La trilogia del “male”: tre delitti che uniscono l’Italia dei “vivi”
Io il libro “La città dei vivi” di Nicola Lagioia l’ho comprato alla stazione Termini (Feltrinelli) e l’ho letto nel mio ultimo viaggio a Bologna. E’ scritto molto bene. Confesso, ignoravo Nicola Lagioia, anche se lo ricordavo quale vincitore di uno Strega. Ma il libro (il titolo non mi ha attirato… ma dopo ho capito il senso) io l’avevo comprato perché parlava di un delitto. Ho scritto vari libri sui delitti. Cerco di seguire un filone, quello della nera e della giudiziaria, scarto i romanzi (troppa fantasia anche se partono sempre da una realtà vissuta) leggo qualche saggio (giustizia o succedanei) sono per le storie vere.
Il caso dell’omicidio di Luca Varani è sconvolgente. Un delitto atroce, barbaro, inusitato, senza movente; segno della decadenza della nostra gioventù e – come dimostra Lagioia – della nostra società.
Una decadenza morale della città di Roma, degli abitanti, della politica, dei traffici, della terra di mezzo, di tutto il losco che il Cupolone nasconde e che il Tevere prima o poi spazza via.
Sono rimasto molto soddisfatto di averlo letto e mi sono prefisso di comprare anche “La Ferocia” il suo Strega del 2015.
Ma debbo far rilevare che il mio ultimo libro “Vittime, Assassini, Processi”, con la prefazione dello psichiatra Adolfo Ferraro (stampato e tra giorni in libreria) con la copertina di Clemy Striano, pubblicato da Eracle Edizioni riporta due delitti che – per certe analogie – sono identici a quello raccontato da Lagioia con una univocità: (oltre che per l’efferatezza) hanno alla base il triangolo, il sesso violento, la libidine, la violenza, lo stupro ed uno, addirittura, la coprofagia.
Anzi si potrebbe definire una trilogia del “male di oggi”, geograficamente dislocato in Italia del nord, (Venezia); al centro (Roma) e al sud (Napoli/Aversa).
Del delitto Varani non vi parlo ma vi invito a leggere il libro che ne riporta i particolari aberranti. Vi spiego gli altri due delitti che sono in coda al mio ultimo libro. Omicidio a sfondo passionale ad Aversa, uccide il rivale in amore. Lui, la trans e l’altro. Un triangolo amoroso che si è risolto con l’omicidio del rivale. Ciro Guarente, militare della Marina, declassato poi a dipendente civile, ha confessato di aver ucciso Vincenzo Ruggiero, 25 anni, sparito il 7 luglio da Aversa. Tutto nasce dalla scomparsa di Ruggiero, 25enne di Parete, attivista gay molto conosciuto nella comunità Lgbt campana, commesso in un accorsato
negozio del Centro Commerciale Campania. L’ex militare lo ha ucciso a casa sua, ad Aversa, durante un litigio nato dalla gelosia per lo stretto rapporto di amicizia della vittima con la trans Heven Grimaldi – legata all’assassino – poi ne ha nascosto il corpo.
Gli inquirenti hanno, così, cominciato a insospettirsi; hanno poi scoperto che uno studio privato, situato di fronte casa della vittima, ad Aversa, aveva la telecamera puntata proprio verso l’ingresso dell’abitazione del giovane e hanno passato al setaccio le immagini della serata del 7 luglio: gli occhi elettronici avevano catturato tutto. Dalla registrazione emerge una sequenza inquietante: si scorge il 35enne, poi reo confesso del delitto, mentre si infila nel portone dell’abitazione della vittima, poi l’arrivo di quest’ultimo. Il cadavere del povero giovane è stato poi trovato fatto a pezzi e murato a Ponticelli. Condannato all’ergastolo con il suo complice.
L’altro delitto, quello dell’ingegnere aerospaziale casertano ucciso a Venezia con la compagna incinta ha qualcosa di satanico. Biagio Jr. Buonomo di Sant’Arpino e la sua compagna originaria della Russia, Anastasiia Shakurova, entrambi trentenni – lei incinta – uccisi da un professore di inglese di Venezia, di 51 anni, Stefano Perale, condannato all’ergastolo dal Gup Roberta Marchiori nel corso di un’udienza con rito abbreviato – che non gli ha risparmiato la massima pena – chiesta dal pubblico ministero Giorgio Gava.
E’ il 18 giugno del 2017 il professor Perale invita i due fidanzati a cena, li narcotizza, li uccide e fa sesso con il cadavere della donna. Si filma col telefonino, tenta di sbarazzarsi dei corpi, non ci riesce, chiama la polizia confessa e si fa arrestare. Per la sua impotenza sessuale si puniva mangiando il suo sterco. La sia parafilia “coprofagia”(*) non gli ha consentito di farsi passare per pazzo. Ora è ai Piombi di Venezia con un fine pena mai!
