IL RICORDO DEL NOSTRO DIRETTORE PER LA MORTE DEL TENORE SAMMARITANO CARLETTO BIFONE IN ARTE CARLO BINI SUO CONPAGNO D’INFANZIA

Musica: è morto  il tenore Carlo Bini

06 Agosto , 16:28

(ANSA) – MONSUMMANO TERME (PISTOIA), 06 AGO – “Un grave lutto per tutta la cittadinanza e un grande dolore personale, visto che le nostre famiglie si frequentavano da tanti anni”, le parole della sindaca di Monsummano Terme Simona De Caro commenta la scomparsa di Carlo Bini, tenore di fama internazionale con esperienze dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York, sotto la direzione di maestri quali Muti e Abbado. “Nella sua villa nella frazione di Montevettolini – ricorda ancora De Caro – aveva una sala dove si esibivano amici e cantanti lirici: mancherà a tutta la nostra comunità”. Bini, il cui vero nome era Carlo Bifone, era originario di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e aveva scelto di vivere con la moglie Elisabetta, da oltre trent’anni, nel Pistoiese, in Valdinievole. Il decesso è avvenuto all’ospedale di Pescia, dove si trovava ricoverato già da tempo. (ANSA).

 

RE DELLA STECCA E DELLA LIRICA / LA MORTE DEL TENORE CARLO BINI

di  Franco Tontoli Il Mattino del 7 agosto 21

Carlo Bifone, tenore che per i palcoscenici aveva scelto il cognome d’arte Bini, si è spento nella sua casa di Montevettolini, frazione di Mosummano Terme in provincia di Pistoia. Era nato nel 1937 a Santa Maria Capua Vetere, pendolare a Caserta dove aveva intrapreso giovanissimo un’attività che col canto aveva poco a che fare, esercente di una famosa sala di biliardi in via Mazzini, adiacente a quello che fino agli anni Settanta era il Cinema Esedra.Un passato di «stecca d’oro», che a dirlo negli anni successivi a un tenore di bella carriera poteva sembrare uno sberleffo, Carlo lo accettava con la risata che lo caratterizzava, nel ricordo di un periodo di scapigliatura che non aveva dimenticato. Una vita da artista, della stecca da biliardo prima e da cantante lirico poi. A Santa Maria Capua Vetere i genitori gestivano una pescheria, Carlo un giovane di bellissimo aspetto, su di lui gli occhi della gioventù femminile che a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta era reclusa in casa. Carlo aveva due hobby, il gioco del biliardo e il bel canto, quello delle opere liriche. A scuola, per la conquista di un diploma, Carlo fece il minimo; il massimo lo esprimeva con stecca, biglie e pallino e birilli. Un asso, un «uomo dal braccio d’oro» come il film di quei tempi. Cominciò a guadagnare un po’ di soldi. Con la stecca. Girava per i paesi dell’aera vesuviana ove certe sale da biliardo erano bische. Il giovane vi si presentava con poche centinaia di lire in tasca, le prime partite a bazzica, puntate al minimo, perdeva per strategia. Poi cominciava a rifarsi, le poste sempre più alte, rotoli di biglietti da mille in tasca, e lasciava le sale sbigottite.La sua prima auto: una Giulietta sprint di colore grigio, sul sedile posteriore una specie di portastrumenti musicali, da oboe. Ed era una stecca smontabile col raccordo in bronzo leggerissimo, il suo Stradivari. Acquistata l’auto, cominciò a investire i soldi in lezioni di canto. La sua passione da giovanissimo la appagava frequentando il San Carlo mentre i coetanei, magari, si fermavano al night Trocadero e un po’ lo prendevano in giro.«La mia carriera ci raccontò la devo all’affetto di una famiglia sammaritana che di me aveva grande considerazione. Era amico di Achille Masciandaro, in casa sua si festeggiava il papà Luigi per l’onomastico, era il 21 giugno, qualcuno si mise al pianoforte, mi tirarono per la giacca e cominciai cantare, le finestre erano aperte, le richieste del bis arrivarono dalla strada». In breve, Luigi Masciandaro indirizza Carlo che già studiava col maestro Campanino di Napoli, al presidente del San Carlo, l’onorevole Nino Cortese che lo segnala al soprintendente Di Costanzo.E arriva l’esordio in Madama Butterfly. Ma un’altra persona Carlo ricordava sempre con affetto, l’attore comico Carlo Campanini che aveva intrapreso il filone delle operette. «A Napoli, dopo una sua esibizione il racconto del tenore azzardai una visita nel camerino, dalle domande che gli feci si accorse della mia competenza, mi invitò a cantare ciò che mi veniva e mi venne un’aria della Vedova Allegra. Mi abbracciò, mi indirizzò al maestro di canto con un suo biglietto e dopo qualche anno di lezioni cominciai a calcare i palcoscenici proprio con Carlo Campanini, l’esordio nella Danza delle libellule di Franz Lear». Una carriera di successi. Dopo l’esordio di Napoli al San Carlo arrivavano le scritture, passa dal Covent Garden di Londra all’Opera di Parigi, a Vienna, alla Scala nel Wozzeck con la direzione di Claudio Abbado. Anche il balzo oltreoceano, al Metropolitan di New York debuttò nella Carmen di Bizet con recensioni lusinghiere del New York Times.Tra le sue partner, le star Montserrat Caballè, Katia Ricciarelli, Raina Kabaivanska. Sul passato da rubacuori, Carlo Bini mise una grossa pietra, aveva incontrato la donna della sua vita, Margaret Bailey, inglese, ballerina-coreografa delle Blue Bell che gli è stata vicino nell’ultimo sofferto percorso di vita. Negli anni era diventato devotissimo alla figura di Padre Pio. A Santa Maria tornava spesso «Sono mezzo toscano ma sammaritano intero, la mia terra mai dimenticata» in visita ai parenti, agli amici, i Masciandaro, a Enzo Iodice che da sindaco lo avrebbe voluto direttore artistico di stagioni liriche al Teatro Garibaldi. Non se ne fece nulla, giù dai palcoscenici, Carlo Bini, aveva trovato un terzo hobby: la produzione dell’olio dei suoi 700 ulivi pistoiesi. «Sai chi me succhia un bel po’? ci confidò Giuseppe Di Stefano, quando è tempo si precipita da Como con i bottiglioni».

