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O v v e ro

Sodoma & Gomorra forense

NAPOLI NORD TENTATA SPALLATA A MALLARDO LA REPLICA: «ABBIAMO CHIESTO SOLTANTO IL VOTO DI SFIDUCIA»

di Leandro Del Gaudio Il Mattino

Metà dei rappresentanti di un Consiglio dell’Ordine degli avvocati finisce a giudizio per tentata violenza privata e diffamazione a mezzo stampa. Una sorta di terremoto, che ha scosso il mondo giudiziario di Napoli nord, dove si sta consumando ormai da mesi una contrapposizione a colpi di querele e ricorsi al Tar tra le due anime del consiglio dell’ordine degli avvocati nel foro di Aversa. Ma andiamo con ordine. È stato il gip Maria Gabriella Iagulli ad accogliere le conclusioni del pm Vincenzo Calvagno D’Achille e a fissare il decreto che dispone il giudizio per il prossimo sette aprile a carico di ben undici imputati. Tentata violenza privata e diffamazione a mezzo stampa sono le accuse a carico degli avvocati Giuseppe Landolfo (classe 1981, nipote omonimo dell’ex presidente Francesco Landolfo, a sua volta deceduto anni fa), Aniello Cirillo, Generoso Di Biase, Nicola Di Foggia, Luigi D’Antò, Francesco Castaldo, Marco Castaldo, Anna Elisabetta Russo, Maria Dolores Di Micco, Antonio Di Costanzo, Rosa Cesaro; mentre viene contestata l’accusa di diffamazione nei confronti di Stefano Montone (classe 1968), in qualità di direttore responsabile del giornale on line La Rampa, per aver ospitato sul proprio periodico alcuni interventi dei consiglieri in merito alla battaglia politica che si è consumata mesi fa nel corso dei lavori consiliari. Ma andiamo con ordine, a ripercorrere le tappe di una vicenda che ha infiammato la scorsa estate. Secondo l’esposto firmato dal presidente Gianfranco Mallardo, i consiglieri di opposizione gli avrebbero riservato attacchi personali, bollandolo come «inadeguato a rappresentare l’intera classe forense di Napoli nord»; in altre occasioni, con forza, «l’opposizione ha chiesto le dimissioni dello stesso Mallardo», con una campagna mediatica (anche a mezzo social) oggi ritenuta suscettibile di una valutazione in giudizio. Diversa invece la posizione del gruppo di dissidenti che hanno dato vita alla contrapposizione consiliare all’ombra della città normanna. In sintesi, secondo quanto emerge dal fronte dei dissidenti, in più occasioni ci sarebbero state richieste di porre all’ordine del giorno la verifica del numero della maggioranza e la sfiducia allo stesso presidente. Un ordine del giorno mai convocato, alimentando così un ricorso al Tar da parte degli stessi dissidenti.LO SFOGOSpiega Gianfranco Mallardo (assistito dal collega Marco Epifania): «Per me non è una questione di poltrone, né discuto l’ordine del giorno per la valutazione della fiducia: mi hanno colpito gli attacchi denigratori personali, che puntavano a mettere in discussione – in modo del tutto ingiustificato – il mio spessore professionale». Ora tocca al giudice ascoltare le parti sullo scontro in aula (quella consiliare) e sullo strano caso di mezzo organismo forense finito a giudizio per un tentativo di violenza privata.