LUNEDì 12 APRILE 2021

ClamorosoIl vaccino antirabbico di Semple, preparato sulla falsariga di quello di Pasteur del 1884, provocava un caso di encefalite demielinizzante allergica ogni 1.000 – 10.000 somministrazioni [M. La Placa, Principi di Microbiologia Medica, EdiSES, XIV 2014].

In prima pagina• Nel Torinese un uomo di 83 anni ha ucciso la moglie, il figlio disabile e i proprietari dell’appartamento in cui viveva, poi ha tentato il suicidio senza riuscirci• Conte incontra i deputati grillini e dice che il M5s «deve strutturarsi». Casaleggio attacca la linea Conte: «Si trasformano in un partito per mettere in difficoltà finanziaria Rousseau e permettere il terzo mandato»• In 300 ragazzi in strada per girare il video del rapper Neima Ezza. Finisce in guerriglia con lanci di bottiglie e sassi all’arrivo delle forze dell’ordine• L’ex commissario Arcuri è indagato per peculato nell’inchiesta sulle mascherine• Da oggi tutta l’Italia è arancione tranne quattro regioni• Ieri i morti registrati sono stati 344. Scendono i ricoverati in terapia intensiva (-15). Il tasso di positività risale dal 5,5% al 6,2%. Le persone vaccinate (due dosi): 3.921.770 (6,58%)• In Abruzzo vaccinato un reduce di guerra quasi centenario. La mortalità tra i medici è scesa del 95%. Quelli di #ioapro vogliono assaltare Montecitorio• Un virologo cinese ammette che i loro vaccini hanno una bassa efficacia. Nuova impennata di contagi negli Stati Uniti, il 40% dei marines americani ha rifiutato il vaccino• Blackout al sito nucleare di Natanz. L’Iran accusa Israele: «È stato un atto di terrorismo»• Nel carcere di Duenas, in Spagna, Igor il Russo, ha aggredito e mandato all’ospedale cinque secondini• Il presidente uscente della repubblica di Gibuti è stato rieletto col 98 per cento dei voti• L’Inter batte 1-0 il Cagliari, conquista l’undicesima vittoria di fila e mantiene il vantaggio di 11 punti sul Milan. La Juventus supera 3-1 il Genoa, il Napoli s’impone a Genoa contro la Samp, la Lazio vince 1-0 a Verona in pieno recupero e la Roma sconfigge il Bologna con rete di Borja Mayoral. Nel posticipo, Fiorentina Atalanta è finita 2-3• Lorenzo Sonego ha vinto il Sardegna Open, il torneo Atp di Cagliari. Per il tennista italiano è il secondo titolo in carriera• Un’irlandese fa la storia dell’ippica: è la prima a vincere il Grand National, la più importante corsa a ostacoli• È morto di Covid Massimo Cuttitta, leggenda del rugby italiano. Aveva 54 anni

TitoliCorriere della Sera: La corsa a trovare i vaccinila Repubblica: «In estate saremo più sicuri»La Stampa: «Tutta Italia aperta entro il 2 giugno»Il Sole 24 Ore: Bonus casa e 110%, i requisiti impossibili che bloccano i lavoriIl Messaggero: Al ristorante solo se prenotatiIl Giornale: Salvini: cosa faròLeggo: L’Italia riparte in arancione / Rosse 4 regioniQn: Prove di riapertura, sì di SperanzaIl Fatto: Le cure monoclonali ci sono / Ma le Regioni non le usanoLibero: Migliaia di case Inps / regalate ai raccomandatiLa Verità: Fuori legge i ventilatori cinesi / Nel contratto il nome di D’AlemaIl Mattino: «Over 80, mancano i vaccini»il Quotidiano del Sud: Recovery Plan, soluzione di StatoDomani: Gli affari d’oro (nero) fra i Moratti ed Erdogan

IN TERZA PAGINA [vai]
Stammi lontano, Einstein (Benini)I nazisti odiavano i gatti (F. Merlo)Elogio della Traviata in tivù (Grasso)Il lunedì di Sconcerti