Voglio ricordare il mio amico di infanzia Carletto Bifone, finito ieri in quel di Pistoia, con gli articoli da me pubblicati negli anni scorsi in occasione dell’assegnazione del Premio Masaniello (2013) e del suo recital al Teatro Garibaldi.

Ciao Carlo hai portato in tutto il mondo le note della nostra città.

Ferdinando Terlizzi

 

CONTINUA IL SUCCESSO IN TUTTO IL MONDO DEL TENORE SAMMARITANO CARLO BINI Nemo profeta in patria – AL TENORE SAMMARITANO CARLO BINI IL PREMIO MASANIELLO 2013

Allievo del Maestro Mino Campanino, ha cominciato molto presto a far valere le sue brillanti doti artistiche che lo hanno condotto in breve a debuttare al San Carlo di Napoli, dove consegue in “Madama Butterfly” un brillantissimo successo. Invitato nei più prestigiosi teatri europei, Bini passa dal ”Covent Garden” di Londra all’ “Operà” di Parigi, a Vienna, Monaco di Baviera, a Francoforte, ad Amburgo, a Berlino, a Stoccarda.

Santa Maria Capua Vetere (di Ferdinando Terlizzi) – Carletto Bifone, in arte Carlo Bini, è mio amico d’infanzia. Ci siamo frequentati in quel “laboratorio” ( almeno ai nostri tempi ) di “etica civica” che era l’Istituto Piccirillo di via Tari,  da sempre gestito dei Frati Carissimi di Santamaria. Poi lui ha spiccato il volo ( anche perché conosce correttamente varie lingue straniere) cogliendo successi in tutto il mondo, come tenore, ed io sono rimasto, invece, modesto cronista di periferia, in una provincia grigia e addormentata. Carletto vive con una compagna inglese, in una splendida tenuta, in provincia di Pistoia. Là, in terra “straniera”, non conosce il disagio della sua terra natìa, oppressa dall’immondizia, dalla camorra e dalla protervia di tanti politici “catto-comunisti” come quelli sammaritani.

