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Sette anni su e giù dal Tibet
La prima cosa bella di lunedi 15 marzo 2021 è nascosta nel ritorno di Enrico Letta: la durata dell’esilio, sette anni. Conferma l’esistenza di un ciclo nella vita umana. La biologia insegna che il nostro organismo rinnova completamente le sue cellule, tranne quelle del sistema nervoso, ogni sette anni e quindi, a ogni scadenza, il nostro corpo non è più lo stesso. Non siamo più la stessa persona. La regola del sette la si ritrova ovunque. La crisi del settimo anno coincide con la durata naturale dell’attrazione, dopodiché è tutta fantasia, dedizione, amore allo stato puro, o nada. La pace di Aquisgrana pose fine nel 1748 alla guerra dei sette anni, sancendo un equilibrio tra le grandi potenze, destinato a essere ovviamente precario, poiché un altro ciclo cominciava. Il pugile Marvin Hagler, che ci ha lasciato ieri, fu campione imbattuto per sette anni, poi trovò uno più forte. Nell’esistenza umana, si sostiene, sono presenti sette tempi, che vanno dal lattante all’anziano. Il bello di questa teoria è che non lascia spazio all’irreversibile, consente di regolarsi e ribalta la prospettiva. Al quinto anno di esilio Letta comincia a stare meglio di Hagler al quinto sul trono. Ciò che conta è saper vivere l’adesso. E che a durare sette anni non sia (e non sarà) questa pandemia.
Zafferano.news
Noi di Zafferano.news, da un anno a questa parte, non abbiamo scritto alcunché su COVID 19. Nel frattempo, abbiamo letto tutto e il contrario di tutto. I risultati, morti per milione di abitanti e perdita del PIL, sono lì, spietati a confermare il fallimento della classe dominante. Ora è arrivato al potere, in luogo di “maggiordomi”, inetti e chiacchieroni, un “padrone” vero, Mario Draghi. Dalle prime mosse, essendo uno che studia prima di parlare e di scrivere, ha capito che il problema vaccini è molto più complesso di come pensasse il suo predecessore.
Alcuni pensieri strettamente personali.
1 Una contro intuizione: e se le “cattive” Big Pharma volessero sfilarsi dal business vaccini? Infatti lo considerano “difficile, poco redditizio, dagli esiti incerti”, quindi chi già c’è, se può ne esce, chi non c’è, ne sta fuori. La svizzera Novartis (il top!), anni fa, dopo aver bruciato miliardi nella ricerca, ha ceduto la sua divisione vaccini. Ricordiamo che PfizerBiontech e Moderna sono piccole case farmaceutiche, le uniche che da tempo investono sulla tecnica “mRNA”. La ricerca è strategica, perché bisogna avere il coraggio di fare investimenti di lungo termine, assolutamente al buio, con poche probabilità di successo, a meno che non venga una pandemia, il che comporta però uno stravolgimento dei processi produttivi. L’opposto di ciò che vogliono gli azionisti di un’azienda dominante, la pianificazione della redditività.
2 Recentemente in tv Romano Prodi, tronfio, ha sentenziato che basterebbe sottrarre l’accesso ai brevetti alle Big Pharma per superare la mancanza di vaccini (populisti di tastiera e radical chic hanno applaudito, adoranti). Il Professore pensa forse che il vaccino sia come la Coca Cola? Rubi la ricettina centenaria, aggiungi l’acqua e la imbottigli? Non è così, il vaccino ha come materia prima un prodotto biologico, richiede impianti costosi e con molti “colli di bottiglia”, macchinari sofisticati, personale ultra specializzato, certificazioni scientifiche, quindi enormi investimenti a lunghissimo termine, dal ritorno incerto. I simil prodiani vogliono espropriare loro i brevetti? Lo sanno che l’esproprio lo fai solo una volta, che è anche l’ultima, poi diventi Cuba? Sanno che gli investimenti di ricerca sul “prodotto” e quelli sul “processo”, due aspetti profondamente diversi, ma strettamente correlati, sono, specie i secondi, ad altissimo rischio? Perché le Big Pharma dovrebbero investire nei vaccini a rischio nazionalizzazione quando il loro core business è un altro? Quando la Food and Drug Administration ha abbassato il limite del colesterolo da 240 a 200 (oggi 190) io sono diventato un “simvastatina dipendente”, portando ogni sera, da una decina d’anni, e per sempre, il mio obolo alla Big Pharma che l’ha scoperta.