Delitti e suicidi

In un appartamento al quinto piano nel centro di Rivarolo Canavese, comune di 12 mila anime a mezz’ora da Torino, sabato sera Renzo Tarabella, pensionato, 83 anni, ha preso la sua pistola, una semiautomatica calibro 9 legalmente detenuta, e ha sparato più volte uccidendo la moglie Rosaria Valovatto, 79 anni, e il figlio Wilson, 51 anni, disabile. Poi ha freddato anche una coppia di anziani coniugi, proprietari della loro abitazione, che vivevano al piano di sopra dello stesso stabile: Osvaldo Dighera, 74 anni, e la moglie Liliana Heidempergher, 70. A chiamare i carabinieri è stata la figlia di Dighera, Francesca, che abita a pochi metri e s’era preoccupata, non riuscendo a contattare i genitori. Quando i carabinieri sono entrati in casa, otto ore dopo gli omicidi, Tarabella ha provato a uccidersi sparandosi un colpo in bocca, senza riuscirsi. Portato all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, è stato operato d’urgenza e ora è in gravissime condizioni. «“È sempre stato un tipo burbero, sapevamo che aveva una pistola, ma non avremmo mai immaginato una cosa del genere”, ha commentato l’ex genero. “Perché lo ha fatto? Non lo so, ribadisce, “da quando mi sono separato dalla figlia ho troncato i rapporti. Parlate con gli assistenti sociali, chiedete a loro”. La famiglia era stata seguita, ma il sindaco Alberto Rostagno nega che ci fossero stati problemi: “Il figlio 51enne diversamente abile è stato seguito fino a poco tempo fa dai servizi sociali che hanno smesso quando il padre ha firmato perché non lo facessero più”» [Ribaudo, CdS]. «Non ci sono messaggi di addio. Non ci sono lettere. Soltanto le voci della piazza che raccontano come l’omicida, in qualche modo, guardasse con un po’ di invidia la famiglia dei vicini. Perfetta. Diventati nonni da poco. Felici. Soltanto voci, e pettegolezzi, ma per ora non c’è nulla di concreto o comunque in grado di spiegare fin in fondo questa strage» [Poletto, Sta].

La cura monoclonale c’è, ma le Regioni non la usano

La cura monoclonale c’è, ma le Regioni non la usano

Somministrata a meno di duemila pazienti, ancora ferme ben 38 mila dosi. E Figliuolo ne annuncia altre 150 miladi  | 12 APRILE 2021

“Li abbiamo somministrati a 22 pazienti, sono guariti tutti”. Esulta Francesco Menichetti, responsabile del reparto di malattie infettive dell’Ospedale di Cisanello, provincia di Pisa. L’Edificio 13 è l’hub di riferimento per la sperimentazione clinica delle terapie anticorpali: lì è stato sperimentato per la prima volta in Italia il monoclonale di AstraZeneca, la somministrazione è poi partita in tutta la regione dopo l’arrivo dei monoclonali della Eli Lilly. L’entusiasmo si ferma però davanti ad altri numeri: la Toscana dal 23 marzo ha ricevuto 1.080 fiale ma ne ha somministrate soltanto 239. Ed è tra le regioni più “virtuose”: la Calabria, con 12 mila positivi e 500 ricoverati, ha trattato un solo paziente, il Molise nove, l’Emilia-Romagna si è fermata a quota 21. L’impressione è che la macchina non sia proprio partita, mentre altre regioni corrono come il Veneto con 372 dosi e il Lazio con 282 (la classifica è a fianco). Nel frattempo 38 mila dosi acquistate, anziché curare i malati, restano nei frigo.

Questo dicono i dati del monitoraggio Aifa sui “Centri abilitati mAb Covid-19”, le strutture sanitarie autorizzate al trattamento dall’inizio di marzo. Il Fatto ha analizzato l’ultima estrazione che sarà diffusa a breve sul sito dell’Agenzia del Farmaco. Risale al 9 di aprile ed è stata presentata venerdì alle regioni e poi condivisa con il ministero della Salute e la struttura Commissariale per l’emergenza, non senza preoccupazione. Per quanto limitata a un mese scarso, la serie storica dai dati sul consumo indica che finora le Regioni hanno utilizzato un quantitativo minimo rispetto ai farmaci distribuiti: meno del 5%. Il tutto a tre mesi dall’autorizzazione in emergenza firmata dal ministro Roberto Speranza, con le terapie intensive tornate a riempirsi. Ma i vaccini a singhiozzo fanno scandalo, il ritardo della campagna sui monoclonali che riducono il rischio di ricovero passa stranamente sotto silenzio.

