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Patteggiamento, il grido dell’AIFVS Onlus: “Istituto da rimodulare. Stiamo raccogliendo istanze, troppi assassini per strada”
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Patteggiamento, il grido dell’AIFVS Onlus: “Istituto da rimodulare. Stiamo raccogliendo istanze, troppi assassini per strada”
ROMA. Casi di patteggiamento in aumento nei tribunali del 10,1% per omicidi stradali. E’ questo il dato statistico inerente il procedimento speciale sempre più attuale nei processi italiani, che sta facendo infuriare i familiari delle vittime della strada.
In effetti, il patteggiamento, disciplinato dall’articolo 444 del codice di procedura penale, concede l’opportunità all’indagato di ottenere una pena pecuniaria (diminuita di un terzo) o una pena che prevede una detenzione massima di 5 anni (reclusione o arresto) o una sanzione sostitutiva. Ad avanzare la richiesta può essere anche il Pubblico Ministero.
Abbiamo chiesto al presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, Alberto Pallotti, quali siano gli aspetti negativi di tale istituto: “Con l’accettazione del patteggiamento, vengono favoriti gli interessi degli assassini della strada, i quali ricevono una condanna senza lo svolgimento fattivo di un processo e, quindi, senza permettere alla famiglia della vittima di esternare il suo dolore in Tribunale. Inoltre, la parte offesa non può chiedere il risarcimento pecuniario in sede penale ed è costretta a ricorrere alla fase successiva civile, la quale può perdurare diversi anni. Qualora si seguisse l’iter giudiziario penale, è prevista una quota provvisionale. Bisogna anche precisare che se la condanna patteggiata è inferiore ai due anni, essa non risulterà iscritta sul casellario giudiziale dell’imputato, grazie al beneficio della non menzione. E’ quanto, ad esempio, accaduto alla famiglia Crisafulli per la morte del 28enne Mimmo: l’imputata, seppur non si sia fermata allo stop, ha ottenuto, tramite patteggiamento, una condanna di soli cinque mesi e dieci giorni di reclusione, con la condizionale, la non menzione e revoca della patente di guida. Il patteggiamento con concorso di colpa ipotizzato per una vittima che non può difendersi è incostituzionale. Noi ci stiamo battendo ed arriveremo anche in Cassazione. Dobbiamo dare la possibilità anche a chi è morto di difendersi. Difatti, allo stato attuale, Mimmo Crisafulli è colpevole della sua morte e ciò è inaccettabile. Dulcis in fundo, il procedimento con patteggiamento, la cui chiusura avviene, nella maggiore delle volte, anche in meno di 24 ore e che sottende inappellabilità, si svolge in camera di consiglio con udienza senza pubblico. Chi chiede patteggiamento è, nel più dei casi, un imputato cosciente della sua colpevolezza, che rischia una pena più grave di quella che potrebbe ricevere in un processo ordinario e che evita costi aggiuntivi legati alla parcella da corrispondere al proprio avvocato. La fortuna è che ci siano ancora giudici che respingono le richieste di patteggiamento, ritenendo troppo gravi i comportamenti tenuti dagli autori degli omicidi stradali, spesso sotto effetto di sostanze stupefacenti, al cellulare, ubriachi e irrispettosi dei limiti di velocità. In altri casi, siamo riusciti, con i nostri interventi, a farli riflettere, come nel caso dell’omicidio di Valerio Castiello. In quell’occasione, il PM ha rifiutato un patteggiamento irrisorio. Lo abbiamo ribadito più volte: è una mancanza di rispetto nei confronti della vittima. Alla luce del patteggiamento, il messaggio che passa è che in Italia si può uccidere un essere umano senza ricevere una pena che possa rendere giustizia alle vittime ed alle loro famiglie condannate all’ergastolo del dolore”.
In questa fase storica, l’A.I.F.V.S. Onlus, con il responsabile della sede Aversa ed agro aversano, Biagio Ciaramella, sta affrontando il caso di Giorgio Galiero, investito ed ucciso il 17 agosto del 2019 in via della Acacie a Castel Volturno, all’altezza del locale “Bambusa”. Alla guida del Bmw X6, con targa polacca, un uomo ucraino senza permesso soggiorno che, dapprima, ha ricevuto una condanna a 5 anni di reclusione, per poi, dopo appena 7 mesi, essere destinato ai domiciliari, dove viene controllato attraverso ad un braccialetto. Sviluppi della condanna che hanno aumentato l’angoscia della famiglia e di Francesca Valente, compagna della vittima. La donna, in compagnia di Ciaramella e della presidente dell’associazione “Mamme Coraggio”, Elena Ronzullo, ha incontrato, lo scorso 28 luglio, il Sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferrarese, presso il Ministero competente in Roma. “Alle nostre perplessità inerenti il patteggiamento – ha affermato Biagio Ciaramella-, il sottosegretario ha sottolineato che, in tal senso, i lavori sono in corso. Ringraziamo per la vicinanza il giornalista Geo Nocchetti, che sta dando voce a tutte le vittime della Strada sul territorio”. A partire da settembre, riprenderà il suo corso il programma “Ingiustizie – Uccisi sulle Strade, Impuniti dalla Giustizia”, diretto da Pietro Crisafulli e supervisionato da Biagio Ciaramella.