lunedì, 17 Marzo 2025
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MEGLIO PEGGIO DEI GIORNALI DI OGGI

IN TERZA PAGINA [vai]

Il lockown all’aria aperta (Montefiori)
Non ne posso più (Benini)
Il lunedì di Sconcerti

Delitti e suicidi

«Una lite per la cucina in disordine. Poi all’improvviso il figlio ha perso il controllo assestando al padre due coltellate all’addome, che si sono rivelate fatali. È morto così, sabato mattina, Stefano Biagi, 64 anni, ingegnere all’acciaieria Magona di Piombino, nel suo appartamento, nel centro di Venturina, in provincia di Livorno. Il figlio Francesco, 28 anni, è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e si trova nel carcere Le Sughere di Livorno, in attesa dell’udienza di convalida. Il pm Massimo Mannucci ha disposto l’autopsia sulla salma. A dare l’allarme, la moglie della vittima, insospettita da un rumore sordo, che era risuonato all’improvviso nell’abitazione. Si è spinta nel soggiorno, su cui è affacciata la cucina e si è trovata di fronte al marito, ferito, riverso sul pavimento e accanto il figlio con il coltello ancora in mano. La donna ha chiamato il 118. All’arrivo dell’ambulanza, i sanitari hanno provato a rianimare l’ingegnere, ma non c’è stato nulla da fare. Il giovane è rimasto in silenzio, sotto choc, anche quando lo hanno portato in caserma. In silenzio anche la madre, insegnante e conosciuta da centinaia di studenti. Non era la prima volta, secondo la ricostruzione dei carabinieri, che il ragazzo aggrediva il padre. Francesco, laurea e master in chimica, è un brillante e apprezzato studioso e vanta collaborazioni anche con il Cnr di Pisa. Era rientrato a vivere con i suoi genitori un anno fa al termine di un corso di specializzazione, ancora senza un’occupazione stabile. Il 31 marzo 2020, tra padre e figlio era scoppiata una discussione. E Francesco era arrivato a mettere le mani addosso al padre. L’arrivo dei carabinieri aveva riportato la pace in famiglia. Ma era anche partita una segnalazione ai servizi sociali. Francesco era seguito da uno psichiatra. Il giovane, secondo una prima ricostruzione degli investigatori, riteneva responsabili i genitori della sua situazione di sofferenza e precarietà» [Marotta, CdS].

In un appartamento di corso Roma, in pieno centro a Saluzzo, in provincia di Cuneo, un uomo di 48 anni con problemi psichiatrici, ha ucciso la madre ottantenne e il cane con un corpo contundente poi ha aperto la finestra e si è gettato dal balcone, sfracellandosi al suolo. Alcuni passanti hanno chiamato il 112, ma all’arrivo dei soccorritori l’uomo era già morto. Carabinieri e vigili del fuoco, entrati nell’appartamento, hanno trovato il cadavere della donna nel letto insanguinato.

Nuovi emendamenti contro i magistrati

Nuovi emendamenti contro i magistrati

Mentre a via Arenula gli esperti stanno aiutando il ministro della Giustizia Marta Cartabia a scrivere la nuova riforma del processo penale, martedì il governo rischia la prima imboscata parlamentare sulla Giustizia. Il deputato di Azione, ex Forza Italia, Enrico Costa ha presentato quattro emendamenti alla Legge di Delegazione Europea che arriverà alla Camera e che potrebbero spaccare la maggioranza sul tema della presunzione di innocenza iniziando a colpire l’eredità dell’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede. Il primo emendamento equipara i tabulati telefonici alle intercettazioni – per ottenerli non basterà più la richiesta del pm ma servirà l’autorizzazione del gip – mentre gli altri sono in funzione anti pm: limitazione delle dichiarazioni dei pm durante l’inchiesta (una sorta di bavaglio che ricorda i tempi di Berlusconi), il divieto di diffondere intercettazioni, audio e video, il divieto di dare nomi alle inchieste ma anche lo stop alla pubblicazione “integrale” dell’ordinanza di custodia cautelare. Secondo fonti di maggioranza, Cartabia è irritata dalla presentazione di questi emendamenti ma Costa non molla: “Vediamo chi li vota”.

Dad, scuola di disuguaglianza. E l’università premia i “clan”

Dad, scuola di disuguaglianza. E l’università premia i “clan”

Come ogni anno nei giorni in cui inizia la primavera, Libera ci invita alla memoria e all’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Ebbene, Antonino Capponetto non si stancava di ripetere che “la mafia teme la scuola più della giustizia”. Ma se vogliamo che queste parole ci scuotano fin nelle viscere, allora dobbiamo chiederci: di quale scuola ha davvero paura la mafia? Di quale università? Di quale cultura?

Danilo Dolci, mite profeta di giustizia, lo spiegava nel 1955. Per vincere la mafia, scriveva, “occorre una scuola che collabori alla realizzazione del mondo nuovo. Efferati o incoscienti si è, se non si dà modo subito a tutti di partecipare alla vita: di lavorare, studiare, curarsi, di partecipare alla pari alla responsabilità, alla vita pubblica. Cominciando a garantire proprio gli ultimi, quelli che non ce la fanno, a qualsiasi costo (costo giusto, si capisce): proprio, in un certo senso, il contrario di come si sta facendo”.