È partita ai primi di marzo, quando l’Italia ha acquistato 40 mila dosi. Il generale Francesco Paolo Figliuolo, appena insediato, aveva annunciato l’acquisto di altre 150 mila ma di queste non si ha notizia. Le somministrazioni di quelle disponibili procedono però a rilento, con grandi differenze da Regione a Regione. Il Piemonte ha garantito 114 prestazioni, la Campania 90, poi Marche (86) e Liguria (80), la Sicilia (63) fino al Molise (9). Con una media di 100 al giorno, il totale nazionale per ora non arriva a duemila. Per somministrare tutte le dosi promesse, a questo ritmo, non basteranno sei anni. Che cosa rallenta l’uso dei monoclonali, unica cura autorizzata al mondo contro il Covid-19?

La questione di fondo non è più se e quanto funzionino, perché lo si rileva dagli esiti clinici favorevoli laddove – non più solo all’estero – sono stati eseguiti trattamenti. E non è neppure la complessità della loro somministrazione: che siano farmaci ospedalieri da iniettare con fleboclisi in strutture attrezzate, che richiedano un forte collegamento tra ospedale e territorio lo si sapeva da mesi e che sia fattibile lo dimostrano i numeri delle regioni che sono più avanti nella classifica. Il punto, semmai, è proprio l’incapacità delle altre di mettere a sistema il loro utilizzo. A differenza dei vaccini, infatti, il criterio di ripartizione non è la popolazione ma il fabbisogno terapeutico dei pazienti “eleggibili” al trattamento: persone a rischio con sintomatologia da lieve a moderata, precocemente diagnosticata, che vanno individuati, inseriti nel protocollo sanitario e avviati ai centri per la somministrazione. I dati di Aifa dicono però che su 368 centri abilitati al trattamento solo un terzo (120) finora ha effettivamente prescritto una terapia anticorpale.

Teoricamente le dosi dovrebbero essere assegnate in base all’andamento dei contagi e alla capacità di usarle messa in campo dalle regioni. Il monitoraggio sull’incidenza e sul consumo evidenzia come il secondo aspetto sia a dir poco preminente sul primo. L’Emilia-Romagna, ad esempio,ha trattato solo 21 pazienti, vale a dire sei volte meno del Piemonte che ha la metà dei positivi e dei malati in isolamento. Va anche detto che proprio la Regione di Stefano Bonaccini è però suscettibile di un rapido scatto: è l’unica ad aver stilato un protocollo per la somministrazione domiciliare, cioè direttamente a casa del malato, che potrebbe cambiare le cose. Sempre che altre regioni la seguano.

Lo scarso quantitativo di dosi disponibili, unito al ritardo delle regioni nell’usarli, costringe l’Agenzia del Farmaco a limitarne il consumo a scapito di quelle che viaggiano invece spedite coi trattamenti e da giorni fanno pressione, comprensibilmente, per avere più farmaci di quelli assegnati. Le dosi vengono distribuite direttamente dai produttori ai centri autorizzati, ma in quantità contingentate per evitare che le regioni rimaste indietro, una volta andate a regime, restino senza. Questa “politica del rubinetto” però, fatalmente, rallenta tutta la macchina: nell’ultima settimana le prescrizioni nazionali sono aumentate ma di appena 80 dosi (da 567 a 647) e in sette Regioni sono addirittura calate: l’Umbria, ad esempio, è passata da 17 a 10, il Veneto ne ha fatte 17 meno della settimana precedente. Tutto questo appare già poco comprensibile ai medici. Inaccettabile ai malati cui le dosi negate potrebbero salvare la vita. Se solo non rimanessero nei frigo.

Ma mi faccia il piacere

di  | 12 APRILE 2021

Camillo, penso. “Cavour fece il trasferimento da Torino a Firenze della nostra capitale” (Eugenio Scalfari, Repubblica, 11.4). Purtroppo Cavour morì prematuramente nel 1861 e la capitale fu trasferita a Firenze nel 1865. Ma Repubblica non la leggono nemmeno i suoi redattori?

