferto molto per lui.

Perché?

Per le sue bugie e i suoi comportamenti violenti. Una volta le diede uno scappellotto, lei cadde e svenne. Lui non le ha mai chiesto scusa e quella non è stata l’unica volta.

E con Sarah, quel pomeriggio, cosa è accaduto secondo lei?

Dai verbali ho letto una dichiarazione di mio padre che dice: ‘Non l’avevo mai vista con i pantaloncini così corti e il seno le stava sbocciando’. Una cosa che uno zio non dovrebbe neanche pensare di sua nipote. Credo che quel pomeriggio Sarah fosse scesa in garage per non suonare, perché sapeva che mamma a quell’ora dormiva, e che lui ci abbia provato. Lei lo ha respinto con un calcio e papà non ci ha visto più e l’ha uccisa.

Sempre nel libro di Piccinni e Gazzanni viene riportata una sua lettera a zia Concetta…

Spero che la legga. Purtroppo con zia non ci siamo più viste né sentite, ma vorrei tanto che andasse a trovare mia madre e mia zia in carcere e che ascoltasse la loro versione. Capirebbe che non c’entrano nulla e che noi abbiamo sempre voluto bene a Sarah.

Ad Avetrana ci torna mai?

Sì, per qualche settimana ogni anno, ma non esco mai. Se lo faccio è solo per fare delle commissioni e comunque non vado mai in giro da sola perché una volta sono stata anche minacciata.

E al cimitero ci è mai andata?

No, mai. Non ci riesco.

Dopo 10 anni cosa le resta?

Rabbia e delusione, ma anche speranza. Spero che vengano fuori nuovi elementi, che qualcuno che non ha parlato, parli. Per il resto ho rinunciato ad avere figli e vado avanti, sorrido ma non sono più quella di prima.

Perché questa scelta così forte?

Perché se dovessi avere un figlio avrei paura, una volta grande, di quello che la gente potrebbe raccontargli. O che qualche esaltato possa fargli del male per vendicarsi.

E a Sarah ci pensa?

Ogni giorno della mia vita. Guardo la sua foto e le do il buongiorno. Prima dicevo Dio aiutami, ora dico Sarah aiutami. Perché lei l’ho vista davvero e perduta davvero, Dio non l’ho mai visto.