Ci siamo incontrati l’altro giorno – reduce dal ricevimento del Premio Masaniello 2013 – abbiamo fatto quattro chiacchiere in un bar. Era smagliante con una rombante fuoriserie ed una moglie giovane e piacente. Gli ho regalato il mio libro “Il caso Tafuri”  e l’ultimo di   Giuseppe  Garofalo,  “L’Empia Bilancia”. E’ rimasto contento perché è sempre attaccato alla sua terra: Qui a Santa Maria Vivono i suoi nipoti.

Molti cittadini sammaritani, però, non sanno  chi è veramente Carlo Bini nel mondo della lirica,  Carlo Bifone è nato a Santa Maria Capua Vetere, ma nella vicina Napoli ha avuto la sua formazione artistica e professionale. Allievo di quella prestigiosa scuola canora del Maestro Mino Campanino, dalla quale hanno preso il via acclamatissimi interpreti, ha cominciato molto presto a far valere le sue brillanti doti artistiche che lo hanno condotto in breve a debuttare al San Carlo di Napoli, dove consegue in Madama Butterfly un brillantissimo successo.

Un esordio seguito con vivo interesse dagli operatori artistici che, apprezzando le sue altissime doti di versatilità ed impegno, gli aprono le porte dei maggiori Enti Lirici Italiani, compreso “La Scala” di Milano, dove debutta nel “Wozzeck” di Alban Berg quale Tambour Major in lingua tedesca sotto la direzione di Claudio Abbado e poco dopo nella “Chovanschina” di M.P. Musorgskìj nei panni di Andrei Chavonskij, eseguita in lingua russa. Sono anni di grande impegno in cui l’artista cerca di raffinare sempre più le sue interpretazioni rese ancor più apprezzabili da una rara disinvoltura scenica.

Invitato nei più prestigiosi teatri europei, Bini passa dal Covent Garden di Londra all’Operà di Parigi, a Vienna, Monaco di Baviera, a Francoforte, ad Amburgo, a Berlino, a Stoccarda: città nelle quali ritorna regolarmente per vari anni ad interpretare il repertorio italiano. Seguito con attenzione anche dagli impresari americani, viene invitato al Metropolitan Opera di New York dove, in seguito al debutto in “Carmen”, la lusinghiera recensione del “New York Times” acclamò Carlo Bini come “A really true Don” (Josè). Seguono, negli anni successivi, impegni tra l’altro a San Francisco, Chicago, Washington, San Diego e Dallas, per quelle opere che sono considerate il suo repertorio per antonomasia e cioè il Trovatore, Tosca, Carmen, Luisa Miller, Gioconda, Rigoletto, Cavalleria rusticana, Pagliacci e Manon Lescaut.

Tra le sue partners vanno citate Montserrat Caballè, Katia Ricciarelli, Maria Chiara, Edita Gruberova, Leontyn Price, Grace Bumbry, Raina Kabaivanska e Ghena Dimitrova ed i più prestigiosi direttori d’orchestra: Claudio Abbado, Riccardo Muti, Giannandrea Gavazzeni, Giuseppe Patanè, Sir John Pritchard, James Levine, James Colon, Nino Sanzogno e Riccardo Chailly.

Numerose le sue incisioni discografiche tra le quali ricordiamo “La Messa da requiem” di Giuseppe Verdi incisa dalla Decca; “Eine Nacth in Venedig” di J. Strauss, in forma integrale con la BASF e “Highlights” con la R.C.A. in videocassetta “Life”; “Una notte a Venezia” di J. Strauss; “I Lombardi alla Prima Crociata” di G. Verdi; “Messa di Gloria” di G. Puccini e “Promenaden Concert mit Carlo Bini Norddeutscher Rundfunk”.