Brum-brum. “A metà aprile 500mila vaccini al giorno” (gen. Francesco Paolo Figliuolo, 20.3). “Anziani al sicuro, il governo accelera: 3 milioni di vaccini in 10 giorni” (Repubblica, 10.4). “Il governo ora accelera. Figliuolo: ‘Sei milioni di vaccini agli anziani in un mese’” (Stampa, 11.4). Non riuscendo a fare 500mila vaccini al giorno, e nemmeno 300mila, se ne annunciano 3 milioni in 10 giorni (cioè 300mila al giorno) e poi 6 milioni in 30 giorni (cioè 200 mila al giorno). Ma mica si frena: si accelera.

Maglieria intima. “La depressione post partum di Chiara Ferragni produce denunce politiche feroci alla Lombardia. Sempre la vecchia storia di fare il proprio mestiere (si fa per dire)…” (Maria Giovanna Maglie, “giornalista”, Twitter, 2.4). Resta da capire che mestiere faccia la Maglie.

Lecca-Letta. Bruno Vespa: “Buonasera, lei sa quante volte è venuto qui a Porta a Porta?”. Enrico Letta: “Due, tre, quattro…”. Vespa: “No, 48 volte!” (Porta a Porta, segnalato da @nonleggerlo.it, Rai1, 1.4). Sono soddisfazioni.

Barbarie. “Avrei preferito Wallace di Braveheart ai rapporti con le correnti. Temo che Conan il barbaro sia troppo fondamentalista” (Andrea Marcucci, presidente uscente dei senatori Pd, a Letta che scherza su Arnold Schwarzenegger delegato ai rapporti con le correnti Pd, Twitter, 1.4). E provare con Onan il Barbaro?

Bel suol d’amore/1. “Draghi vola in Libia per blindare Dbeiba e fermare i migranti” (Stampa, 6.4). Con la sola forza del pensiero.

Bel suol d’amore/2. “C’è un alito di vento fresco che sa di futuro, ha spazzato via le nubi di sabbia e riecco il sole, il lungomare di Tripoli coi bambini sui rollerblade, il meraviglioso Macchiato cremoso nei caffè all’italiana. Quiete e speranza nel traffico caotico paralizzato dalla visita, attesissima, di Mario Draghi. Se solo metà della carne che il premier italiano e il primo ministro libico hanno messo al fuoco non diventerà l’ennesimo tizzone di speranze in fumo, questa missione non segna solo un punto fermo politico ed economico: scrive una pagina di Storia” (Paolo Brera, Repubblica, 6.4). Gli editori stanno già bruciando milioni di manuali.

Slurp. “Il neo-lettismo è Bim Bum Bam. Autoironia sui social, Subbuteo. Il segretario Pd sceglie la cultura pop per scardinare il passato” (Massimiliano Panarari, Espresso, 11.4). Il Viminale sta già transennando i seggi.

Colpa nostra. “Altre dosi in ritardo e 255 iniezioni a Pasqua e Pasquetta. La rabbia di Figliuolo” (Giornale, 7.4). Questo ce l’ha di nuovo con noi.

Annamo bene. “Figliuolo sul piano vaccini della Lombardia: ‘È coerente con quello nazionale’” (Corriere, 1.4). Quindi, a occhio, è sbagliato quello nazionale.

Timori. “Italia viva teme l’addio di Renzi” (Repubblica, 6.4). Teme?

Un po’ per uno. “Roma, il centrodestra torna a puntare su Bertolaso” (Corriere, 1.4). Dopo i lombardi, anche i romani han diritto a un po’ di svago.

Massimo Stratega. “Mio caro Conte, avete sbagliato politica estera”, “Il volo improvvisato a Bengasi e le modalità con le quali è stato organizzato il rilascio dei 18 pescatori sequestrati, con tanto di photo-opportunity pretesa da Haftar, restano una pagina opaca della nostra storia diplomatica” (Massimo Giannini, Stampa, 7.4). Invece di scomodarsi, bastava indire una conferenza stampa e dare del dittatore ad Haftar.

