Ecco il Gar, il 118 affettivo: «Pronte a correre in aiuto delle donne rimaste sole»

Caserta, chat di volontarie: attive anche a Ferragosto

 
La coordinatrice Maria Grazia Manna
La coordinatrice Maria Grazia Manna

Si chiama Gar , acronimo che sta per Gruppo autosostegno ragazze – Caserta . È nato sui social (ha una pagina Facebook) in piena estate: quando la solitudine si fa torrida sofferenza ed esplode ancora più fragorosa tra le pareti di casa, in particolare se sei donna separata, senza un lavoro o anziana. È una sorta di pronto soccorso affettivo collegato ad una chat: basta un alert per far scattare l’intervento del 118 dell’amicizia e della solidarietà. Ed è per questo che anche a Ferragosto chi avrà bisogno saprà a chi chiedere. «Che cos è il Gar? Io la chiamerei una “necessità sociale”: tante donne, di ogni età, vivono una condizione di isolamento. Le istituzioni latitano. Per questo siamo attive e presenti soprattutto in questi giorni», spiega Maria Grazia Manna, blogger, una lunga gavetta tra radio private e giornali ed ora animatrice del gruppo Facebook Ciochevedoincittà Caserta che con migliaia di followers rappresenta un punto privilegiato di osservazione sulla città della Reggia vanvitelliana.

Dai social

Il Gar è nato proprio da qui, dalla pagina di sorveglianza civica di Facebook: «Ricevo, di mese in mese, decine di segnalazioni: figli che chiedono aiuto per la mamma rimasta vedova ed in balia della depressione o donne che non riescono a superare il trauma della separazione; o ancora, ragazze preda della disperazione a causa di un periodo difficile. La matrice comune è sempre la solitudine. Peraltro, arrivano anche richieste di soluzioni pratiche: la ricerca di un elettricista per un improvviso guasto in casa o di lavoro come badante o colf. Insomma — continua Manna — con l’aiuto di altre amiche volontarie abbiamo organizzato una sorta di scialuppa di salvataggio per qualunque esigenza al femminile. Ora c’è una chat attiva 24 ore su 24 con una quarantina di contatti: aderiscono donne di ogni età, dai 30 ai 70 anni, basta lanciare un Sos e in pochi minuti interveniamo, offrendo sostegno morale e amicizia».

L’incontro settimanale

Il momento clou è quello dell’incontro settimanale. D’estate ci si ritrova su un prato, alla periferia della città. D’inverno, nella sede messa a disposizione dalla locale comunità evangelica. «Lo chiamiamo il cerchio della confidenza : ci riuniamo come si fa nelle sedute di analisi collettiva e ci raccontiamo la settimana trascorsa. Poi organizziamo gite, cene e partecipiamo a rassegne teatrali. C’è una signora che per una vita si è occupata di teatro terapia, ha regalato tante emozioni agli altri, ed ora condivide con noi il suo talento. C’è un medico di base in pensione che partecipa alle nostre attività. E ci sono due psicoterapeuti come consulenti. Insomma — conclude l’animatrice del Gruppo di autosostegno al femminile — si tenta di riempire la vita di buone emozioni».