Il contrario di come si sta facendo: le parole, miti ma chiarissime, di Dolci colpiscono anche le nostre sicurezze di oggi. Ci invitano a convertirci: cioè, letteralmente, a cambiare strada. Perché la scuola che fa paura alla mafia è quella della Costituzione: quella che forma cittadini. Per esempio, rifiutandosi di formare pezzi di ricambio per lo stato delle cose (per esempio con l’alternanza scuola-lavoro intesa come una palestra di schiavitù), ma trasmettendo, accanto agli strumenti cognitivi e a quelli culturali, il pensiero critico necessario per essere cittadini. E dunque per esercitare un discernimento civico, anche in relazione al voto: “La buona scuola reale è quella che interroga il mondo per cambiarlo, non quella che insegna ad adattarsi al mondo com’è” (Andrea Ranieri). Invece, la scuola che traveste l’ingiustizia sociale da “meritocrazia” non fa affatto paura alla mafia: perché non è la scuola che prepara il mondo nuovo, ma una scuola che cementa il mondo vecchio. Una scuola che di fatto seleziona per censo, lasciando intatti i privilegi, non forma alla giustizia, ma alla legge del più forte: che è proprio quella in cui la mafia si riconosce. “Una scuola che seleziona distrugge la cultura. Ai poveri toglie il mezzo d’espressione. Ai ricchi toglie la conoscenza delle cose”: sono parole di don Lorenzo Milani.

Ed è purtroppo ancor più verso la diseguaglianza che la Dad della pandemia ha spinto la scuola italiana.

All’università le cose vanno ancora peggio, se possibile. Oggi si laurea solo il 5,3% dei figli di genitori senza titolo di studio, il 14% dei figli di genitori con la sola licenza elementare, il 45% dei figli di diplomati e l’83,6% dei figli di laureati. E le università non condividono il sapere con i cittadini ma propongono una offerta formativa a clienti. E vengono misurate attraverso ottusi meccanismi aziendalistici, che alcuni vorrebbero spingere fino a creare un’oligarchia della ricerca.

Ma, allora, che posto ha la giustizia nell’università italiana di oggi? E, per dirla proprio tutta, che paura può fare alla mafia un’università sempre più devastata da fenomeni di corruzione, di potere, di concorsi truccati? Fenomeni per i quali le procure ravvisano il reato di associazione a delinquere, e i giornali parlano, non a torto, di “mentalità mafiosa”: perché fondata sull’appartenenza a clan accademici, perché violentemente vendicativa, fortemente gerarchica e acritica. Davvero pensiamo che questa università possa fare paura alla mafia?

Qualche anno fa, l’allora presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche disse letteralmente che “il dovere nostro è di fare andare avanti l’Italia. Quindi, di fare sinergie, mettere insieme le forze, senza pensare a principi etici”. Se vogliamo che le parole – profetiche – di Antonino Caponnetto siano ancora vere, dobbiamo costruire una scuola e un’università che invece pensino, eccome, ai principi etici. Quelli della nostra Costituzione: l’eguaglianza sostanziale da costruire, il pieno sviluppo della persona umana come obiettivo, il rifiuto del principio d’autorità e il primato del pensiero critico. Ci vuole un’università in cui un giovane brillante nato in una famiglia povera, emarginato dalla scuola pubblica e quindi “adottato” da un clan mafioso e avviato a una formazione da manager, da colletto bianco al servizio degli interessi criminali – sappiamo bene quante storie così esistono davvero – ebbene, un’università in cui quello studente brillante e destinato al peggio possa imparare che il successo e il profitto non sono l’unico metro; possa imparare non solo una tecnica che lo renda competente ed esperto, ma anche un orientamento morale, e una responsabilità civile; possa incontrare professori spogli di ogni potere, se non quello della conoscenza: non padroni, capi, baroni, ma servitori del bene comune. E che, allora, almeno un dubbio possa attraversargli la mente: facendogli vedere che c’è un’alternativa.

Che un riscatto è possibile.

LUNEDI’ 22 MARZO 2021

Clamoroso

Nel cervello di un uomo deprivato di qualunque contatto umano, fisico o virtuale, si attiva la stessa area coinvolta nella fame [Arcovio, Specchio].

In prima pagina
• Caos vaccini in Lombardia, in tilt il sistema di prenotazioni e convocazioni. A Cremona si presentano solo in 58
• Anche per questa settimana l’Italia non potrà andare oltre alle 200 mila dosi di vaccino somministrate al giorno. Motivo: mancano le fiale. Oggi Draghi incontra il generale Figliuolo e il capo della Protezione civile Curcio per provare a uniformare i 21 piani vaccinali regionali
• Ieri sono stati registrati altri 300 morti, +484 ricoverati, +61 in terapia intensiva. Il tasso di positività sale al 7,3%. Persone vaccinate (2 dosi): 2.483.191 (4,16% della popolazione)
• La Commissione europea dice che non c’è bisogno del vaccino russo
• Nuovo record di vaccinazioni in Gran Bretagna: 874.784 in un giorno. Angela Merkel ha deciso di prolungare il lockdown anche ad aprile. Annullato per il secondo anno il Salone del libro di Parigi
• Vicino a Livorno un ricercatore di 28 anni con problemi psichiatrici ha ucciso il padre con due coltellate all’addome
• A Saluzzo un uomo di 48 anni ha ucciso la madre e il cane, poi ha aperto la finestra e s’è buttato nel vuoto
• Oggi in Italia primo sciopero dei dipendenti di Amazon
• La Cina vieta la Tesla a funzionari, militari e dipendenti di aziende di Stato
• Di Maio è volato a Tripoli per incontrare il nuovo premier libico. È il primo ministro dell’Ue a farlo
• Visita a sorpresa del nuovo capo del Pentagono in Afghanistan
• A Roma due gay hanno pubblicato il video in cui un uomo li picchia dopo averli visti baciarsi
• Letta annuncia che nominerà due donne come nuovi capigruppo del Pd in Parlamento
• Renzi perde pezzi: il senatore Eugenio Comincini lascia ItaliaViva e torna nel Pd
• È morto il gesuita GianPaolo Salvini, a lungo direttore de La Civiltà Cattolica
• È morto anche Dick Hoyt, famoso perché correva alle maratone spingendo la carrozzina di suo figlio Rick, affetto da paralisi cerebrale e quadriplegia
• Gianni Morandi ha ripreso a camminare
• Benjamin Mascolo, ex di Benji e Fede, sposerà l’attrice americana Bella Thorne. L’hanno annunciato con un post su Instagram
• La Juventus perde in casa con il Benevento. L’Atalanta s’impone a Verona, la Lazio a Udine, la Samp batte il Torino, il Napoli batte la Roma

