Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

«Ventidue anni a Chauvin, l’agente che uccise Floyd. Biden: verdetto appropriato», titola il Corriere della Sera. È altamente improbabile che il presidente americano possa aver pronunciato la frase che gli viene attribuita. Negli Stati Uniti la decisione sulla colpevolezza in caso di omicidio è espressa da una giuria, normalmente composta da 12 cittadini iscritti nelle liste elettorali. Come si vede nei film, la giuria decide se l’imputato sia colpevole o innocente. Questo atto è il verdetto propriamente detto. Nel caso in questione, è stato pronunciato il 20 aprile, per cui Joe Biden, con il suo commento, sarebbe come minimo in ritardo di due mesi, il che appare surreale. Nel testo sottostante, peraltro, si legge che Derek Chauvin è stato «condannato il 20 aprile scorso». Sbagliato: quel giorno è stato solo dichiarato colpevole del reato contestato. Infatti, per tornare al corso della giustizia negli Usa, il giudice, licenziata la giuria, tiene un’ulteriore udienza e decide quale pena infliggere al colpevole, ed è ciò che ha fatto venerdì scorso Peter Cahill, pronunciando la sentenza e facendo, ora sì, di Chauvin un condannato. Poiché il presidente americano ha una laurea in legge e ha esercitato per un certo periodo la professione forense, è piuttosto difficile che abbia scambiato sentenza e verdetto, errore nel quale invece cadono abitualmente i giornalisti italiani.

Notizia dal sito della Stampa: «A 12 anni dal terremoto tornano a respirare le statue ricoperte dal guano della chiesa dell’Annunziata di San Demtrio ne’ Vestini, borgo in provincia dell’Aquila». Santo refuso a parte, la chiesa che sparge guano ancora ci mancava.

Titolo a tutta pagina su Libero: «La Delta contagia più ma uccide meno». Le due locuzioni avverbiali di quantità corrette sono di più di meno, quindi entrambe con la preposizione. Altrimenti lo slogan della Rai sarebbe «Di tutto, più». E il movimento femminista (o transfemminista) diventerebbe «Non una meno».

«Sulla consegna “informale”, a mano, della nota verbale all’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Pietro Sebastiani il 17 giugno, in occasione di un evento organizzato a Palazzo Borromeo, c’è la conferma del portavoce della Santa Sede Matteo Bruni. Per ora nessun altro commento dal Vaticano. Il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, rispondendo a una domanda nel corso della conferenza stampa di presentazione della Giornata dei nonni, ha detto che “certamente c’è preoccupazione della Santa Sede e di ciascuno di noi”». Da quanto scrive Marco Iasevoli sul sito di Avvenire, il quotidiano d’ispirazione cattolica diretto da Marco Tarquinio sembra ignorare che un cardinale di curia fa parte del Vaticano. Il principale commento è, gerarchicamente parlando, quello di Farrell, non quello di Bruni. Solo che il giornale della Conferenza episcopale italiana non lo sa. E dire che Farrell è pure camerlengo di Santa Romana Chiesa. In seno alla quale commentano: «Annamo bene…».

«Le parole contano, ma anche le desinenze non scherzano», fa presente un titolo del Fatto Quotidiano. Peccato che tanto zelo linguistico vada a infrangersi contro il sommario: «La crociata della Murgia per rendere neutri i termini maschili e non». L’avverbio negativo olofrastico (detto così perché, da solo, costituisce un’intera frase) in italiano è soltanto no. Quindi bisognava scrivere «termini maschili e no».

Dalla Verità: «Il Tribunale dell’Aja ha confermato in appello la condanna all’ergastolo per Ratko Mladic, il boia di Srebrenica. La sentenza è definitiva, senza ulteriori possibilità di ricorsi». Ci sono anche sentenze definitive appellabili?

«Oggi all’Angelus Francesco ha fatto un invito ad aiutarlo con la preghiera», scrive Luigi Accattoli. Deve averlo fatto in piena notte, perché l’abbiamo letto sul Corriere della Sera alle 5 del mattino.

«Non c’è niente di meglio, in queste caldissime serate estive, delle gelide e misteriose serie ambientate in qualche sperduto villaggio islandese ai confini con la Svezia», titola Dagospia, presentando la rubrica Il divano dei Giusti. Come possa un’isola confinare con qualsiasi altro Paese è un mistero che neanche il vichingo Naddoddr, considerato lo scopritore dell’Islanda, avrebbe potuto chiarire. (E comunque lo Stato scandinavo più vicino è la Norvegia, non la Svezia, separata dall’Islanda da un tratto di mare largo quasi 1.000 chilometri).

«Angelo Piovano era l’uomo con più tatuaggi in Italia», scrive il Corriere della Sera, dando notizia del decesso di questo ex operaio torinese di 85 anni e precisando che sul braccio destro recava «il volto della sua cagnetta Florinda». Ma volto significa viso, sostantivo che per lo Zingarelli 2022 designa unicamente la parte anteriore della testa umana. La parte anteriore della testa degli animali si chiama muso.

Titolo dal sito della Repubblica: «Cervello maschile e testicoli, sorprendentemente simili». Parlando con alcuni colleghi, il sospetto ci aveva sfiorato.

SL