3 E poi, sanno che la Commissione EU e il team di Ursula VDL hanno fallito anche nella negoziazione? Non hanno capito che il mercato era nelle mani dei “venditori”, loro hanno puntato sulla centralizzazione. “Noi siamo l’Europa, 500 milioni di abitanti, garantiamo alti volumi in cambio di un prezzo equo (leggi non di mercato)”. Un’idiozia. Per fortuna MarioDraghi l’ha capito e l’ha richiamata subito all’ordine, mettendoci una pezza.
4 In questa vicenda sono emersi i pochi leader che ha l’Occidente, alcuni odiati dai colti-ignoranti nostrani, perché politicamente scorretti e impresentabili nei salotti ZTL. Donald Trump ha avuto il coraggio, in tempi non sospetti, di investire “al buio” 20 mld $ sul “prodotto” e scegliere un generale per la distribuzione. Così oggi Joe Biden è, nei fatti, diventato trumpiano, dichiarando il suo American First sui vaccini (sic!). Boris Johnson, grazie a Brexit, si è assunto il rischio AstraZeneca e lo sta cavalcando con successo. I Premier australiano e neo zelandese hanno imposto poche ma rigidissime regole, fermando il contagio senza bloccare i due paesi in continui lockdown. Infine Benjamin Netanyahu si è accaparrato tutte le dosi necessarie per Israele (paese, ricordiamolo, circondato da nemici mortali) con due mosse geniali: a) pagando di più del mercato (sic!); b) cedendo a PfizerBiontech tutti i “dati” prodotti dalla vaccinazione a tappeto del Paese. Mi immagino come avrebbero reagito le vestali della sinistra dem-grillina-radical chic nostrana a fronte di una tale decisione. Due giorni fa le forze armate israeliane hanno raggiunto l’immunità di gregge.
Giovanni Barone Adesi, sul Corriere del Ticino scrive: “Rabbrividisco al pensiero di cosa sarebbe capitato a un incauto consigliere federale che avesse proposto il programma israeliano in Svizzera”.
Cosa ho imparato da questa vicenda? Che quando il gioco si fa duro, come sempre è avvenuto nelle pandemie, tutti torniamo feroci nazionalisti. Scopriamo così che le seghe mentali del “politicamente corretto” non pagano. Il vecchio banale adagio: no chiacchiere, sì decisioni, è tuttora valido.
Agnelli e Renzi d’Arabia: il Rinascimento diffamato
Un fiorentino che il Rinascimento lo conosceva davvero, Piero Calamandrei, dopo aver pianto le rovine dei ponti e del centro di Firenze fatti saltare dai nazisti, aggiungeva: “Eppure tutto questo non è stato il peggio: perché l’Italia in questi anni ha dovuto soffrire strazi anche più profondi. Questi ponti frantumati, queste case d’Oltrarno che ora precipitano nel fiume come una valanga di macerie, sono resti sacri, rivestiti, nel loro cordoglio di dignità e fierezza: quasi vien voglia, quando vediamo queste rovine, di inginocchiarci e baciarle. Ma poi ricordiamo la vergogna delle case d’Oltrarno ritinte e dei ponti ripuliti con colori di finto antico per presentarli in bella apparenza al barbaro padrone che veniva a visitare il suo feudo (…). E ripensando a quegli anni di umiliazione, ecco, noi sentiamo che le nostre città preferiamo cento volte vederle in rovina ma fiere come sono ora, piuttosto che vendute e mascherate e insozzate come sono state per vent’anni. Questi gaglioffi ladri e sanguinari hanno nascosto per vent’anni al mondo civile il volto dell’Italia vera”.