Titoli
Corriere della Sera: «Task force per i vaccini»
la Repubblica: Vaccini, il piano Draghi per scuotere l’Europa
La Stampa: Vaccini, consegne a rilento / solo 200 mila dosi al giorno
Il Sole 24 Ore: Il nuovo lavoro oltre il Covid: le scelte del futuro
Il Messaggero: Vaccini a rilento, stretta di Draghi
Il Giornale: Brutta Aria in Lombardia
Qn: Ritardi e furbetti, il caos vaccini
Il Fatto: Vaccini, l’ultima catastrofe / Lombardia da commissariare
Libero: L’Alpino ha trovato la cura
La Verità: Speranza mente, Ricciardi gufa
Il Mattino: Vaccini lumaca, allarme Draghi
il Quotidiano del Sud: Piano vaccini, la Lombardia blocca il Paese
Domani: L’ombra delle stragi torna su Berlusconi

Vaccini Covid agli over 80: solo il 15% ha ricevuto le due dosi

Il 28,2% ha ricevuto la prima iniezione e attende il richiamo. I ritardi nell’immunizzazione della fascia a più alto rischio di morte. Gimbe: «Il 16% delle iniezioni a persone che non ne avevano diritto». I dati regione per regione

Vaccini Covid agli over 80: solo il 15% ha ricevuto le due dosi

Solo la metà

La media nazionale però è insoddisfacente. Appena il 14,7% degli ultra 80enni è immunizzato al completo, il 28,2% si trova a metà del percorso, col primo inoculo. In pratica meno della metà della popolazione più in avanti con gli anni, a più alto rischio di ricovero e di morte (4.442.000) ha avuto l’iniezione. Quasi ultimata invece la fase nelle Rsa dove moltissimi sono stati protetti: l’89,1% degli ospiti (507.912). La differenza tra Regioni è abissale, a prescindere dalla posizione geografica nord-sud. Secondo il piano originale presentato in Parlamento dal ministro Speranza il 2 dicembre e poi aggiornato sulla base delle pessime notizie di mancata consegna dei vaccini, gli anziani avrebbero dovuto essere messi al riparo dal Sars-CoV-2 entro febbraio, scadenza poi slittata a fine marzo per le note difficoltà di approvvigionamento di materia prima. Ora il traguardo scivola a fine aprile, o addirittura a maggio quando sarà scattata la campagna di massa. Il beneficio a livello di riduzione di mortalità nella categoria anziani è fermo su piccoli numeri e comunque non è stato rilevato.

Gli imbucati

Ma c’è soltanto questo, il taglio degli ordinativi, dietro il fenomeno della lentezza con cui la fascia più debole della popolazione sta ancora aspettando la «fialetta»? Non ne è convinto Nino Cartabellotta, fondatore di Gimbe: «Purtroppo all’inizio della campagna vaccinale, che indicava come priorità 1.404.000 operatori sanitari e sociosanitari, parte delle dosi allora disponibili sono finite a persone che non ne avevano diritto. Mi riferisco a dipendenti amministrativi che non avevano contatto né con malati né col pubblico e che quindi anche per l’età non avrebbero dovuto avere la precedenza. Possiamo calcolare che gli imbucati siano stati il 16%. Non dico che sia stata un’operazione in malafede. Eravamo in una fase in cui le aziende farmaceutiche non avevano comunicato i tagli e non si prevedeva ci sarebbero state difficoltà di scorte. Sembrava che ci fosse disponibilità».

Toscana penultima

In Toscana gli amministrativi vaccinati sono stati molti e forse non è un caso che la Regione governata da Eugenio Giani ora si trovi penultima nella classifica delle inoculazioni sugli over 80: appena il 5,3% ha completato il ciclo. Ultima è la Sardegna, col 2,8%. «Eravamo partiti benissimo con le Rsa e poi coi con gli operatori sanitari» ammette Giani, riconoscendo come non tutto sia andato per il verso giusto. E poi? «La verità è che confidavamo in una disponibilità maggiore di vaccini, quella che era stata promessa. Ma purtroppo non è andata così». Il fatto di dover fare i richiami, che con questo tipo di vaccini si fa dopo 21 giorni, ha rallentato l’immunizzazione dei cittadini con più di 80 anni. Adesso, però, la Regione si impegna a recuperare terreno. E il presidente promette che «entro il 25 aprile tutti gli over 80 riceveranno la prima dose». Con l’obiettivo di completare anche i richiami entro la metà di maggio.

