Dopo ore e ore di ricerche e sterminate battute per raccontarcelo, Brian VanHooker è arrivato a un verdetto: in 88 anni Michelangelo ha rappresentato 145 peni.

Brian VanHooker si è cimentato in una ricerca storica degna di Super Quark. O forse no. Il giornalista, su Mel Magazine si è infatti avventurato nella produzione artistica di Michelangelo alla ricerca di una cifra esatta: quella delle raffigurazioni di organi genitali maschili da parte del Buonarroti. A detta di VanHooker il primo sarebbe da cercare nella prima opera nota di Michelangelo, allora tredicenne, ispirata dalla Tentazione di San Antonio di Martin Schongauer, e a cercare bene eccolo lì: il pene, alquanto buffo, di uno dei demoni che assediano il Santo. Il secondo appartiene al Giovane arciere, una statua alta poco meno di un metro scolpita quando il Maestro aveva più o meno sedici anni, una delle prime sperimentazioni con i lineamenti umani. Partendo dall’altorilievo raffigurante la battaglia dei centauri, dov’è tra l’altro raffigurato Socrate nudo, passando per la Battaglia di Cascina i numeri salgono per via dei personaggi rappresentati. Tra i peni “persi”, ma di cui c’è traccia per via di disegni e documenti, c’è poi quello de L’Ercole del 1492, una statua commissionata da Lorenzo de’ Medici e andata perduta. William E. Wallace, esperto dell’opera di Michelangelo e Professore della Columbia University: «Il Rinascimento si base sui canoni dell’Antica Grecia e dell’Antica Roma, sopratutto per Michelangelo, dove la nudità non creava nessun tipo di scandalo».

Nella produzione artistica sono molte le opere a sfondo religioso raffiguranti il Cristo, ma ben poche quelle in cui si vedono i suoi genitali: sei volte da adulto e tre da bambino per quanto riguarda la scultura e un paio di volte su tela. Contando gli organi genitali di due Cupido, uno dormiente e uno in piedi, si arriva a 24 peni in totale. Ma proseguendo nell’opera il numero è destinato a salire vertiginosamente. Ne servono altri tre per arrivare a quello più famoso: quello del David che tutti conosciamo, anche se ci sarebbero altre versioni andate perdute, tra cui una in bronzo: il che porta il numero complessivo a 31. Qui l’articolo del buon vecchio, e sconosciuto, Brian VanHooker si spinge oltre, ma sopportiamo la blasfemia in attesa del responso finale. Quella che lui definisce una «festa di peni», dove peni è una traduzione benevola, è la Cappella Sistina. Dopo aver passato ore setacciando i 200 metri affrescati da Michelangelo, VanHooker ha trovato 57 peni, il giornalista si è dedicato quindi al Giudizio Universale, nel quale, per suo sommo dispiacere, attualmente ce ne sono solo solo 17, per via delle celebri braghe applicate ai personaggi da Daniele da Volterra dopo il Concilio di Trento. Non contento, VanHooker ha analizzato anche la copia pre-censura del 1549 dell’artista Marcello Venusti, rintracciandone altri 19. Il conto arriva ora a 134. Contando la scultura Il genio della Vittoria, e alcune figure per la Cappella dei Medici si arriva a 140. Dulcis in fundo La conversione di Saulo e La crocifissione di San Pietro, entrambi in Vaticano ma poco visibili e restaurati ponendo una pezzuola a coprire le oscenità. Lui comunque ne conta quattro. Dopo ore e ore di ricerche e sterminate battute per raccontarcelo, Brian VanHooker è arrivato a un verdetto: in 88 anni Michelangelo ha rappresentato 145 peni.

Fonte: Michelangelo/ RivistaStudio