Tubinga or not Tubinga. “Nardella: ‘Pronti a portare a Firenze il modello Tubinga’” (Foglio, 1.4). Ma non è più pratico esportare Nardella a Tubinga?

Sindacato Tangentari. “L’insulto del Senato alla storia del sindacato: vaffa a Del Turco” (Piero Sansonetti, Riformista, 1.4). Giusto: a insultare il sindacato non è un sindacalista che intasca 850mila euro di tangenti, ma il Senato che applica le norme e gli leva il vitalizio.

L’ideona. “’Nessun danno erariale’. Bertolaso assolto dopo 8 anni di gogna sul G8 del 2008 spostato dalla Maddalena a L’Aquila” (Giornale, 10.4). In effetti organizzare il G8 in un posto e poi farlo in un altro fu un affarone.

Il titolo della settimana/1. “Fontana è stato trasparente: indagato” (Libero, 1.4). S’è solo scordato un conto in Svizzera e due firme false, che sarà mai.

Il titolo della settimana/2. “Letta vede Renzi, ma gli preferisce Conte” (Foglio, 7.4). Ingrato: dopo tutto quel che ha fatto Renzi per lui.

Il titolo della settimana/3. “Letta e Renzi parlano di sindaci e Colle. ‘Serve intesa su un nome forte’” (Repubblica, 7.4). Io ci vedrei bene bin Salman.

Il titolo della settimana/4. “AstraZeneca ha effetti collaterali. Ma è comunque meglio del Covid” (Domani, 8.4). Quindi se, prima di vaccinarvi, vi chiedono se volete una dose di Covid o una di AstraZeneca, sapete già cosa rispondere.

Casaleggio dichiara guerra al M5S. Conte: “Non gestirò l’addio”

Casaleggio dichiara guerra al M5S. Conte: “Non gestirò l’addio”

La linea del leader – La grana ancora irrisoltadi  | 12 APRILE 2021

“Non posso intervenire io su un rapporto consolidato negli anni”. Adesso Giuseppe Conte lo dice chiaro ai deputati 5 Stelle: non sarà lui a gestire la grana del divorzio tra il Movimento e Rousseau, l’associazione che reclama fior di milioni dagli eletti e che da mesi parla e ragiona da corpo esterno rispetto alla nuova direzione presa dalla creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Tanto che lo scontro è ormai quotidiano, come dimostra lo scambio di colpi bassi di ieri tra Davide Casaleggio e i big del Movimento.

Dei termini della separazione, però, Conte ritiene di non doversi occupare. L’ex premier partecipa da poco alle dinamiche interne del Movimento e non crede sia opportuno insediarsi da leader mettendo la faccia su una rottura storica, le cui ragioni nascono in tutt’altra èra politica: “Aspetto che il Movimento chiarisca con Rousseau – spiega Conte ieri ai deputati grillini riuniti via Zoom –, io sono l’ultimo arrivato e non posso intervenire in un rapporto consolidato negli anni”. Anche se, secondo l’ex presidente del Consiglio, al di là dei modi, la rotta è tracciata: “È fondamentale garantire la modalità di partecipazione ad un ampio numero di partecipanti. La democrazia digitale presuppone assoluta trasparenza. Il voto online può essere demandato a una società esterna, ma tutto deve essere gestito dal Movimento, a cominciare dalla formazione”. Tradotto: l’idea di affidarsi a un contratto di servizio con una azienda esterna resta la via maestra, perché il nuovo M5S non rinnegherà l’importanza della partecipazione, la cui relazione – anche economica – col Movimento non potrà però perpetuare le ambiguità e i malumori interni deflagrati in questi anni.

Che il divorzio non sia materia semplice, però, è chiaro a tutti. Soprattutto se ad occuparsene dovrà essere chi da settimane non si risparmia accuse reciproche, anche personali. E così a Mezz’ora in più su Rai Tre, Davide Casaleggio dimostra di non avere alcuna voglia di farsi da parte alla leggera: “Pare che ci sia un tentativo di mettere in difficoltà finanziaria Rousseau ponendo sul tavolo alcune regole fondamentali del Movimento 5 Stelle, come il limite ai due mandati o la democrazia diretta. A pensare male si fa peccato, ma, come diceva Andreotti…”.