Calamandrei preferiva il Rinascimento in macerie a quella oscena mascherata del finto Rinascimento che fu allestito nel 1938 per la visita a Firenze di Hitler. Eterna retorica dei nuovi Rinascimenti al servizio dei nuovi padroni: non importa quanto indegni. Di fronte alle riproposizioni attuali di questa micidiale miscela di ignoranza e servilismo, non vale certo la pena di disturbare l’alto dibattito sulla genesi del mito del Rinascimento che tra Otto e Novecento vide impegnati Burckhardt, Huizinga, Cantimori e tanti altri. È infatti evidente che le fonti dei settatori di questi nuovi rinascimenti prêt-à-porter sono semmai le fiction tv sui Borgia, e i polpettoni di Dan Brown. Epperò qualcosa sul vero Rinascimento converrà pur dirla, visto che rischia di passare l’idea che in fondo anche quei celebrati protagonisti del nostro Quattrocento fossero nient’altro che una manica di torturatori, parassiti, ereditieri indolenti: a un passo dal far immaginare Lorenzo il Magnifico con l’orologio indossato sopra il polso del lucco, o con in testa il ghutra saudita al posto del mazzocchio.
Il punto vero riguarda proprio il rapporto tra discorso pubblico e comune senso della decenza, della moralità pubblica. Non c’è alcun dubbio che potere, denaro e violenza siano impastati nella storia del Rinascimento: come in quelle di qualsiasi periodo storico, presente compreso. Ma quel che colpisce, conoscendo le vite e le mentalità degli inventori del Rinascimento (a partire da Cosimo de’ Medici), è proprio il rapporto tra la consapevolezza delle proprie colpe e l’urgenza di riparare ad esse attraverso la restituzione alla collettività di ciò che essi sentivano di aver indebitamente sottratto per sé stessi.
Cosimo era un uomo tormentato, assillato: “Le sue stesse ricchezze – ha scritto Ernst Gombrich – lo accusavano; non era possibile essere un banchiere senza infrangere le disposizioni contro l’usura, di qualunque tipo fossero i sotterfugi tecnici per eluderle (…) l’unico modo per sfuggire al marchio d’infamia (…) era ridar tutto ai poveri”. Cosimo era probabilmente l’uomo più ricco del mondo: andando a letto ogni sera, egli pensava ai propri peccati, e aveva la lucida onestà di riconoscere che quei soldi non erano del tutto suoi, e non erano del tutto puliti. Quando il nipote, Lorenzo il Magnifico, si congedò dai propri figli, indicò loro un certo “quadernuccio”: in quelle pagine consunte erano annotate le cifre astronomiche che il padre e il nonno avevano donato – meglio, avevano restituito – a Firenze in atti di carità e in edifici pubblici (i capolavori architettonici del Rinascimento, appunto): nel giro di sessant’anni la famiglia Medici restituì alla città di Firenze più di tre volte il patrimonio del suo fondatore.
Esattamente il contrario di ciò che pensano gli attuali protagonisti dei Nuovi Rinascimenti, che vorrebbero esser fatti “santi subito” non espiando, ma anzi autocelebrando, la loro accanita coltivazione dei propri interessi a scapito, quando non in danno, degli interessi pubblici. Privatizzando tutto: anche il Rinascimento.
C’era una volta
Dieci anni faMercoledì 16 marzo 2011. «I morti in Giappone, facendo la somma di quelli che non si trovano e dei cadaveri accertati, sono probabilmente più di ventimila. Passano i giorni e le notizie hanno l’aria di peggiorare. C’è stato un altro incendio alla centrale numero 1 di Fukushima, la centrale numero 3 ha ricominciato a buttare fumo, gli elicotteri che dovevano bombardare con l’acqua di mare i reattori di Fukushima hanno rinunciato perché non possono abbassarsi: il livello della radioattività è troppo alto. Si dice ormai apertamente che gli impianti di raffreddamento sono fuori gioco e per qualche ragione si scuote la testa quando la Tepco annuncia che una nuova linea elettrica è pronta e che le pompe potranno perciò ricominciare a funzionare. Però se gli si chiede «da quando sarà pronta?» non sanno dirlo. Infatti sta arrivando un cannone ad acqua che sparerà da lontano sulle barre surriscaldate – specialmente quelle del reattore 4 – perché avvicinarsi è praticamente impossibile» [Dell’Arti, Gazzetta].•Dopo le prime dimostrazioni pubbliche contro il governo centrale, i siriani sono tornati in piazza.