Lombardia in recupero

È indietro la Lombardia, l’11,1% degli over 80 ha concluso la profilassi. Ricorda Guido Bertolaso, consulente della Regione dal 2 febbraio per la campagna anti Covid: «Noi abbiamo cominciato a lavorare il 18 febbraio quando Pfizer ha tagliato le forniture. Per non contare le difficoltà con le prenotazioni che ho personalmente denunciato. Ora siamo in rimonta, finiremo col somministrare la prima dose a tutti entro l’11 aprile, a fine aprile col richiamo. Quasi 800 mila over 80 in due mesi, mi sembra un bel risultato».

Le virtuose

Trento è la più virtuosa dopo Bolzano. Antonio Ferro, direttore sanitario dell’azienda locale e presidente della società italiana di igiene, ha puntato sul sistema delle prenotazioni e poi «sulle vaccinazioni a domicilio. Circa 2.500 anziani hanno ricevuto Moderna a casa grazie ai medici di famiglia». Risultato: qui la mortalità, in questa categoria, si è ridotta allo 0,5%. In Campania le sedute vaccinali per over 80 si concluderanno il 10 aprile, annuncia Enrico Coscioni, consigliere del governatore De Luca per l’emergenza. I problemi hanno riguardato gli interventi a domicilio, non sempre tempestivi: «Abbiamo avuto un calo sulla mortalità ma non possiamo quantificarlo».