L’aforisma è tronco, ma tanto basta a Vito Crimi per replicare stizzito durante l’assemblea coi parlamentari, quando definisce “false, diffamatorie e misere” le accuse del guru dell’Associazione. Anche perché, ricorda Crimi, “i portavoce del Movimento hanno versato oltre 3 milioni e mezzo per la piattaforma”. Mentre altri “7,4 milioni sono bloccati nel conto corrente delle restituzioni – è la versione del capogruppo alla Camera Davide Crippa – perché Rousseau non ci fa votare”.

E poco importa da quelle parti se Casaleggio boccia “la trasformazione in partito” e rivendica che anche suo padre “riteneva necessario avere un’organizzazione indipendente dalla politica” per gestire la parte informatica. Sulla direzione politica, Conte tira dritto: “Movimento o partito? A noi le classificazioni non importano un fico secco, ma dobbiamo organizzarci e strutturarci bene partendo dai territori”. Un vecchio mantra, quello della ripartenza dai territori, che però finora ha sempre mancato di una struttura in grado di fare da raccordo tra gli attivisti locali e i vertici nazionali. Missione per la quale si sono rivelati insufficienti anche i famosi “facilitatori” lanciati a fine 2019 dopo le delusioni elettorali nelle Regioni.

Ora Conte, che invita i suoi a dargli del tu e lancia un indirizzo mail per “spunti, idee e proposte” riguardo alla nuova fase politica, spera che la riorganizzazione delle cariche aiuti il dialogo. Purché, come sottolinea il deputato Francesco D’Uva, “ci sia chirezza sui ruoli” e ci si basi “sul merito, non sulla meritocrazia”. Il tutto, però, secondo Conte avrà significato soltanto con la definizione di una identità precisa del M5S: “Se vogliamo rifondare l’azione del Movimento, è fondamentale definire chi siamo e sarà essenziale una carta dei principi e dei valori. Sarà la premessa indispensabile per poter partecipare e aderire al Movimento”. Ed evitare fraintendimenti sul suo posizionamento, causa dello scontro con decine di eletti durante questa legislatura: “Sulla politica migratoria siamo accoglienti o contro le Ong? – brutalizza l’onorevole Conny Giordano – Sui diritti civili siamo a favore delle adozioni e delle unioni gay o ancora non lo sappiamo?”.

L’inchiesta Arcuri, i pm: “Peculato”. Lui: “Non so, collaboro”

L’inchiesta Arcuri, i pm: “Peculato”. Lui: “Non so, collaboro”

di  | 12 APRILE 2021

L’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, sarebbe indagato dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulle mascherine. Arcuri ha detto di non sapere nulla della notizia – pubblicata ieri dal quotidiano La Verità. “Continueremo , come dall’inizio dell’indagine, a collaborare con le autorità inquirenti nonché a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini” si legge in una nota. L’accusa sarebbe contenuta nel fascicolo sulla maxi-fornitura del valore di 1,25 miliardi di euro per l’acquisto di centinaia di milioni di mascherine cinesi oggetto dell’inchiesta. Anche Antonio Fabbrocini, stretto collaboratore di Arcuri e responsabile unico per la procedura di acquisizione di circa 800 milioni di mascherine sarebbe indagato per peculato. Il 24 febbraio, per l’arrivo in Italia di una parte di questi dispositivi senza certificazione, ci sono stati un arresto e quattro misure interdittive. Sia Arcuri che il suo ex ‘braccio destro’ attendono che il gip si esprima sulla richiesta di archiviazione per la precedente accusa di corruzione. A spingere la contestazione del nuovo reato sarebbe quanto emerso dalla richiesta di rogatoria inoltrata a San Marino il 2 febbraio: si cercano i soldi relativi agli affidamenti a favore dei tre consorzi cinesi con la mediazione di quattro imprese italiane. L’attività di intermediazioni sarebbe stata strapagata, con provvigioni per circa 70 milioni (ma dai privati, non dal Commissariato).

