In un servizio sulla Repubblica, dedicato alla nomina di Elisabetta Belloni a capo del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), Vincenzo Nigro scrive di lei: «Il primo incontro vero con la politica inizia nel 2004, quando diventa capo dell’Unità di crisi. Il ministro è Massimo D’Alema, il caso più eclatante è il rapimento del nostro collega di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, bloccato in Afghanistan dai Talebani». Era difficile condensare così tanti errori in appena otto righe. Belloni fu nominata capo dell’Unità di crisi della Farnesina il 6 ottobre 2004, quando il ministro degli Esteri era Franco Frattini (D’Alema arriverà in quel dicastero soltanto nel 2006). E Mastrogiacomo venne rapito dai talebani nel marzo del 2007, non nel 2004, il che dovrebbe essere ben noto ai colleghi del medesimo giornale.
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Titolo dalle pagine culturali della Stampa: «Roth e il suo amico fraterno Primo Levi / “Quando morì, coltivò pensieri suicidi”». Dopo il morto che parla del film di Carlo Ludovico Bragaglia con Totò, abbiamo il morto che coltiva, sia detto con tutto il rispetto per Levi. (Certo, solo Philip Roth poteva elargirci questa sensazionale rivelazione, e cioè che chi si è tolto la vita era turbato da propositi suicidari).
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Sulla prima pagina del Fatto Quotidiano, il direttore Marco Travaglio comincia così il proprio editoriale: «Fa discutere, ma anche ridere, l’ideona dell’Ue di annacquare il vino contro l’abuso di alcol». È stato brevettato un vino efficace contro l’abuso di alcol? Per gli etilisti sarebbe una panacea. Per spegnere i facili entusiasmi, forse bastava una virgola dopo «vino».
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«Il David di Donatello è accanto all’urna con le ceneri di Mattia Torre, in un angolo del soggiorno della casa a Testaccio dove ci accoglie Francesca, la moglie, e Emma, la figlia di 11 anni. È lei ad aver fatto piangere tutti col suo discorso di ringraziamento per Figli». Questo l’incipit di un’intervista con la vedova dello sceneggiatore, morto a 47 anni, firmata da Valerio Cappelli sul Corriere della Sera nelle pagine degli spettacoli. Essendo due i soggetti, il verbo andava coniugato al plurale («ci accolgono») e fra le due e non guastava la d eufonica («ed Emma»). Resta l’ambiguità di quell’«è lei», pronome riferibile con certezza alla figlia, anziché alla madre, solo da chi abbia visto il brevissimo e toccante discorso tenuto da Emma alla consegna del premio. Del quale si occupa da par suo, in prima pagina, Massimo Gramellini, con questa frase sibillina: «Fin lì gli argini hanno retto, nonostante l’inquadratura di Valerio Mastandrea che piangeva sotto la mascherina non aiutasse». Avremmo preferito leggere: «Fin lì gli argini hanno retto, nonostante non aiutasse l’inquadratura di Valerio Mastandrea che piangeva sotto la mascherina».
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Sommario dalla Verità: «E il Colle arrocca: “Nessuna interferenza su indagini in corso”». Considerato che il verbo segnala una presunta posizione pilatesca del Quirinale, andava usato il riflessivo si arrocca, in uno dei significati riportati dallo Zingarelli 2021: mettersi al sicuro; rinchiudersi, rintanarsi; chiudersi (arroccarsi nel più assoluto silenzio, chiudersi in stretta difesa). Invece arrocca fa pensare all’indicativo presente del verbo transitivo arroccare, terza persona singolare: «Porre canapa, lino, seta e simili sulla rocca per filare».
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Dall’agenzia Ansa: «Inaugurato il ponte di Kazungula che unirà Zambia e Botswana. È lungo quasi mille chilometri e permetterà di velocizzare gli scambi». E noi siamo ancora qui a discutere di quello sullo Stretto di Messina? Basta tuttavia una verifica per appurare che il Kazungula Bridge in realtà misura appena 923 metri.
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Dalla rubrica Facce di casta, tenuta da Veronica Gentili sul Fatto Quotidiano: «La sensazione è che a Salvini, più che lo scambio di vedute con Fedez, interessino quei dodici succulenti milioncini di followers che un bel giorno, chissà, magari, potrebbero votarlo. Chissà che sarebbe successo se anche Carola Rackete fosse andata così forte su Instagram…». «Chissà se l’Europa, dopo essersi mostrata inadeguata nella prima fase della campagna vaccinale, ha intenzione di rimanere indietro anche questa volta». Considerato che non sa nulla, chissà perché Gentili si ostina a scrivere su un giornale.
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Parlando della pandemia da coronavirus, la Gazzetta di Mantova informa che «il nuovo picco, secondo il sindaco Ivan Ongari, potrebbe essere dovuto “a fattori come flussi di dati o altro ancora”». Abbiamo sempre sospettato che le statistiche fossero contagiose.