I recenti decreti hanno ridisegnato la Mappa del Paese. In particolare, ne hanno ri-definito le aree e i colori. Rosse, Gialle e Arancioni. Fino a pochi anni fa, i colori venivano usati per richiamare orientamenti politici. Le zone Rosse, in particolare, evocavano tradizioni di Sinistra. Mentre, di recente, con il Giallo è stata indicata la prevalenza del voto al M5S.
Oggi, però, i colori e i confini dell’Italia vengono stabiliti non dal voto, ma dal Virus. Dalla diffusione del Covid. Causa dei “limiti” ai comportamenti dei cittadini e delle attività commerciali – e produttive – stabilite dal Governo. Che ha coinvolto, in questa operazione complessa – e impopolare – le Regioni. D’altronde, anche se l’Italia non è uno Stato federalista, è certamente “regionalista”. In quanto le Regioni dispongono di poteri molto ampi in diverse materie. È un Paese “autonomista”, per ragioni istituzionali e negli orientamenti sociali. L’autonomia poggia su basi istituzionali solide. Ma incerte…Infatti, è stata sancita attraverso il referendum del 2001, quando venne confermata la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha allargato le “autonomie” e i “poteri” su più livelli territoriali. Nell’ottobre 2017, la questione è stata oggetto di un referendum consultivo, che in Veneto ha registrato una partecipazione maggioritaria e un consenso pressoché plebiscitario. Ma il sentimento autonomista appare esteso, dovunque. Secondo un sondaggio di Demos (condotto circa un anno fa), oltre 6 elettori su 10 vorrebbero concedere “maggiore autonomia alle Regioni”.
Questa spinta autonomista riflette, sicuramente, una diffusa domanda di auto-governo. Oltre a un radicato ed esteso orientamento di sfiducia verso lo “Stato centrale”. Che, non per caso, in questa fase difficile ha deciso di con-dividere con le Regioni le responsabilità. Ma anche i rischi di im-popolarità. Perché le restrizioni previste suscitano insoddisfazione. Nelle famiglie e fra i giovani. Tanto più nel caso della chiusura delle scuole.
Il trasferimento di molte responsabilità dalle Regioni ai Comuni, inoltre, moltiplica i luoghi e i momenti di potenziale conflitto e tensione. Perché il Virus è certamente pericoloso, per la salute dei cittadini. Ma anche per l’economia. E per il consenso politico. La fiducia verso il governo Conte, infatti, si mantiene elevata: 55%. Ma è scesa costantemente nel corso dell’emergenza pandemica. “La paura”, che all’inizio della pandemia aveva garantito consenso al governo, oggi tende a spingere in direzione opposta. Così, le relazioni fra poteri centrali e locali si sono complicati. Per motivi espressi in modo esplicito dalle parti e amplificati dai media. Perché la paura e le polemiche generano tensione. Ma, al tempo stesso, fanno audience. Tanto più quando riguardano direttamente la salute personale. Nostra e dei nostri familiari.
Così, mentre il governo ha disegnato e colorato (macro)regioni Rosse, Gialle, e Arancioni, vediamo emergere una regione Grigia che le attraversa tutte. È la regione della vita quotidiana. Popolata da “uomini mascherati” – in mascherina – che affrontano il “Virus della paura”. Ma anche gli effetti che investono la vita quotidiana. La socialità – contraddetta da misure che accentuano l’isolamento. La distanza dagli altri. Dagli amici e dagli stessi familiari. Così si delinea una società di uomini soli e impauriti. Assediati dal Corona-virus. E dal Paura-virus.
Una minaccia a cui molte persone – non solo giovani – reagiscono in modo diverso. Attraverso manifestazioni di protesta – aperte ed esplicite. Ma soprattutto attraverso comportamenti “impliciti”. Sempre più diffusi. Perché sono in molti a frequentare locali, bar, negozi aperti. Non è “un’altra” società. È la “nostra” società che cerca di rimanere tale. E, per questo, mette a rischio se stessa.
Per queste ragioni non è possibile guardare avanti, pensare a un futuro possibile, senza condivisione. Senza il confronto reale fra governo e opposizione, fra Stato e Regioni. Fra Regioni e Città. Fra istituzioni e mondi associativi. Nessuno può uscire da questo tempo sospeso “da solo”. Perché “da soli” siamo “perduti”. Sempre. Tanto più se ci “perdiamo” nella Regione Grigia della paura.