giovedì, 19 Settembre 2024
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Il segretario Lega Matteo Salvini, nel corso della presentazione dei 6 quesiti referendari sulla giustizia promossi con il Partito Radicale, a Roma, 1 giugno 2021. MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

Chi sostiene i 6 quesiti sulla giustizia di Giacomo Salvini 

La banda dei referendum. E salvini insulta Davigo

Chi sostiene i 6 quesiti sulla giustizia

di  | 24 GIUGNO 2021

“Davigo ignora il quesito referendario e se lo ha letto ignora il diritto: basta leggere il testo del referendum per capirlo, glielo manderò”. Matteo Salvini, a margine della presentazione dei sei quesiti referendari sulla giustizia assieme a Lorenzo Cesa (Udc), risponde così sulla questione tirata fuori ieri sul Fatto dall’ex pm di Mani Pulite, Piercamillo Davigo, riguardo al quesito proposto dalla Lega che, di fatto, abolisce la custodia cautelare per criminali comuni (dagli scippatori ai ladri), ma anche per i colletti bianchi che commettono reati di corruzione, bancarotta, falso in bilancio e così via. Il terzo quesito infatti eliminerebbe il criterio della reiterazione del reato per disporre il carcere preventivo, limitandolo solo ai reati gravi come quelli commessi con l’uso di armi, contro l’ordine costituzionale o per i reati di mafia. Un quesito esplosivo, come ha spiegato Davigo, perché porterebbe a non disporre più il carcere per buona parte di chi commette un crimine. E soprattutto incoerente per un leader politico, Salvini, che vorrebbe mettere dentro i criminali comuni e immigrati irregolari, pari a un terzo dei detenuti, che verrebbero quasi tutti scarcerati. Giulia Bongiorno, responsabile Giustizia della Lega, alla presentazione di ieri ha fatto orecchie da mercante: “La Lega si ispira alle garanzie e alla certezza della pena, non vogliamo abolire del tutto la custodia cautelare, ma nella parte della reiterazione del reato che viene spesso utilizzata in maniera non corretta e indiscriminata dai giudici”. Una spiegazione che conferma la tesi di Davigo.

La raccolta delle firme partirà il 2 luglio e a organizzare i banchetti ci saranno, oltre alla Lega e ai Radicali, anche gli altri partiti del centrodestra di governo, da Forza Italia all’Udc. Non Fratelli d’Italia che sul tema è scettica e preferisce presentare modifiche alla riforma penale in Parlamento. Ma a impressionare è soprattutto la compagnia di Salvini: tra i politici che hanno annunciato o fatto sapere che firmeranno i quesiti referendari anti-pm ci sono molti indagati, imputati o addirittura pregiudicati che stanno scontando la pena.

B. e Verdini i padri nobili con la condanna in dote

Il primo non poteva che essere Silvio Berlusconi che nell’incontro di domenica sera ad Arcore con Salvini ha ricevuto i sei quesiti referendari dal leader del Carroccio rispondendo che li firmerà e che Forza Italia sosterrà apertamente la battaglia leghista. Berlusconi, dopo la condanna a quattro anni nel 2013 per frode fiscale, oggi continua ad essere imputato per corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza nel processo Ruby Ter e la sentenza è stata rinviata in autunno a causa delle condizioni di salute del leader di Forza Italia. Berlusconi inoltre è indagato anche a Firenze nell’inchiesta sulle stragi di mafia del 1993. Dall’alto del suo curriculum nelle aule di Giustizia – e del casellario giudiziale – non poteva che essere il primo a sostenere i referendum leghisti.