C’era una volta
Dieci anni fa
Mercoledì 23 marzo 2011. Libia. «Greg Bagwell, vice capo dell’aviazione inglese a Gioia del Colle: “La loro forza aerea non esiste più come forza combattente. Il loro sistema di difesa integrata e le reti di comando e controllo sono così gravemente degradate che possiamo operare con relativa impunità sulla Libia”. Quasi nello stesso momento, il ministro inglese delle forze armate comunicava alla stampa quanto segue: “Non sappiamo quanto durerà. Non sappiamo se porterà a una situazione di stallo. Non sappiamo se le capacità libiche verranno neutralizzate in tempi rapidi. Chiedetemelo tra una settimana”. Il quadretto può essere completato dalle ultime dichiarazioni di Gheddafi. Apparso in tv, dopo aver detto “niente mi fa paura, nessun tiranno mi può spaventare, sono inaffondabile, siamo pronti per la battaglia lunga o breve che sia, questa è una coalizione di fascisti che finirà nell’immondizia della storia”, ha aggiunto: “Queste bombe mi fanno ridere”» [Dell’Arti, Gazzetta].
«Beh, sembra Berlusconi. Lo attaccano da tutte le parti, belle ragazze, Fini che lo molla, processi a go go, giornali che strillano quasi ogni giorno “a questo punto si deve dimettere” e lui che sta sempre lì» [ibid].
Siria. Il governatore del Hawran, Fayṣal Kulthūm, viene rimosso dall’incarico dal presidente siriano.
Il parlamento europeo, approvando le modifiche al Trattato di Lisbona, istituisce il Mes, il Meccanismo Europeo di Stabilità, l’istituzione europea che ha lo scopo di aiutare i paesi in difficoltà. La Lega Nord vota contro.
Caso Scazzi. Michele Misseri si autoaccusa nuovamente del delitto, dicendo di aver strangolato Sarah con una corda nel garage di casa durante un raptus scaturito dal fatto che non riusciva a far partire il suo trattore.
Roberto Napoletano è il nuovo direttore del Sole 24 Ore.
Muore a Los Angeles Elizabeth Taylor.
«Otto matrimoni alle spalle, sette mariti, uno dei quali, Burton, sposato due volte, oggi abita sola, a parte i domestici e i cani, nella sua reggia di Bel Air resa meno disadorna da un Van Gogh e da qualche Toulouse-Lautrec. È sopravvissuta a tutto e a tutti, sesso alcol diamanti, cascando – sì – ma sempre in piedi, i celebri occhi viola scintillanti anche nella terza età, nonostante le protesi, i punti, i lividi […]. È da quando, bambina, ha girato Torna a casa Lassie che alimenta con capricciosa sapienza la propria leggenda. Ancora oggi, da circa mezzo secolo, Liz zarina di Hollywood è un’icona. Non è solo il volto che ha totalizzato il maggior numero di copertine sui rotocalchi, o il multiplo di Andy Warhol più famoso, più copiato, più riprodotto assieme a quello di Mao e di Marilyn. Liz è merchandise, vende e fa vendere: appare anche sulle scatole dei cereali, sui kit da cucito, sui francobolli di Nigeria, Burkina Faso, Grenada, Repubblica di Mali e anche Russia. Nei tardi anni 50 un tipo di popcorn, Jiffy Popocorn, s’ispirò alla sua pettinatura […] Cleopatra fu uno dei maggiori disastri finanziari della storia del cinema: secondo i conti della produzione Liz mangiava tutte le mattine per colazione 12 polli e 18 kg di bacon. Ma che importa il dare e avere. Fu un elettricista di Cinecittà il primo a capire che fra lei e Burton era divampata la passione: “Aò, quei due fanno sul serio!”, esclamò di fronte a una scena d’amore un po’ troppo partecipata […]. Fra i mitici diamanti che lui le regalerà, alternati ad epici litigi con botte, la pietra che prenderà il nome dalla loro coppia: il Taylor Burton, 69,42 carati che Liz indosserà un’unica volta per poi venderlo e costruire un ospedale in Botswana. Generosissima. Ex bambina prodigio, ex fidanzata d’America, ex (ma neanche tanto ex) collezionista di amanti e mariti, si è riciclata in fata benefica della beneficenza, in regina dei charities, in santa patrona a favore della ricerca sull’Aids […]. Quando nel maggio del 2000 viene insignita dalla regina Elisabetta della più alta onorificenza riservata alle donne, quella di Dame, si presenta a Buckingham Palace sulla sedia a rotelle. Più mostra la propria vulnerabilità più è amata dalla gente comune: quale altra diva, quale star si sarebbe fatta fotografare calva con l’enorme cicatrice fresca sul cranio in bella vista?» [Laura Laurenzi, Rep].
Venti anni fa
Venerdì 23 marzo 2001. «Diventa incandescente lo scontro fra i Poli su politica e televisione. La Commissione di vigilanza Rai ha infatti approvato ieri, a maggioranza, il regolamento sulla par condicio per la campagna elettorale. In sintesi: via libera a Satyricon e ai programmi di informazione (da Porta a Porta a Il raggio verde), ma con alcuni freni. I programmi di satira, ad esempio, non potranno ospitare esponenti politici. Ma la tensione tra le forze politiche resta alta, il centrodestra attacca la maggioranza. Silvio Berlusconi lancia accuse di fuoco: “Antidemocratici. È un colpo di forza della sinistra totalitaria. Non vogliono farmi parlare”. E i due consiglieri della Rai Alberto Contri e Gianpiero Gamaleri hanno confermato le dimissioni, sospese il 19 marzo scorso» [CdS].
I banditi che hanno rubato la salma di Enrico Cuccia hanno chiesto sette miliardi e mezzo di lire in franchi svizzeri, da versare su un conto della Rothschild Bank. Nella lettera, composta con ritagli di giornale, anche la foto della bara appena estratta dal loculo. «Ma la gang ha commesso un errore grossolano. I banditi hanno indirizzato la missiva a Paolo Cuccia, amministratore delegato dell’Acea, convinti che fosse il figlio del banchiere: invece non c’è alcuna parentela. Un testimone ha visto l’uomo che ha spedito la busta in un ufficio postale di Torino. E gli investigatori avrebbero identificato il basista della zona che ha aiutato la banda» [CdS].
