Caro premier Conte, riempia le classi, lo spettacolo politico indecoroso si fermi

Caro presidente Conte, sono una cittadina campana indignata, per usare un eufemismo. Trovo più pericoloso degli effetti del virus l’insopportabile e continuo controcanto cui siamo costretti ad assistere, da settimane. Da un lato, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, con le sue improbabili, per quanto temerarie, “uscite” su questioni che hanno il solo potere di disorientare ancor più noi cittadini; dall’altro, il caricaturato governatore Vincenzo De Luca, sempre più ostaggio del suo personaggio, che attacca, insulta, oramai senza esclusione di colpi, politici, scrittori, addirittura scolari che hanno voglia di andare a scuola, accompagnati dalle “mammine” colpevoli di averli nutriti con latte al plutonio. In un tempo così fluido e scivoloso, con prospettive critiche e incerte sul futuro economico e sociale del Paese, trovo surreale che il senso di responsabilità sia secondo al bisogno di fare sarcasmo, ironizzare, duellare per primeggiare sull’altro.

Caro presidente mi rivolgo a Lei perché sono stanca che nella terra nella quale continuo a vivere – nonostante tutto, nonostante le battaglie e l’impegno civile profuso, le ferite subìte, l’endemica disuguaglianza e povertà educativa oggi aggravata dal Covid – si continui ad assistere all’indecoroso spettacolo di una politica incapace di mettere al centro l’interesse legittimo della salute, soprattutto sociale, dei cittadini più giovani. Da mesi sono personalmente schierata sul fronte della riapertura delle scuole, paventando i danni che stiamo procurando alle future generazioni, senza che questo sembri costituire una reale, concreta priorità per lo Stato, in una regione come la Campania che è la seconda più popolosa del Paese e la prima per numero di giovani.

Caro presidente, lunedì sera in tv ha manifestato la ferma volontà di riaprire le scuole a dicembre. Dia seguito a questa intenzione per evitare che proprio sull’istruzione continui a consumarsi questo spettacolo indecoroso. Ma soprattutto indichi luoghi, percorsi, mezzi dove promuovere un autentico e libero confronto sui destini della mia terra, di Napoli, della Campania, del Mezzogiorno. Ora più che mai bisogna sentire fino in fondo il dovere di trasformare la pandemia in un’opportunità di futuro. I partiti restano soggetti indispensabili ma non esaustivi di un lavoro così impegnativo.

Fonte: di Maria Luisa Iavarone | 25 NOVEMBRE 2020/ Il Fatto Quotidiano/ Docente universitaria e madre di Arturo, accoltellato a 17 anni a Napoli da una baby-gang nel 2017