DOPO NO TAV, NO TAX, NO VAX, SIAMO GIUNTI AD UN NATALE NO TOMB. Riflessioni nostalgiche di Maurizio Mazzotti

La nostra lingua, così bella ed articolata, sta purtroppo cedendo il passo ad una lingua più frettolosa, con sempre meno regole, con sempre più deroghe e con sempre più sigle. Stanno diradandosi intere famiglie di congiuntivi mente i pochi condizionali ancora in vita si stanno ancor più rapidamente estinguendo. Perfino al Governo, si è ammessi solo se non si va oltre l’indicativo presente.

Ma c’è una iattura ancor maggiore. Quella delle sigle dei negazionisti. I primi sono stati i NO-TAV. Poi l’alluvione, dai NO-TAP fino agli ultimi, i NO-VAX. Per noi umili cittadini normali sono state riservate, dopo un anno di NO-JESC, le feste di Natale più tristi che io ricordi. Niente cenoni, niente messe di mezzanotte, niente feste in casa con zii e cognati e nuore e nipoti.

Ma sopratutto niente giocate in famiglia. Che bei Natali quando ci si affollava tutti attorno al tavolo allungato coperto da un bel panno verde, con tutte le luci accese e con il cesto dei dolci natalizi al centro. E poi via, all’”Asso che fugge”, al “Mercante in fiera”, al “Sette e mezzo”, E poi, per ultima, toccava a lei, la signora del Natale: LA TOMBOLA. Con i suoi fagioli segnapunti, con i suoi quadratini di cartoncino a fare da riserva a fagioli ultimati, con le solite battute “ambooo” ancor prima che venisse chiamato il primo numero.

Tutto questo succedeva fino ad un anno fa. Poi più Niente. È stato un Natale spento anche in questo. E se ne sta andando lasciandoci il magone. E anche senza tombola. Insomma, un Natale NO -TOMB.