Earth2 e i nuovi latifondisti: terre virtuali con soldi reali

Earth2 e i nuovi latifondisti: terre virtuali con soldi reali

Tutto è acquistabile – Dal Vaticano al ponte di Brooklindi  | 12 APRILE 2021

Riprodurre la terra, tutto il pianeta, in un mondo virtuale e ritagliarsene una fetta pagandola – mentre pian piano si popola – con carta di credito e Paypal. La prospettiva è puramente speculativa: rivenderla al migliore offerente quando questa compravendita virtuale sarà diventata talmente virale da convincere gli utenti a sborsare un bel po’ di soldi pur di farne parte: è, in sintesi, lo stato dell’arte dietro all’ultima tendenza online chiamata Earth2. Anche in questo caso parliamo di Nft, i cosiddetti “non fungible token”, di cui leggete più diffusamente nell’articolo qui accanto, e che in pratica rappresentano una categoria speciale di risorse digitali “certificate” su blockchain (il registro digitale che tiene traccia di ogni evento o movimento o spostamento di una qualsiasi risorsa che lo utilizzi) e dunque uniche, non intercambiabili e impossibili da suddividere o da replicare senza che quella replica sia riconoscibile come tale. Il tracciamento infatti identifica chi “possiede” quella risorsa digitale e ne ricostruisce la storia, impedendo che la sua riproduzione all’infinito (caratteristica specifica del mondo digitale) faccia perdere il valore dato dalla sua unicità. Certifica l’archetipo, rendendolo simile a una risorsa reale e permettendo di venderlo come fosse tale.

Earth 2, dicevamo, è una piattaforma che consente alle persone di acquistare proprietà immobiliari virtuali con denaro vero. Ad oggi, in tantissimi stanno spendendo migliaia di dollari per costruire i loro latifondi virtuali. Si legge sul sito: “Earth 2 è un concetto futuristico per una seconda terra; un metaverso, tra realtà virtuale e fisica in cui le geolocalizzazioni del mondo reale su una mappa sezionata corrispondono ad ambienti virtuali digitali generati dagli utenti”. Al di là della difficile comprensione, si tratta in sostanza di una mappa in stile Google (fornita da MapBox) su cui il pianeta è diviso in piccole tessere che possono essere comprate partendo da una tariffa base di 10 dollari.

Quando è stata creata, poco più di un anno fa, il costo dei quadratini era di circa 10 centesimi l’uno (il globo è diviso in 40 trilioni di quadratini) e i ricavi iniziali sono finiti al suo ideatore, Shane Isaac, che si definisce uno con “un’avida passione per i grandi concetti e il pensiero fuori dagli schemi”, con un passato da managing director di XYZ Social Media e una coorte di sviluppatori noti nell’ambiente (Wolfgang Walk, Nathaniel Doldersum, Rogerio Rocha e Samuel Dale) insieme al guru di MapBox Steve Bennett e dall’advisor Stojce Slvakovski.

Al momento, il sistema funziona così: in pochi clic e pagando ci si può accaparrare tanto pochi metri quadrati di terra quanto interi stati. C’è chi già detiene oltre un quarto di milione di dollari di tessere terrestri. Ma perché? Come con molti altri Nft (anche se al momento Earth2 non è sviluppato su blockchain, ma c’è l’intenzione di trasferirlo) si è di fronte a una speculazione. L’idea, secondo il poco che è trapelato sulle prossime fasi della piattaforma, è far sviluppare su questa Terra bis altre applicazioni che potrebbero generare ulteriori fonti di guadagno. È in parte il motivo per cui i pezzi che costano di più e i più ricercati riguardano città o immobili o monumenti già famosi. Si preme sulla viralità e la notorietà. Più il “gioco” è sponsorizzato (ed esistono appositi bonus che regalano sconti e che promettono guadagni a chi li diffonde col noto sistema piramidale), più diventa una moda e più ci si guadagna.

Il valore sale solo se le persone ci credono e decidono di comprare casa propria o aspirano a possedere la Torre di Pisa. Molti dei blocchi, identificati dalla bandiera del paese che l’utente ha selezionato per rappresentare se stesso, arrivano a valere fino a migliaia di dollari. In Italia, il Vaticano vale circa 100 dollari a lotto, Bergamo 12. Se si vuole comprare il Colosseo bisogna pagare a tal “Claximuss” 16 dollari a quadratino, più di 2mila totali. Lui li ha pagati 4 dollari circa un anno fa.

