CORONAVIRUS e rinnovata identità dell’uomo
di Bartolomeo Valentino*
Il dramma che stiamo vivendo, a proposito del contagio da Coronavirus, ci spinge a diventare un poco tutti filosofi. Anch’io mi voglio cimentare in questa tendenza con alcune brevi riflessioni che ogni uomo comune può avanzare.
Come la Storia nel corso dei secoli ha ampiamente dimostrato, alle grandi catastrofi belliche, anche con estreme conseguenze(vedi il nazismo e la seconda guerra mondiale), può seguire la riscoperta di valori fondamentali e la cosiddetta ricostruzione postbellica in tutti i settori della Società. Così il “dopo virus” potrà essere per tutto il mondo una buona opportunità di riscoprire una rinnovata e positiva identità dell’uomo.
Innanzitutto, dopo questa triste esperienza, tutti tenderemo a ridimensionarci con diminuzione delle distanze sociali(economiche,culturali ecc.).Il virus,come ampiamente dimostrato, può colpire chiunque, a prescindere dalla razza,colore,sesso,rango sociale,come una sorta di “livella “ del grande Totò. Scatta, dunque ,un maggiore senso dell’umiltà ed un minore senso di sicurezza e superiorità. Il potente e l’emarginato devono avvicinarsi dovendo sottostare alle stesse leggi della natura che sono al di sopra ed al di fuori del singolo o di una nazione. E nessuna comunità al mondo potrà sostenere di essere autosufficiente. Di conseguenza, si riscoprirà, necessariamente, quel rapporto empatico interpersonale che, prima di questa triste esperienza collettiva poteva essere sfuggente; dove per empatia, secondo una definizione del prof. Giacomo Rizzolatti,celeberrimo neuroscienziato,si intende una nostra disposizione ad agire in maniera partecipe verso gli altri, non necessariamente buonismo.
Un altro grande valore che potrà essere riscoperto è il senso dell’amicizia, dello stare insieme agli altri che condividono i nostri stessi interessi e le nostre stesse emozioni. L’isolamento forzato, soprattutto per le persone anziane, non più impegnate in qualche attività lavorativa, può creare dei disagi psicologici dalle conseguenze catastrofiche, quali uno stato depressivo. E’,pertanto, il caso di inventarsi degli hobby opportuni. L’uomo non è fatto per vivere da solo, anche perché il suo cervello è dotato di strutture che ci impongono la convivenza, il riconoscimento dell’altro, l’aggregazione in gruppi omogenei, la condivisione e lettura delle emozioni sul viso altrui. L’appropriazione di taluni valori che tendono a scomparire potrà riflettersi su un rilancio economico delle nazioni, poiché si comprenderà l’importanza di un buon gioco di squadra.
Per concludere, augurandoci che questa emergenza termini al più presto, rincuoriamoci puntanto il nostro sguardo a queste positività del dopo virus.
*Presidente della Università della Terza Età di S. M.Capua Vetere-Morfopsicologo