Venti anni faVenerdì 16 marzo 2001. Silvio Berlusconi e Michele Santoro litigano al telefono durante Il raggio verde dedicato a Luttazzi. «Santoro, lei è un dipendente del servizio pubblico, si contenga!», intima Berlusconi irrompendo in diretta. Si parlava dei controversi rapporti con il boss Vittorio Mangano e il Cavaliere accusa il conduttore di allestire «processi in diretta». «D’accordo, sono un dipendente del servizio pubblico. Ma non sono un suo dipendente», replica lui. Lo era stato fino a due anni prima, dal 1996 al 1999, direttore e conduttore su Italia 1 della testata MobyDick [Caverzan, il Giornale].Una trasmissione della Rai e qualche dichiarazione della maggioranza hanno fatto a Berlusconi parecchi regali. Hanno dimostrato che la Rai è un’azienda politica o una nave senza timone in cui nessuno sembra avere l’autorità d’imporre ai programmi, senza censurarli, un minimo di gusto e di stile. Hanno dimostrato che il maggiore argomento elettorale di una parte della maggioranza consiste nel proclamare che Berlusconi è un affarista corrotto, arricchito con i denari della mafia e implicato in alcune oscure vicende degli anni Novanta. Hanno dimostrato che circola da noi una concezione della giustizia secondo cui un uomo sospettato di mafia non deve soltanto difendersi in tribunale (dove, peraltro, nulla è stato accertato a suo carico); deve “confessare” pubblicamente l’origine dei suoi successi e le fonti della sua ricchezza» [Romano, CdS].•La Macedonia è a un passo dalla guerra: «Un colpo ogni quattro minuti, bombe di mortaio nella piazza centrale della città di Tetovo, carri armati in strada, colonne di persone in fuga dai combattimenti, una caserma dei soldati Nato sotto tiro: quella di ieri in Macedonia è stata una giornata di guerra. Il cosiddetto Esercito di liberazione albanese, quella Nla che è emanazione diretta dell’Uck kosovaro, ha lanciato la sua sfida dai quattro angoli del Paese: da Zaiak vicino al confine con l’Albania, dai monti a sud di Skopje, da Tearce sulla frontiera settentrionale con la Jugoslavia e perfino dalle porte della capitale. E dal vicino Kosovo arrivano appelli alla mobilitazione etnica. Dall’estero e dallo stesso governo macedone si moltiplicano invece gli inviti alla convivenza nell’ex Repubblica jugoslava dove gli albanesi rappresentano il 30% circa della popolazione [Nicastro e Offeddu, CdS].•«“Farò staccare l’elettricità alla Radio Vaticana, se entro 15 giorni la situazione non sarà cambiata”. Con una mossa a sorpresa il ministro dell’Ambiente Willer Bordon ha impresso una brusca accelerata alla ricerca di soluzioni contro l’elettrosmog causato dalle emissioni della radio della Santa Sede. L’annuncio, applaudito dalla popolazione di Cesano, il paese dove si registra il più alto tasso di malattie sospette, ha messo in moto la diplomazia. La Farnesina ha informato che la Commissione bilaterale formata nel settembre 2000 si riunirà la prossima settimana per approvare un accordo sulle nuove misurazioni. Secondo Bordon gli ultimi livelli registrati sono in media tre volte superiori al tetto consentito di 6 volt per metro» [CdS].•A Milano, il primo trapianto di fegato in Italia tra viventi. «A ricevere l’organo un uomo di 60 anni; a donarlo suo figlio, di 32. L’intervento, che consiste nel trapianto del lobo destro del fegato, è iniziato stamattina poco dopo le 7,30 al Centro di chirurgia dei trapianti addominali dell’ospedale Niguarda ed è durato oltre dodici ore. Entrambi i pazienti, padre ricevente e figlio donatore, stanno bene» [Rep].