Muore a Hollywood William Hanna, papà di Tom&Jerry, dei Flintstones etc.
«Giovane ingegnere edile rimasto senza lavoro con la Grande depressione, cercò di sbarcare il lunario in vari studios hollywoodiani, percorsi negli anni Trenta dalla febbre dei cartoni animati. Passò anche alla Disney, ma fu alla Metro Goldwyn Meyer che incontrò Barbera. Quando crearono Tom&Jerry alla Metro trovarono ripetitivo quel perenne inseguirsi tra gatto e topo. Ma Hanna, oltre che fine psicologo, era ingegnoso nell’inventare trappole e beffe che, sorrette dalla grafica spumeggiante di Barbera, vinsero ben sette Oscar […] A metà degli anni Cinquanta i costi indussero la Metro a tagliare i cartoon; così Hanna&Barbera si misero in proprio, inventando l’’animazione limitata”, meno dispendiosa e più adatta alla tv, che decretò (1959) il trionfo dei Flintstones, la prima sit-comedy animata dove era la battuta a prevalere sull’azione» [Medail, CdS].
Venticinque anni fa
Sabato 23 marzo 1996. «Majid al-Molqi, il terrorista palestinese evaso da Rebibbia il 28 febbraio scorso, è stato arrestato in Spagna dalla polizia italiana e dalla Guardia civil. Lo hanno bloccato alle 12,30 mentre camminava in una strada di Estepona, una cittadina balneare a venti chilometri da Marbella. Lo ha tradito l’amore, la telefonata fatta all’amica italiana e intercettata dagli inquirenti. Appena saputa la notizia Lamberto Dini ha avvertito l’ambasciatore Usa Reginald Bartholomew, che nei giorni scorsi aveva espresso pubblicamente tutto lo sconcerto degli americani per la fuga di al-Molqi da Rebibbia, dove stava scontando 30 anni di carcere per il sequestro dell’Achille Lauro e l’uccisione di Leon Klinghoffer, un anziano ebreo invalido» [Sta].
Prosegue il braccio di ferro tra Renato Squillante e il pool milanese. «Interrogato da Ilda Boccassini, ancora una volta si è avvalso della facoltà di non rispondere – almeno fino a quando non gli saranno fatte contestazioni precise – ma dopo un colloquio con i medici del carcere ha sospeso lo sciopero della fame. Il gip Alessandro Rossato ha escluso l’ipotesi degli arresti domiciliari, ribadendo il rischio di inquinamento delle prove. Intanto, da Roma, il pm Paolo Ielo continua a visionare i fascicoli dei processi archiviati, processi che si sospettano “aggiustati” dal medesimo Squillante» [Bianconi e Marzolla, Sta].
Quaranta anni fa
Lunedì 23 marzo 1981. La stampa italiana cerca di far chiarezza sulle misure anticrisi varate ieri dal governo. Per contenere la perdita della lira la Banca d’Italia è intervenuta in modo massiccio. Il nuovo tasso di sconto è del 19% mossa che porterà il costo del denaro al 26% per le aziende. Nel contempo il governo si impegna a tagliare la spesa pubblica di 5 mila miliardi. I medici non vedranno l’aumento a loro promesso prima del 1° luglio.
William Joseph Aricò, il killer che ha ucciso Ambrosoli, viene arrestato al confine fra Stati Uniti e Canada per una violazione valutaria. Poco dopo viene rilasciato: non risultava ricercato. I doganieri però hanno trattenuto il passaporto dal quale risultavano numerosissimi viaggi in Italia fra il 1978 e il 1981 [Ravelli, Rep].
A Birmingham muore il campione di motociclismo Mike Hailwood: «Dopo aver lottato per quasi 40 ore con la morte, Mike Hailwood è spirato questa sera al Birmingham Accident Hospital. Il popolare campione inglese di moto e auto vi era stato ricoverato in gravissime condizioni dopo l’incidente stradale in cui era rimasta uccisa all’istante la figlioletta Michelle, di 9 anni; il figlio David, di 6 anni, aveva riportato lievi contusioni. Hailwood, che avrebbe compiuto 41 anni fra dieci giorni, si era recato nella serata di sabato con i due bambini a comprare pesce e patatine fritte per cena. A cinque chilometri dalla villa in finto stile Tudor dell’ex campione del mondo, a Tandworth in Arden, nella Contea del Warwickshire, lungo una veloce rotabile a doppia carreggiata, la Rover 3500 di Hailwood si è schiantata contro il retrotreno di un pesante autocarro. La Rover è rimasta semidistrutta. I soccorritori hanno dovuto tagliare la lamiera del tetto per estrarre dai rottami Hailwood e i suoi figli. Dopo il ricovero in ospedale, Hailwood veniva operato al cranio e poi tenuto in vita con l’assistenza di un apparato per la respirazione artificiale. Al capezzale dell’ex campione accorreva subito la moglie Pauline, ex attrice, di 40 anni. Il dieci volte campione del mondo, già grande avversario di Agostini, dirigeva una grande azienda motociclistica. La sua scomparsa ha commosso gli inglesi» [Sta].
Cinquanta anni fa
Martedì 23 marzo 1971. L’Argentina è governata da un triumvirato militare. Dopo un braccio di ferro durato vari mesi, i comandanti in capo delle forze armate hanno destituito il presidente Levingston. «Come è ormai norma, il golpe è stato incruento: reciproche destituzioni e uno scambio di comunicati subito trasmessi da tutte le stazioni radiotelevisive. Ma la guerra di parole finiva quando, ottenuto l’appoggio della maggioranza delle guarnigioni militari, una delle due parti prendeva il sopravvento. Con la stessa tecnica, cinque anni fa, i generali avevano rovesciato il governo dell’allora presidente costituzionale Illia, che veniva sostituito dal generale Ongania» [CdS].
Sessanta anni fa
Giovedì 23 marzo 1961. Il presidente Kennedy ha deciso di difendere il Laos e messo i russi davanti a una scelta: la via diplomatica o un inasprimento del conflitto. Nel suo discorso alla nazione il presidente ha fatto capire che punta tutto sulla riapertura dei negoziati ma ha anche affermato che senza un “cessate il fuoco” da parte dei ribelli – armati dai sovietici – gli Usa non siederanno ad alcun tavolo ma scenderanno in campo per salvaguardare l’indipendenza del piccolo Stato asiatico.