L’altro giorno a Napoli un ulteriore prestigiosissimo riconoscimento il Premio Masaniello 2013. La giuria, composta dal Presidente Aldo Masella, Direttore della scuola di teatro del Teatro Carcano di Milano, dai giornalisti Fiorella Franchini e Francesco Bellofatto, da Laura Bufano del Comitato Scientifico dell’AIGE, dall’Arch. Maria Grazia Guarino,  ha premiato con il Masaniello dello scultore Domenico Sepe, il grande pianista e compositore Michele Campanella, il tenore Carlo Bini e i soprano Giovanna Casolla e Francesca Bellofatto, la Sovrintendente del Teatro San Carlo,  Rosanna Purchia.

venerdì 26 febbraio 2010

 

Intervista al tenore Carlo Bini ( Carletto Bifone sammaritano )

TEATRO GARIBALDI: IL TENORE CHE SANTA MARIA C.V. IGNORA

Santa Maria Capua Vetere (di Ferdinando Terlizzi) – Carletto Bifone, in arte Carlo Bini, è mio amico d’infanzia. Ci siamo frequentati in quel “laboratorio” ( almeno ai nostri tempi ) di “etica civica” che era l’Istituto Piccirillo di via Tari da sempre gestito dei Frati Carissimi di Santamaria. Poi lui ha spiccato il volo ( anche perché conosce correttamente varie lingue straniere) cogliendo successi in tutto il mondo, come tenore, ed io sono rimasto, invece, modesto cronista di periferia, in una provincia grigia e addormentata. Vive con una compagna inglese, in una splendida tenuta, in provincia di Pistoia. Là, in terra “straniera”, non conosce il disagio della sua terra natìa, oppressa dall’immondizia, dalla camorra e dalla protervia di tanti politici “catto-comunisti” come quelli sammaritani. Lui, però, segue da lontano la sua città e soffre per scelte sbagliate. Lui, con un curriculum invidiabile, viene disatteso dai politici locali, che al prestigio dell’Artista, preferiscono le clientele politiche, con la nomina di comitati d’affari i quali, con il pretesto delle prestazioni gratuite – peraltro vietate ed in contrasto con gli ordini professionali – si spartiscono i fondi della Regione Campania. Ecco quanto ci ha dichiarato in un cordiale incontro.

  1. D) Maestro Bini, recentemente Santa Maria Capua Vetere è stata animata da una vera e propria rivolta, mirata a mettere in discussione le scelte del sindaco sull’affido della programmazione al Teatro Garibaldi. Il tuo pensiero?

  2. R) Non entro nel merito delle scelte del sindaco, nè intendo esprimere giudizi

sulla vasta polemica in atto nella mia Città. Mi auguro solo che non vengano

disattese le speranze di quanti si attendono un segnale che qualifichi il

nostro magnifico teatro come luogo d’arte ad ogni livello,

  1. D) Accuse, critiche, risentimenti e tutto in difesa, si afferma, di una struttura che potrebbe avere un peso più ampio nella vita della città.

  2. R) I contenuti di alcune argomentazioni mi convincono poco e altre non mi

convincono affatto. L’analisi di quanto ho potuto leggere finora, indica che

si è attuato un percorso a senso unico nel quale, mi pare di capire,

s’inseriscono anche interessi personali. Rilevo solo che la musica non ha

trovato spazio e dunque l’iter artistico del Teatro Garibaldi è partito già con una grossa defaillance.

  1. D) Tu hai portato a Santa Maria l’opera Pagliacci, in occasione del 150°

anniversario della nascita di Ruggero Leoncavallo con il successo che

tutti conosciamo. Ti rivedremo – magari con un’altra opera – al Teatro Garibaldi?

  1. R) Finora non ho ricevuto alcun invito ufficiale, segno che i due esauriti che

hanno sottolineato la rappresentazione non hanno alcun significato per gli

“esperti” che si rendono garanti della cultura della nostra città. Del resto

la Stampa locale ha completamente ignorato l’evento e questo la dice

lunga sul frondismo messo in atto per contrastare la mia iniziativa.