Venticinque anni faSabato 16 marzo 1996. «Un’altra giornata convulsa, ricca di colpi di scena sia in campo politico sia in quello giudiziario. Cominciamo dal primo: il duello tra Berlusconi e Dotti si è concluso col siluramento del secondo, capogruppo alla Camera degli Azzurri. Il quale dice: è una questione politica. Berlusconi si rammarica, afferma di averlo sostituito con molto dolore ma che ormai il rapporto di fiducia si era incrinato. Nel collegio di Milano 4 sarà candidato Michele Saponara presidente degli avvocati di Milano. Situazione giudiziaria: ieri i giudici di Milano e i colleghi di Perugia hanno interrogato per lunghe ore il magistrato Squillante e l’avv. Pacifico nel carcere di Opera. Ci sarebbe un nuovo super-teste, che sarebbe addirittura Antonio Di Pietro. E sempre dalla Procura sarebbero partiti nuovi ordini di custodia cautelare. Intanto Scalfaro ha convocato, per lunedì, il Csm: la guerra tra i giudici continua» [Sta].•Zimbabwe. Robert Mugabe viene confermato presidente.«Nasce il 21 febbraio 1924 nella missione gesuita di Kutama (distretto di Zvimba) a nord-ovest di Salisbury (l’attuale Harare), nell’allora Rhodesia Meridionale, Robert è terzo di sei figli di un carpentiere di etnia shona, che lo abbandona a dieci anni. Educazione cattolica, si diploma a 17 anni e lascia Kutama. È intelligente, forte, ambizioso. Vince una borsa di studio e arriva all’università sudafricana di Fort-Hare, si laurea in scienze politiche. Diventa marxista e legge, fino a esserne profondamente influenzato, delle azioni del Mahatma Gandhi durante il movimento d’indipendenza indiano […]. Nel 1960 ritorna nella Rhodesia coloniale, diventando uno dei protagonisti della lotta per l’indipendenza e i diritti della maggioranza nera. Nel 1964 viene arrestato insieme ad altri membri del partito e condannato a 10 anni di prigione. Durante la prigionia consegue due lauree per corrispondenza in economia e giurisprudenza, continua a leggere i testi marxisti. Nel 1966 subisce un torto che lo segna a vita: il regime rodhesiano gli nega il permesso di andare al funerale dell’unico figlio, Michael Nhamodzenyika Mugabe, morto di malaria in Ghana all’età di tre anni. Rilasciato, ripara in Mozambico dove diventa il capo dell’ala paramilitare del partito Zanu (Unione del Popolo Africano dello Zimbabwe) e poi capo dell’intera formazione politica. Nel 1980, Mugabe vince le prime elezioni dopo la fine del regime bianco di Smith e diventa primo ministro. Da allora ha sempre guidato il paese, di cui è diventato presidente nel 1987. Nei suoi primi anni di governo mette in campo politiche che migliorano le condizioni di vita della popolazione, puntando sulla realizzazione di infrastrutture, in particolare scuole e ospedali» [Rep].•Con una vittoria per ko alla terza ripresa contro Frank Bruno, a Las Vegas, Mike Tyson conquista di nuovo il titolo di campione del mondo dei pesi massimi
Quaranta anni faLunedì 16 marzo 1981. Lo scrittore Pier Vittorio Tondelli viene assolto dal tribunale di Mondovì dall’accusa di oscenità e oltraggio alla pubblica morale per Altri libertini, libro scandalo pubblicato nel 1980 da Feltrinelli.«Il libro suscita interesse ma anche scalpore: amori omosessuali, orge, eroina, prostituzione e bestemmie. Il tribunale dell’Aquila lo definisce “opera luridamente blasfema” e puntualmente scatta il sequestro. La condanna successivamente viene annullata e la critica, non all’unanimità, lo considera la summa di un decennio. Di fatto, non si è di fronte ad un romanzo, bensì ad una serie di racconti: sei, per l’esattezza. Nonostante la morfologia di genere si discosti dalla campitura romanzesca, Tondelli definisce Altri libertini come “romanzo a episodi”» [Crea, Il Timoniere].