Elvis Presley termina la registrazione di Can’t Help Falling in Love, negli studi Radio Recorders di Hollywood
Novanta anni fa
Lunedì 23 marzo 1931. «La celebrazione del XII annuale della fondazione dei Fasci di combattimento, la festa della giovinezza, ha avuto inizio nella grandiosa cornice del Colosseo e si è conclusa nel magnifico viale della passeggiata archeologica». Ecco il messaggio del Duce letto da l’on. Scorza e pubblicato sul primo numero di Gioventù fascista: «Gioventù Fascista inizia le sue pubblicazioni in un giorno memorabile, nel XII annuale della fondazione dei Fasci di combattimento. La cronaca narra che il 23 marzo del 1919, su invito di chi scrive queste linee, si riunirono a Milano alcune decine di uomini in un palazzo di piazza San Sepolcro, e decisero la costituzione di. una organizzazione che fu da me chiamata di “combattimento”. C’erano stati nel 1915, durante la campagna dell’intervento, i Fasci d’azione rivoluzionaria, anch’essi raccolti attorno al Popolo d’Italia; durante la guerra, in un momento di depressione degli spiriti e di manovre insidiose del disfattismo, sul fronte interno un folto gruppo di senatori e di deputali avevano dato vita al Fascio parlamentare. Ma i “Fasci italiani di combattimento” si ricollegavano non al Fascio parlamentare, ma ai Fasci d’azione rivoluzionaria, che furono i protagonisti del moto popolare per la guerra. Reduci di guerra erano infatti, nella loro quasi totalità, gli intervenuti all’adunata. Reduci di guerra orgogliosi dell’intervento e della Vittoria; trinceristi, fieri di quanto essi avevano voluto, non, come si disse allora e come fu per tanti altri, “Maddaleni pentiti”. Gli uomini del 23 marzo non solo non rinnegavano la guerra, ma la esaltavano ancora ed erano decisi a riprenderla: riprenderla contro la falsa pace di umiliazione e di rinunzia che ci era stata inflitta a Versaglia» [CdS].
Cento anni fa
Mercoledì 23 marzo 1921. «Non importa se il nostro programma concreto non è antitetico ed è piuttosto convergente con quello dei socialisti… Noi ci permettiamo il lusso di essere aristocratici e rivoluzionari: legalitari e illegalitari a seconda delle circostanze di tempo, di luogo di ambiente, in una parola, di storia nella quale siamo costretti a vivere e ad agire… il fascismo non è un partito, è un movimento» [Benito Mussolini, Il Popolo d’Italia].
Militanti anarchici, per protesta contro la carcerazione di Errico Malatesta, fanno esplodere a Milano intorno alle ore 22.30 una bomba che dovrebbe uccidere il questore Giovanni Gasti; l’ordigno, collocato per imperizia degli attentatori (Giuseppe Mariani, Giuseppe Boldrini ed Ettore Aguggini) ad alcuni metri dall’abitazione del funzionario, manca il bersaglio. Il questore riporta lievi ferite e l’esplosione provoca una ventina di morti fra il pubblico (Enrico Aldì, Carlo Ardizzoni, Pietro Lazzari, Alessandro Lorenzi, Giuseppe Maggi, Vitaliano Maiocchi, Giuseppe Marano, Teresita Nastri, Ettore Pecoraro, Angelo Rastelli, Renzo Rosi, Leontina Rossi, Vittoria Troeschel) e i musicisti (Pietro Boni, Margherita Leoni, Gemma Malatesta, Mario Tedeschi, Ernesto Troeschel) del teatro Diana, dove si rappresenta lo spettacolo di varietà Mazurka blu di Franz Lehar. Mezz’ora dopo la strage una squadra di camicie nere irrompe nella sede del giornale anarchico Umanità Nova e appicca un incendio che distrugge documenti e mobili; contemporaneamente una spedizione punitiva mette a soqquadro il circolo socialista di Porta Venezia e l’Unione sindacale di via Mauro [Franzinelli].
Centodieci anni fa
Giovedì 23 marzo 1911. Al Quirinale Vittorio Emanuele III riceve il deputato socialista Leonida Bissolati.
«L’incontro era stato cordiale e il Re non si era formalizzato di fronte a quell’esponente socialista che si era presentato al suo cospetto senza l’abito nero di circostanza e che lo aveva apostrofato con un tutt’altro che protocollare: “Caro signore”. Aveva fatto di tutto, il sovrano, per mettere a proprio agio l’imbarazzato visitatore: prima di affrontare i temi politici, il Re gli aveva parlato di alpinismo. Bissolati, secondo la testimonianza della sorella, ne aveva avuto una buona impressione, quella di: “un uomo molto simpatico, uno spirito moderno, semplice, un’intelligenza tutt’altro che eccezionale, ma dotata di grande prontezza e di fine intuito”. L’incontro era stato propiziato da Giovanni Giolitti, che, dopo la crisi del governo Luzzatti, si accingeva a costituire il nuovo gabinetto e, da tempo, aveva in animo di coinvolgere l’esponente politico socialista in una responsabilità ministeriale» [Perfetti, Il Tempo].
Centoventi anni fa
Sabato 23 marzo 1901. L’abolizione del dazio sul grano non è passata alla Camera.
Il dazio d’importazione sul grano in Italia è di 7,50 lire il quintale. Da un quintale di grano si possono ottenere 70 o 80 chili di farina ottima, «in proporzione il dazio sulla farina dovrebbe essere di 10 lire il quintale invece è di 12,30, perché oltre al protezionismo agrario c’è una protezione industriale a beneficio dei mugnai o specialmente dei proprietari di grandi molini a vapore» [CdS].
«Molti [italiani] cercano di non far altro se non raggiungere il dolce far niente. Un po’ di maccheroni a pranzo, una strimpellata alla chitarra o al mandolino […] suonando sotto le finestre e strappando qualche centesimo e sono contenti» (Leslie’s Illustrated, 23 marzo 1901) [Gian Antonio Stella, L’orda].
Centotrenta anni fa
Lunedì 23 marzo 1891. Si annuncia ufficialmente la rottura dei rapporti diplomatici con Menelik. Corrono voci allarmanti sui pericoli corsi dal conte Antonelli che avrebbe dovuto fuggire dalla Corte di Menelik col residente Salimbeni ed altri italiani.
