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Quando Salvini abbracciava i torturatori
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Quando Salvini abbracciava i torturatori
Il carcere di S. M. Capua Vetere – Propaganda – Tra abbracci e selfie, si schierò subito con i poliziotti violenti poi arrestati: “Invece di dirgli grazie li trattano da delinquenti”
Matteo Salvini era corso ad abbracciarli subito, in senso metaforico e materiale. Una sponda politica eccellente per i torturatori di Santa Maria Capua Vetere, gli agenti della mattanza nel carcere casertano: quelli degli sputi, dei caschi sui denti, delle botte sulle scale, degli schiaffi “del soldato” nei corridoi, delle barbe tagliate e delle vessazioni ai detenuti in ginocchio, faccia contro il muro.
L’11 giugno 2020, quando 44 agenti della polizia penitenziaria nell’istituto campano finiscono sotto indagine con l’ipotesi di atti violenti e tortura, il capo della Lega non aspetta di leggere i primi atti giudiziari o le ricostruzioni giornalistiche. Non gli interessa capire cosa sia successo davvero: Salvini parte il giorno stesso per Santa Maria Capua Vetere per portare la sua solidarietà ai poliziotti poliziotti e trasformare l’indagine su di loro in una battaglia della Lega. Arriva di fronte al carcere e inizia lo show: rilascia dichiarazioni, improvvisa comizi, stringe mani, abbraccia gli uomini in divisa e fa selfie di gruppo con gli agenti. Tra di loro – Salvini ancora non può saperlo, ma potrebbe avere la cautela per immaginarlo – ci sono poliziotti estranei ai fatti, ma pure gli autori di una delle azioni di polizia più malvagie e ignobili della recente storia repubblicana.
La propaganda politica non contempla esitazioni e non conosce complessità: per Salvini, i 44 indagati sono vittime di una follia giudiziaria. La storia di quei giorni – vista dal mondo alla rovescia del leghista – si può raccontare al ritmo battente dei suoi messaggi in difesa dei poliziotti violenti.
Il tamburo di Salvini inizia a rullare l’11 giugno alle 15 e 16, con il primo post su Facebook: “Incredibile! 44 poliziotti in servizio nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) sono indagati come violenti TORTURATORI per aver bloccato la rivolta dei detenuti del 6 aprile scorso, che provocò danni per centinaia di migliaia di euro. Ho rimandato tutti gli impegni del pomeriggio e parto subito per la Campania, per portate la mia (e vostra) solidarietà alle donne e agli uomini in divisa che, invece di essere ringraziati, vengono indagati. È una vergogna!”.
Alle 16 e 24 Salvini è già di fronte ai cancelli dell’istituto penitenziario e lancia la prima diretta social con queste parole: “UNA VERGOGNA CONTRO I POLIZIOTTI! In diretta dal carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), 44 poliziotti qui in servizio sono indagati come TORTURATORI per aver bloccato la rivolta dei detenuti. Una vergogna! Sono qui per portare la mia e la vostra solidarietà”. Alle telecamere spiega: “Ero in ufficio, avevo un appuntamento con Bruno Vespa questa sera, ho chiuso tutto e sono venuto qui. Perché non si possono indagare e perquisire come delinquenti 44 servitori dello Stato”.
I servitori dello Stato che il 6 aprile avevano massacrato di botte i detenuti di Santa Maria Capua Vetere sono tra il pubblico che gli dedica un applauso scrosciante. “Per quello che mi riguarda – aggiunge Salvini – visto che le rivolte non è che le tranquillizzi con le margherite, pistola elettrica e videosorveglianza prima arrivano e meglio è per tutti”. Le immagini della mattanza diranno che gli autori se la sono cavata egregiamente anche senza taser.
Dentro al carcere, Salvini è circondato dall’abbraccio caloroso degli agenti, pubblica i selfie di gruppo sui social. Quando esce, alle 19 e 23, il capo della Lega ha le idee ancora più chiare e si ferma di nuovo con i giornalisti (ancora in diretta su Facebook): “Sono venuto a portare la solidarietà mia, della Lega e di tutto il popolo italiano a dei servitori dello Stato che sono indegnamente indagati”. Indegnamente. “Sono stati svegliati questa mattina alle 7, gli è stato portato via il telefonino. Viviamo veramente in un Paese folle in cui hanno il telefonino i detenuti, ma viene sequestrato ai poliziotti. Penso che oggi sia una giornata di lutto per l’Italia, lo griderò con tutta la mia voce. Non hanno pagato nulla i delinquenti che hanno distrutto le carceri e ferito poliziotti, a pagare per tortura dovrebbero essere i poliziotti che hanno riportato in cella i delinquenti. Non vedo l’ora che nelle carceri tornino a valere il diritto, la legge, le regole, l’ordine e la disciplina. I buoni sono quelli in divisa, gli altri devono solo obbedire e fare le persone perbene”.
Nei giorni successivi, i fatti del carcere casertano sono in cima agli argomenti della “Bestia” salviniana. 13 giugno: “Rivolte dei detenuti ancora in corso e poliziotti feriti al carcere di Santa Maria Capua Vetere. I delinquenti hanno preso il controllo di un reparto. Una vergogna indegna di un Paese civile. Altro che ‘torturatori’. Bonafede dove sei? #Bonafedebocciato”. Più tardi, lo stesso giorno: “VIOLENZE ANCHE STANOTTE!! Carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta): prima la rivolta in carcere, senza che un delinquente sia stato punito. Poi 48 poliziotti indagati per ‘tortura’, e stanotte altre violenze e altri poliziotti feriti. Basta, il limite è stato superato: ministro Bonafede, sveglia!”.
Il 14 giugno: “Se lo Stato cala le braghe, i criminali alzano la cresta: non è un caso se le gravi violenze continuano come dimostrano le rivolte nell’istituto di Santa Maria Capua Vetere. L’Italia deve ripartire anche da ordine, sicurezza, certezza della pena e valorizzazione delle donne e uomini in divisa. Conte farebbe bene a invitare alla sua bella villa i rappresentanti della Polizia Penitenziaria”.
È lo stesso Salvini che l’altroieri – tra un milione di distinguo – è tornato a Santa Maria Capua Vetere per separare i poliziotti “buoni” da quelli “cattivi”, perché “la violenza non è mai la risposta”, “chi sbaglia paga, anche se porta la divisa”. Malgrado i travestimenti, il suo cuore batte sempre per quelli con il manganello.