Cinquanta anni faMartedì 16 marzo 1971. Dopo il voto del 7 febbraio, gli svizzeri accordano il diritto di voto alle donne a livello nazionale.
Sessanta anni faGiovedì 16 marzo 1961. Alle 11.13 del mattino, dall’auditorium del Dipartimento di Stato, Kennedy tiene un discorso di sette pagine per sottolineare il debito dell’America verso gli eroi del Risorgimento. È lui che sulla bozza originale aggiunge la frase: «Anche se molti di noi oggi qui non sono italiani per sangue o nascita, tutti noi abbiamo interesse in questo anniversario» perché «tutti noi siamo dei beneficiari dell’esperienza italiana». «È un grande fatto della Storia che molto di quanto siamo e di ciò in cui crediamo ha avuto origine in questa relativamente piccola striscia di terra nel Mediterraneo» [Molinari, Sta].•Sui muri di Algeri compaiono alcuni manifesti recanti lo slogan: L’Algérie française. Sono siglati con un acronimo – OAS – mai visto prima d’ora e che sta per «Organisation de l’armée secrète» [Perfetti, Giornale].•Da oggi la pillola anticoncezionale può essere venduta legalmente, dietro prescrizione medica, in farmacia.«La pillola, comparsa nelle borse delle donne già dagli anni Sessanta, diventa legale e permette alle italiane di far sesso per il piacere di farlo senza rischiare di avere figli che non vogliono» [Tebano, CdS].
Settanta anni faVenerdì 16 marzo 1951. Si annuncia che «gli stipendi agli statali saranno pagati, questo mese, il giorno 23 anziché il 27, per venire incontro alle necessità familiari per le feste pasquali».
Ottanta anni faDomenica 16 marzo 1941. In occasione della seconda giornata dei Caduti il Fürher prende la parola: «Per la seconda volta ci ritroviamo qui riuniti per celebrare l’eroico sacrificio di coloro che sono caduti per la grandezza della Germania. Già dodici mesi or sono eravamo in questo medesimo luogo consacrato alle glorie della Germania. Era da poco chiusa la prima fase della guerra non certo voluta dal popolo tedesco, bensì premeditatamente scatenata dalle medesime forze sovversive sulle quali, come la storia ha dimostrato, ricade la responsabilità di aver provocato l’immane conflitto mondiale, le forze che perseguivano lo scopo di privare la Nazione tedesca del suo più elementare diritto alla vita, condannandola ad una schiavitù politica e ad un servaggio economico. Che questo fosse il loro obiettivo nessuno ormai può dubitare e per convincersene basta ricordare le recenti rivelazioni del generale americano Wood. Già nel 1936 Churchill dichiarava apertamente che la Germania era diventata troppo forte e per conseguenza essa doveva essere distrutta mediante una nuova guerra. Esse hanno iniziato questa guerra con una concezione completamente errata della realtà, sopravalutando le loro forze e sottovalutando quelle del popolo tedesco. Ma soprattutto non avendo la minima idea della forza di volontà e di decisione dei nuovi dirigenti del popolo tedesco, cosicché essi credevano di poter abbattere il nostro popolo più facilmente ancora della prima volta. Uno degli elementi coi quali si erano proposte di realizzare il loro obiettivo era come è noto la Polonia. Un anno fa il popolo tedesco, pur consapevole delle prove estremamente ardue superate dalle sue Forze armate, non si illudeva circa le estreme difficoltà dell’imminente prova decisiva, ma fu proprio un anno fa e in questo medesimo luogo che io osai parlare dell’imminente prova come della più gloriosa vittoria della nostra storia».•Mai cessate, le incursioni aeree tedesche sulla Gran Bretagna registrano un’improvvisa recrudescenza. [Salmaggi e Pallavisini]. Sotto una pioggia di bombe il porto di Londra.