Centoquaranta anni fa
Mercoledì 23 marzo 1881. Stasera a Nizza, nel Teatro dell’Opera Italiana, scoppia un violento incendio al principio della rappresentazione della Lucia di Lammermoor. Verso le 3 ant. 59 sono i cadaveri estratti dalle macerie. Si teme che ascendano a un centinaio (Comandini).
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Centocinquanta anni fa
Giovedì 23 marzo 1871. La Camera approva la legge per l’unificazione legislativa delle province venete e mantovane (Comandini).
A Parigi regnano l’anarchia e il terrore. Sono soppressi molti giornali. Il commercio è interrotto. La borsa fa chiusura a 51. Il giornale La Comune si adopera ad organizzare la Comune. La Guardia Nazionale cerca di arginare la rivolta, capeggiata dal Comitato insurrezionale (Comandini).
Centosessanta anni fa
Sabato 23 marzo 1861. Nota della legazione sarda a Berna comunica al signor Knusel, presidente della confederazione elvetica, la creazione ufficiale del Regno d’Italia. Al Senato il ministro di grazia e giustizia Cassinis annunzia la formazione del nuovo Ministero: Cavour, presidenza, esteri, marina ; Minghetti, interno; Fanti, guerra; Bastogi, finanze (per le quali continua provvisoriamente Vegezzi fin che Bastogi siasi liberato da alcuni impegni); Natoli, agricoltura e commercio; De Sanctis, istruzione; Peruzzi, lavori pubblici; Cassinis, grazia e giustizia; Niutta, ministro senza portafoglio. Il Senato vota quindi con 74 voti su 75 votanti il disegno di legge per la intestazione degli atti del governo: «Vittorio Emanuele II — per Grazia di Dio e Volontà della Nazione, Re d’Italia» (Comandini).
«Nel primo governo italiano c’erano due soli piemontesi, Cavour e Cassinis. La maggioranza era tosco-emiliana: Minghetti, Fanti, Peruzzi, Bastogi. De Sanctis e Niutta erano napoletani, Natoli siciliano» (Giorgio Dell’Arti, Cavour, Marsilio 2011).
Alla Camera il co. di Cavour annunzia la costituzione del nuovo Ministero. La Marmora svolge critiche all’opera del ministro Fanti. Brofferio deplora che usinsi più riguardi ai provenienti dall’esercito borbonico che da quello di Garibaldi. Crispi approva La Marmora. Sirtori dice che la spedizione dell’esercito regolare nell’Italia Meridionale fu fatta per combattere i garibaldini: ciò solleva grande tumulto. Il presidente si cuopre. Ripresa la seduta, Cavour prega La Marmora a ritirare il suo ordine del giorno contrario all’opera del ministro Fanti: La Marmora lo mantiene; la Camera lo respinge (Comandini).
A Torino fra il ministro dei lavori pubblici Peruzzi, e P.A. Adami è firmata nuova convenzione (ben diversa da quella del settembre-ottobre 1860) per la costruzione di ferrovie nell’Italia Meridionale (Comandini).
Papa Pio IX sta male. «Circolano voci inquietanti sul declinare delle sue facoltà mentali». Ha 69 anni, ma ha già manifestato più volte difficoltà cardiache. «Ora fa spesso dei vaniloqui» e c’è chi già progetta la sua successione. È quanto scrive da Napoli, oggi, il quotidiano La Nazione: «La malattia del Papa è più morale che fisica. Dipende dalla profonda melanconia in cui lo hanno messo le relazioni dei vescovi nelle quali si dice chiaramente che in Italia lo scisma è inevitabile se non si concilia la Chiesa con il sentimento nazionale». Secondo il quotidiano, «i medici ormai non lo abbandonano più. Hanno deciso di non farlo più uscire nemmeno per Roma. È stato disdetto anche qualsiasi riposo a Castel Gandolfo». A fronte di questa situazione, «Re Francesco di Borbone ha già proposto al governo francese l’acquisto dei Palazzi Farnese, Farnesina e Caprarola. L’alienazione è stata avvallata da un rescritto del Papa». «Il povero Pio IX è perduto per sempre e dall’abisso in cui è caduto non può uscire e non uscirà che colla vita», assicura La Nazione. Riferisce che «si è già fatta firmare al Papa una bolla in cui autorizza il Sacro Collegio a creare un nuovo Papa, lì sui due piedi, presente il cadavere; di modo che potrebbe darsi che la notizia del nuovo Papa preceda quella della morte del vecchio. A quanto si dice, il Sacro Collegio avrebbe già fatta la sua scelta e non rimarrebbe che pubblicarla appena spirato Pio IX» [Maurizio Lupo, La Stampa 23/6/2011].
È condannato a 15 giorni di carcere e 200 lire di multa il gerente della Voce del Popolo di Faenza, per avere pubblicato un sonetto «a Bruto» firmato Maccolini ed eccitante all’assassinio di un sovrano alleato (Napoleone III.) (Comandini).
Centosettanta anni fa
Domenica 23 marzo 1851. Muore a Russi (Ravenna), ucciso dalla gendarmeria pontificia, Stefano Pelloni, il brigante meglio noto con il nome di Il Passatore. Aveva 27 anni. «Il suo cadavere fu messo su un carretto ed esibito per tutte le strade della Romagna, a dimostrazione dell’effettiva fine del brigante e per evitare l’insorgere di eventuali future leggende sulla sua morte».
«Il nome gli derivò dal mestiere del padre, traghettatore da una riva all’altra del Lamone, fiumetto di 90 km che sbocca all’altezza di Ravenna. Uccise solo per rubare, ma la politica lo arruolò senza fondamento e la leggenda lo ingentilì. Come i nazisti che lacrimavano al canto degli uccelli, gli fu attribuita tenerezza verso i fanciulli. Pascoli, da poeta, preferì la balla alla cruda verità e lo evoca come «il Passator cortese» in Romagna. Pelloni, stupito egli stesso dalla sua buona fama presso il popolino, ne chiese ragione a un saggio. “Togli i soldi ai ricchi e uccidi i poliziotti. Di che ti stupisci? Fai quello che la gente non ha il coraggio di fare”, fu la risposta» [Giancarlo Perna, Il Giornale].
Duecento anni fa
Venerdì 23 marzo 1821. Gli austriaci occupano il Regno delle Due Sicilie e ristabiliscono il legittimo re Ferdinando I, che per vendetta mette in atto rigidissime forme di repressione.