Approfitto di questo spazio per confessare una serie di fatti deplorevoli di cui mi sono macchiato, sabato scorso, nel corso dell’intervista al premier Giuseppe Conte alla festa del Fatto Quotidiano.

Provo, innanzitutto, dolore e vergogna nel rievocare la scena che ha emozionato il pianeta (e La Verità). Il presidente del Consiglio dichiara che i morti in Italia per Covid-19 sono stati 135mila. Io che mi azzardo a correggerlo ricordando che, al momento, il numero delle vittime è di circa 35mila. Lui che ribadisce: “135mila, punto”. Io che non insisto pensando: a) si tratta di un evidente lapsus dovuto alla stanchezza e alla canicola di mezzogiorno. b) se puntualizzo ancora, hai visto mai che si alza e se ne va? c) Conte è parte di un vasto complotto contro gli italiani. Basta leggere infatti “Negazionisti al #Tg2: “135mila sono i morti#fake programmati per la prossima stagione autunno-inverno. In Italia muoiono 650.000 persone ogni anno. Vuoi vedere che non si trovi il modo di spacciarne 135.000 Covid?”. Era così evidente, perché diavolo non ci ho pensato?

A Peter Gomez e a chi scrive, Conte rivela di aver proposto a Mario Draghi la presidenza della Commissione europea, che egli ha però rifiutato perché “si sentiva stanco”. Ha l’aria di una notizia, e infatti si mobilitano all’unisono le migliori penne del giornalismo, con traboccanti espressioni di sdegno e riprovazione. Ma Conte come si permette? Chi si crede di essere? Come osa pronunciare, invano, il nome di SuperMario? E poi è mai possibile che un personaggio di tale levatura possa essere “stanco”? Il premier si vergogni di tali velenose insinuazioni.

A domanda sull’elezione del nuovo capo dello Stato fissata per il 2022, Conte si esprime per un secondo mandato di Sergio Mattarella. Sembra una notizia, e infatti i venerati colleghi si lasciano andare a reazioni indispettite. Ma Conte come si permette, chi si crede di essere, come osa? Per poco non viene denunciato per il reato di vilipendio al capo dello Stato.

Conte spiega che con il virus che non molla la presa, il ritorno del pubblico negli stadi sarebbe un azzardo. Assomiglia a una notizia, e infatti solleva vasta indignazione: Conte di che s’impiccia, non sa che il Paese è stufo della soffocante dittatura dei Dpcm, che limita la libertà dei cittadini di ammalarsi in santa pace? Insomma, una via crucis lastricata di notizie, subito saccheggiate dai siti e dagli schifatissimi giornali. Comprensibile perciò che Pietro Senaldi, su Libero, parli di “pennivendoli” (noi) e “venditori di tappeti” (Conte), visto che anche lui di notizie in vita sua non ne ha mai vista una.

Fonte: di Antonio Padellaro | 8 SETTEMBRE 2020/ Il Fatto Quotidiano