L’idea dell’evoluzione di questa realtà virtuale non è ancora ben definita e in tantissimi hanno seri dubbi su efficacia e serietà. Potrebbe tanto diventare un pianeta parallelo complesso, interattivo ed esplorabile in 3D (quindi magari il Colosseo si potrà un giorno visitare e si pagherà un biglietto virtuale) oppure potrebbe progredire solo su base speculativa e a quel punto c’è il serio rischio che la bolla esploda e che gli investitori, raggiunti livelli di liquidità poco sostenibili, perdano i loro soldi.

Dogma. Come Nathan, grande sindaco di Roma, demolì l’infallibilità del Papa (pure sulla pandemia)

di Fabrizio d’Esposito | 12 APRILE 2021

Destini che non si sono mai sfiorati ma che ora s’incrociano per un fatale rincorrersi di date. Dunque il 6 aprile scorso, il martedì dopo Pasquetta, nella teutonica Tubinga è morto il teologo svizzero Hans Küng. Aveva 93 anni ed era stato uno dei due “esperti” più giovani del Concilio Vaticano II, dal 1962 al 1965. L’altro era Joseph Ratzinger.

Nel 1970 Küng conquistò una fama mondiale grazie al suo libro Infallibile?, divenuto poi un bestseller. Era la prima volta che una voce così autorevole della Chiesa metteva in discussione il dogma dell’infallibilità papale, che fu proclamato nel 1870 dal Concilio Vaticano I, convocato appositamente da Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti), l’ultimo papa re dello Stato Pontificio. Lo studioso pagò la sua libertà nove anni dopo, sotto Giovanni Paolo II, con il ritiro dell’autorizzazione a insegnare la teologia della Chiesa.

Tre giorni dopo la morte di Küng, il 9 aprile, è quindi caduto il centenario del “passaggio all’Oriente” di Ernesto Nathan, due volte Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, la principale obbedienza massonica del Paese, e soprattutto gran sindaco di Roma dal 1907 al 1913. Nato a Londra nel 1845, i genitori ebrei di Nathan erano amici stretti di Giuseppe Mazzini, il magnifico Apostolo del Risorgimento italiano. E Nathan fu un ebreo mazziniano, riformatore e massone. Da sindaco di Roma, per esempio, fece approvare il primo piano regolatore della Capitale e aprì 150 asili pubblici (giusto per dire: sua collaboratrice fu Maria Montessori). Il suo discorso più famoso, Nathan, lo tenne il 20 settembre 1910 davanti alla Breccia di Porta Pia, nel quarantesimo anniversario della fine del potere temporale del Papa. La contrapposizione tra Chiesa e massoneria (fino all’avvento del fascismo la gran parte della classe politica indossava il grembiulino) fu violenta per decenni e Nathan si scagliò proprio contro l’infallibilità papale.

Vale la pena rileggere alcuni brani di quel discorso: “Ritornate, o cittadini, alla Roma di un anno prima della breccia; nel 1869. Convennero allora in pellegrinaggio i fedeli da tutte le parti del mondo, qui chiamati per una grande solenne affermazione della cattolicità regnante. S. Pietro, nella monumentale sua maestosità, raccoglieva nell’ampio grembo i rappresentanti del dogma, in Ecumenico Concilio; vennero per sancire che il Pontefice, in diretta rappresentanza e successione di Gesù, dovesse, come il Figlio, ereditare onnisciente illimitato potere sugli uomini, e da ogni giudizio umano i decreti suoi sottrarre, in virtù della infallibilità proclamata, riconosciuta, accettata. Era l’inverso della rivelazione biblica del Figlio di Dio fattosi uomo in terra; era il figlio dell’uomo fattosi Dio in terra!”.

L’allora sindaco di Roma ricordò che l’infallibilità riguardava persino l’emergenza delle epidemie: “Il pellegrinaggio ora ricordato fu per la infallibilità; quella infallibilità che ereditata dalla tradizione, passata nei costumi, si manifesta purtroppo oggi nell’ignoranza popolare che dinanzi all’apparizione d’una epidemia, appende voti alla Madonna e scanna i sanitari”. Era il tempo in cui per tutti i cattolici peste e colera erano una punizione divina.