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Santa Maria Capua Vetere (Ce). Pestaggi in carcere, FdI chiede di premiare gli agenti
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Santa Maria Capua Vetere (Ce). Pestaggi in carcere, FdI chiede di premiare gli agenti
I deputati di Giorgia Meloni vogliono l’encomio solenne per gli agenti indagati. In una interrogazione parlamentare gli esponenti di Fdl chiedono il riconoscimento per i poliziotti della Penitenziaria che sarebbero coinvolti nelle violenze di Santa Maria.
Matteo Salvini, leader della Lega, lo scorso 11 giugno, è andato a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, per esprimere la sua vicinanza agli agenti della polizia penitenziaria. Quel giorno 57 di loro sono stati destinatari di un decreto di perquisizione, indagati dalla procura per reati gravissimi come abuso di autorità, violenza privata e tortura per i fatti accaduti in nel carcere della cittadina campana i16 aprile.
L’iniziativa del leader della Lega non è niente, però, rispetto a quanto è accaduto il 15 giugno quando quindici deputati di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni, hanno chiesto al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di conferire un encomio solenne agli agenti della polizia penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere. Un encomio ad agenti indagati per tortura e incastrati dai video ripresi dalle telecamere di sorveglianza.
Il pestaggio degli agenti Il 6 aprile un contingente di 300 poliziotti penitenziari entra nel carcere Francesco Uccella, la perquisizione finisce con pestaggi e violenze contro i detenuti. I fatti vengono denunciati, subito, dai garanti per i detenuti e dall’associazione Antigone. Manca la prova, si resta nel campo delle ipotesi, dei dubbi, delle ricostruzioni contrapposte.
Il Dap, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dice che non è possibile che ci siano stati episodi di violenza e che i poliziotti siano entrati in carcere con caschi e volti coperti. Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato la notizia dell’esistenza di video che mostrano i pestaggi, confermati da testimonianze incrociate di un detenuto picchiato oggi libero di raccontare la sua verità, ma anche di un alto funzionario del Dap.
In mezzo c’è un atto ufficiale della procura di Santa Maria Capua Vetere. Lo scorso 11 giugno i carabinieri hanno infatti notificato un decreto di perquisizione a 57 agenti, indagati con accuse gravissime che vanno dalla violenza privata alla tortura. Il primo a difenderli è stato Salvini. Sollecitato dagli agenti, l’ex ministro è corso all’esterno del carcere per abbracciare gli indagati. “Le rivolte non si tranquillizzano con le margherite, pistole elettriche e videosorveglianza prima arrivano e meglio è.
Costringere domani 50 persone a venire sul posto di lavoro derisi, aggrediti e sbeffeggiati da spacciatori e camorristi è demenziale”. Sulle violenze, Salvini tagliava corto: “Qualcuno è indagato per presunte violenze senza neanche essere sul luogo di lavoro, uno il 6 aprile come ha fatto a torturare qualcuno a distanza visto che non era in carcere. Le violenze? vengano dimostrate”.
Di fronte alle testimonianze e alla notizia dei video che mostrano i pestaggi, l’ex ministro, pur sollecitato a rispondere, non ha mai voluto rilasciare un commento. Ma c’è di più. Il 15 giugno quindici deputati di Fratelli d’Italia hanno presentato un’interrogazione parlamentare. Il primo firmatario è il responsabile giustizia del partito, Andrea Delmastro Delle Vedove.
“Il giorno 5 aprile 2020 – scrivono raccontando quanto avvenuto a Santa Maria Capua Vetere – è esplosa una violentissima rivolta nell’istituto penitenziario nel corso della quale circa 150 detenuti, dopo aver occupato alcuni reparti, hanno minacciato gli agenti della polizia penitenziaria con olio bollente e alcuni coltelli; dopo diverse ore, gli agenti della polizia penitenziaria sono riusciti a contenere la rivolta iniziata alle ore 20.30 circa e terminata alle ore 24.00 circa”.
Nessuna menzione al fatto che il 6 aprile il magistrato di sorveglianza Marco Puglia era entrato nel carcere e aveva negato che fosse scoppiata una rivolta violenta. La ricostruzione, frutto del materiale raccolto dai deputati attraverso i sindacati di categoria, continua: “Nel corso della predetta gli animi si sono surriscaldati e vi sono stati alcuni contusi che, comunque, non hanno riportato conseguenze tali da essere ricoverati in ospedale fra i detenuti mentre 50 agenti della Polizia penitenziaria sono stati refertati”.
I deputati passano poi a criticare metodo e merito dell’iniziativa della magistratura. “In data 11 giugno 2020, con operazione altamente spettacolare di dubbia utilità investigativa, la procura di Santa Maria Capua Vetere, contestando, ai danni degli agenti di polizia penitenziaria, i reati di tortura, violenza privata, abuso di autorità, asseritamente avvenuti il 6 aprile nell’istituto di pena, ha notificato 44 avvisi di garanzia ad altrettanti agenti della polizia penitenziaria e sequestrato diversi dispositivi mobili, oltre a notificare 57 decreti di perquisizione, senza alcuna discrezione e per il tramite dei militi dei carabinieri”.
L’interrogazione si conclude con una richiesta al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: “Se il ministro interpellato intenda sollecitare da parte del direttore generale dell’amministrazione penitenziaria il conferimento dell’encomio solenne al corpo di polizia penitenziaria in servizio presso l’istituto penitenziario di Santa Maria Capua Vetere che, in operazione di particolare rischio, ha dimostrato di possedere, complessivamente, spiccate qualità professionali e non comune determinazione operativa”. In attesa della risposta del ministro e nonostante quanto è emerso, il deputato Delmastro non ha alcuna intenzione di ritirare l’interrogazione e la richiesta di un encomio: “Confermo tutto, non c’è nessuna condanna definitiva”.
Fonte: di Nello Trocchia/ Il Domani, 7 ottobre 2020