L’avvocato di parte civile, Raffaele Costanzo, del Foro di Santa Maria Capua Vetere, si ritiene soddisfatto del risultato in quanto “sono state accolte tutte le nostre richieste e perché la invocata infermità mentale dell’imputato era il frutto di una chiara simulazione dello stesso. È evidente che nessuna pena e nessun risarcimento potrà mai realmente alleviare il dolore dei familiari di Biagio Jr. Penso al contegno sempre composto del padre Vito, della sorella Simona e del cognato Diego che non hanno mai chiesto vendetta ma solo giustizia per il loro amato Biagio junior”. Per la parte civile è stato impegnato anche l’avvocato Michele Maturi mentre a difendere Perale c’erano gli avvocati Matteo Lazzaro e Nicoletta Bortoluzzi.
(*) La coprofagia è un comportamento anomalo caratterizzato dalla tendenza a mangiare deliberatamente le feci proprie o altrui. Questa manifestazione patologica si può riscontrare nei pazienti psicotici o affetti da alcune gravi forme di demenza. In tali contesti, la necessità di ingerire il materiale fecale indica una regressione verso stadi precedenti dello sviluppo mentale. La coprofagia si osserva raramente anche nella schizofrenia e nella sindrome di Prader-Willi. Talvolta, la coprofagia può essere interpretata come parafilia, quindi appartiene all’ambito della psicopatologia sessuale. Per i soggetti che manifestano questa perversione, gli escrementi provocano eccitazione e la loro ingestione può suscitare piacere, in quanto viene stimolata la zona erogena rappresentata dalla bocca. Gli insetti coprofagi ingeriscono e digeriscono gli escrementi di grandi animali; questi contengono sostanziali quantità di cibo semi-digerito (il sistema digerente erbivoro è particolarmente inefficiente). L’insetto che si nutre di feci più diffuso è la mosca. Anche i maiali mangiano a volte i propri escrementi, o quelli di altri animali. In Corea del Sud, soprattutto a Jeju-do, i suini neri vengono spesso nutriti con escrementi umani, e la loro carne (solitamente servita in ristorantini tipici specializzati) è molto apprezzata. I giovani elefanti, panda, koala e ippopotami mangiano le feci della madre per ottenere i batteri necessari alla digestione della vegetazione trovata nella savana e nella giungla. Alla nascita, il loro intestino è infatti sterile. Senza di essi, non sarebbero in grado di ricavare alcun nutrimento dalle piante. Gli escrementi dell’ippopotamo nutrono i pesci fluviali che poi costituiscono la principale risorsa alimentare delle popolazioni locali. Per questo motivo, la caccia spietata di cui gli ippopotami sono stati vittime ha influito in maniera pesantemente negativa anche sulla fauna ittica e sull’aspettativa di vita delle comunità umane che vivono di pesca sul fiume, I gorilla mangiano le proprie feci e quelle degli altri esemplari. Molti studiosi di etologia attribuiscono questo costume alla necessità di riassorbire i nutrienti lasciati indigesti nel passaggio dei vegetali nell’intestino. Per questo la coprofagia è stata ribattezzata “seconda digestione”. L’ipotesi è contestata, in quanto se un sistema digerente lascia materia utile non digerita tra le feci, a maggior ragione sarà incapace di assimilare gli scarti durante il secondo passaggio. È perciò possibile che tali comportamenti siano originati da parafilie simili a quelle umane. Il comportamento coprofago è abituale nel cane, il cui metabolismo provoca spesso carenze di sali minerali che necessitano di essere reintegrati rapidamente. Per questo il cane ingerisce escrementi propri o altrui. Anche le feci dei cavalli sono particolarmente appetibili per i cani. I criceti mangiano i propri escrementi; si pensa che questa sia un risorsa di vitamina B e K, prodotta da batteri nell’intestino. Alcune scimmie sono state viste mangiare escrementi di cavallo e di elefante per ottenere sale, mentre la coprofagia è stata osservata anche nella talpa nuda. Esistono vari esempi di coprofilia nelle produzioni pornografiche o d’autore in cui si affronta questa tematica. L’attore e regista austriaco Simon Thaur (creatore della KitKatClub di Berlino) è autore della serie pornografica Avantgarde extreme, che esplora la coprofagia e la coprofilia. Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pasolini abbonda di scene di coprofagia, mentre un legame tra feci e sessualità è anche chiaramente presente ne La grande abbuffata. Una scena di coprofagia è presente nel trailer del film brasiliano “Hungry bitches” noto come 2 Girls 1 Cup. Per girare una scena del film Pink Flamingos di John Waters il travestito Divine, che nel film impersona sé stesso, ha dovuto ingerire le feci di un cane. La coprofagia è il tema centrale della saga The Human Centipede del regista Tom Six.