  1. D) Il dono alla città del prestigioso evento musicale ha avuto un

riconoscimento ufficiale?

  1. R) Nessuno, Ma questa è una questione di stile. La mia lunga carriera nei più

importanti teatri del mondo, è forse sfuggita all’attenzione della politica

locale, ma fortunatamente non al grande numero dei miei estimatori che

hanno voluto sottolineare con la loro presenza la stima di cui godo tuttora.

  1. D) Riesci a dare un significato a questo comportamento?

 

  1. R) Da cristiano osservante sì. Mi permetto di citare San Luca Cap. IV verso 24: “Nemo propheta acceptus est in patria sua”. ( Nessun profeta è gradito nella sua Patria).

 

Ma chi è veramente Carlo Bini nel mondo della lirica? Carlo Bini è nato a Santa Maria Capua Vetere, ma nella vicina Napoli ha avuto la sua formazione artistica e professionale. Allievo di quella prestigiosa scuola canora del Maestro Mino Campanino, dalla quale hanno preso il via acclamatissimi interpreti, ha cominciato molto presto a far valere le sue brillanti doti artistiche che lo hanno condotto in breve a debuttare al San Carlo di Napoli, dove consegue in Madama Butterfly un brillantissimo successo.

Un esordio seguito con vivo interesse dagli operatori artistici che, apprezzando le sue altissime doti di versatilità ed impegno, gli aprono le porte dei maggiori Enti Lirici Italiani, comprso “La Scala” di Milano, dove debutta nel “Wozzeck” di Alban Berg quale Tambour Major in lingua tedesca sotto la direzione di Claudio Abbado e poco dopo nella “Chovanschina” di M.P. Musorgskìj nei panni di Andrei Chavonskij, eseguita in lingua russa. Sono anni di grande impegno in cui l’artista cerca di raffinare sempre più le sue interpretazioni rese ancor più apprezzabili da una rara disinvoltura scenica.

Invitato nei più prestigiosi teatri europei, Bini passa dal Covent Garden di Londra all’Operà di Parigi, a Vienna, Monaco di Baviera, a Francoforte, ad Amburgo, a Berlino, a Stoccarda: città nelle quali ritorna regolarmente per vari anni ad interpretare il repertorio italiano. Seguito con attenzione anche dagli impresari americani, viene invitato al Metropolitan Opera di New York dove, in seguito al debutto in “Carmen”, la lusinghiera recensione del “New York Times” acclamò Carlo Bini come “A really true Don” (Josè). Seguono, negli anni successivi, impegni tra l’altro a San Francisco, Chicago, Washington, San Diego e Dallas, per quelle opere che sono considerate il suo repertorio per antonomasia e cioè il Trovatore, Tosca, Carmen, Luisa Miller, Gioconda, Rigoletto, Cavalleria rusticana, Pagliacci e Manon Lescaut.

Tra le sue partners vanno citate Montserrat Caballè, Katia Ricciarelli, Maria Chiara, Edita Gruberova, Leontyn Price, Grace Bumbry, Raina Kabaivanska e Ghena Dimitrova ed i più prestigiosi direttori d’orchestra: Claudio Abbado, Riccardo Muti, Giannandrea Gavazzeni, Giuseppe Patanè, Sir John Pritchard, James Levine, James Colon, Nino Sanzogno e Riccardo Chailly.

Numerose le sue incisioni discografiche tra le quali ricordiamo “La Messa da requiem” di Giuseppe Verdi incisa dalla Decca; “Eine Nacth in Venedig” di J. Strauss, in forma integrale con la BASF e “Highlights” con la R.C.A. in videocassetta “Life”; “Una notte a Venezia” di J. Strauss; “I Lombardi alla Prima Crociata” di G. Verdi; “Messa di Gloria” di G. Puccini e “Promenaden Concert mit Carlo Bini Norddeutscher Rundfunk”.

(19 ottobre 2008)