Cento anni faMercoledì 16 marzo 1921. I carabinieri uccidono una bimba e feriscono gravemente un lavoratore a Brolo (Me). [Franzinelli1].•Ucciso dai comunisti di Genzano (Rm) un carabiniere [Franzinelli1].•La squadra d’azione Capitano Bocchieri, guidata da Totò Giurato, espugna il comune e costringe alle dimissioni il sindaco, allontanato con la forza dalla cittadina [Franzinelli1].
Centodieci anni faGiovedì 16 marzo 1911. «La cronaca delle tragedie famigliari registra nuovi orribili casi. Un’altra madre, certa Jakisch di Charlottenburg, credendo che il marito, un fabbro, la tradisse, tentò di avvelenare e impiccare i suoi due bambini e poi si uccise. La donna, evidentemente impressionata dalla tragedia della avvelenatrice dei tre bambini col cianuro di potassio, comprò del lisol e versatolo in una lazza lo diede a bere ai suoi figli, un maschio di 5 anni e una bambina di 3. Ma i bambini assaporata la bevanda la sputarono gridando e piangendo. Allora la madre pensò di impiccarli e ne appese uno alla stufa, l’altra alla porta. Poi bevette il veleno e si impiccò a un attaccapanni. I vicini uditi i bambini strillare e credutili soli tentarono di entrare e non riuscendo mandarono a chiamale il Jakisch. Questi entrando vide la moglie e i figli appesi. La donna era morta; i bambini avevano trovato, a quanto pare, qualche appoggio ai piedi e respiravano ancora: si crede di poterli salvare. Un’altra tragedia è avvenuta a Mannheim. Ivi certo Heidt, impiegato di banca, caduto in grave depressione morale dopo che la moglie era andata a farsi curare una malattia nervosa in un sanatorio, ucuise a colpi di revolver due suoi bambini e poi si suicidò» [CdS].
Centoquaranta anni faMercoledì 16 marzo 1881. A Pietroburgo si fecero numerosi arresti, tra cui quelli di 18 nihilisti nel quartiere Pesski, i quali, si assicura, avevano fabbricato le bombe che avevano ucciso lo zar Alessandro II.•A Casamicciola, nella notte sopra oggi, una nuova e intensa scossa di terremoto fa rovinare le fabbriche cadenti. La scossa viene sentita anche a Lacco-Ameno e Serra Fontana dove cadono poche case. Nessuna vittima (Comandini).
Centosessanta anni faSabato 16 marzo 1861. A Torino alla Camera è letta petizione, recante migliaia di firme, per invitare il Parlamento a chiedere alla Francia lo sgombero delle sue truppe da Roma. Dopo discussione alla quale partecipano Mauro Macchi, La Farina, Brofferio, Bixio ed Ara, la petizione è rinviata alla discussione delle interpellanze sulla questione di Roma (Comandini).•Cavour, mandando a Parigi al principe Napoleone il primo esemplare di una traduzione popolare del discorso detto il 1° marzo da esso principe al Corpo legislativo sulla questione Romana, gli scrive: «Vostra Altezza ha reso all’Italia un ben grande servizio. Tutti glie ne sono riconoscenti, ma nessuno meglio di me può apprezzarne la portata. Il discorso di V.A. è per il potere temporale del Papa ciò che Solferino fu per la dominazione austriaca. Si potrà ancora negoziare, come fu fatto a Villafranca ed a Zurigo, ma l’autorità del Papa è morta al pari dell’influenza austriaca» (Comandini).•Arrivano ad Ascoli da Roma il generale borbonico La Rocca ed un ufficiale francese, latori di lettera di Francesco II per invitare i difensori di Civitella del Tronto a desistere dalla difesa (Comandini).
Duecento anni faVenerdì 16 marzo 1821. Un proclama di Carlo Felice disapprova fortemente la Costituzione e la giunta costituzionale, dichiara felloni e ribelli i congiurati, revoca tutti gli atti del reggente principe di Carignano, e invita i popoli del Piemonte a rinsaldare la loro fedeltà attorno all’antica monarchia sabauda.