Chi firmerà è anche Denis Verdini, suocero di Salvini (padre della fidanzata Francesca), che a quanto risulta al Fatto firmerà i sei quesiti referendari. Verdini, ex sherpa berlusconiano, padre del Patto del Nazareno, poi infatuatosi di Matteo Renzi fino a formare il partitino Ala per sostenere il governo dell’ex sindaco di Firenze, oggi è ai domiciliari nella sua villa di Pian de’ Giullari a Firenze dopo la condanna definitiva a 6 anni e mezzo per il crac del Credito cooperativo fiorentino. Verdini è stato da sempre promotore di un’ampia riforma della giustizia in senso garantista ed è convinto che a questo governo di larghe intese non riuscirà l’obiettivo di Marta Cartabia: per questo l’ex macellaio di Fivizzano appoggia i referendum di Salvini.

Compagni di strada Cesa, Siri, Centemero e De Vito

Insieme a Salvini ieri mattina, nella sala Nassirya del Senato, a presentare i quesiti referendari c’era anche Lorenzo Cesa, leader dell’Udc dimessosi a gennaio, in piena crisi del governo Conte-2 in cui si parlava di lui come uno dei possibili responsabili, dopo un’indagine della Procura di Catanzaro per associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. Cinque giorni fa la Dda ha stralciato la posizione di Cesa e quindi il leader dell’Udc è uscito dall’inchiesta. Quest’ultimo però viene ricordato per la vicenda giudiziaria che lo vide coinvolto nel 1993, indagato per corruzione nell’inchiesta sulle tangenti Anas della procura di Roma, da cui ne uscì indenne nel 2003 in Appello per un cavillo giudiziario. Ma l’interrogatorio del ’93 è rimasto nella storia giudiziaria di quegli anni: “Ho deciso di svuotare il sacco” disse. Oggi è tra i sostenitori dei referendum sulla giustizia. Chi firmerà è anche il senatore leghista Armando Siri, imputato a Roma per corruzione, il tesoriere leghista Giulio Centemero, sotto processo per finanziamento illecito. Tra i forzisti si dice che a firmare dovrebbe essere anche il presidente dell’Assemblea capitolina, l’ex M5S Marcello De Vito passato in FI criticando la linea giustizialista del M5S: De Vito è a processo per corruzione nell’inchiesta sullo stadio della Roma.

I due Matteo via libera da Renzi e da Giachetti

Chi firmerà i referendum leghisti sulla giustizia, senza fare campagna attiva, è anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi. Il senatore di Scandicci a maggio aveva applaudito entusiasta l’annuncio dei referendum salvinian-radicali: “È un’iniziativa molto utile”. Anche Renzi, spiegano fonti di Iv, dovrebbe firmare i referendum (i renziani ricordano che la riforma della responsabilità civile dei magistrati fu approvata nel 2015 dal governo Renzi) anche se non darà una mano con i banchetti per raccogliere le firme per non essere assimilato al leader leghista. Renzi è ancora indagato dalla Procura di Firenze, insieme a Luca Lotti e Maria Elena Boschi, per finanziamento illecito legato all’inchiesta sulla fondazione Open. Il deputato di Iv e radicale, Roberto Giachetti, ha annunciato che aiuterà leghisti e i suoi ex compagni a raccogliere le firme: “È un’altra straordinaria occasione, un’occasione da non perdere”, ha scritto sul Foglio. Nessuno scandalo che i referendum siano voluti da Salvini: “Se l’obiettivo è ‘il nostro’, ben venga qualunque compagno di viaggio”.

MIO COMMENTO: IERI SONO STATI SCARCERATI I GIUDICI DI PACE ARRESTATI NEI GIORNI SCORSI ASSIEME AGLI AVVOCATI. L’ENNESIMA FARSA DELLA GIUSTIZIA. DELLE DUE L’UNA O NON ANDAVANO ARRESTATI ( CLAMORE E TINTINNIO DI MANETTE) O SE COLPEVOLI ANDAVANO TENUTI IN GALERA. ECCO,QUINDI,CHE SI RAFFORZA, ANCORA UNA VOLTA LA CANCELLAZIONE DELLA CUSTODIA CAUTELARE.  LEGGE  FASCISTA E FORCAIOLA /AVANTI QUINDI CON I REFERENDUM IO FIRMO E PROPAGANDO.

(Ferdinando Terlizzi)