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“Un Borgo di libri “/ “La vendetta del boss: l’omicidio di Giuseppe Salvia” di Antonio Mattone, presente all’evento assieme a Claudio Coluzzi “Il Mattino”, Antonino Salvia , figlio di Giuseppe Salvia e Federico Cafiero de Raho , Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo / Servizio e foto di Benedetta Terlizzi
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Ieri venerdì nella splendida Cattedrale di Casertavecchia ,
nel pieno rispetto delle norme anti covid,
è andata avanti la quarta edizione della rassegna dedicata alla letteratura
“Un Borgo di libri “ ideata da Luigi Ferraiuolo.
Parte integrante di “Settembre al Borgo “
Il tema di quest’anno “Spacciatori di libri “
dedicato al giovane Gennaro Leone ,
deceduto in seguito ad una rissa.
Due incontri importanti :
“ L’ omicidio Attanasio: morte di un ambasciatore” di Matteo Giusti.
Presente l’autore ,
l’ambasciatore Giuseppe Mistretta, direttore centrale della Farnesina con delega per l’Africa,
Francesco Eriberto D’Ippolito,
direttore del dipartimento di Scienze politiche dell’università Luigi Vanvitelli e Michele Lanna, docente di comunicazione politica e sociale per lo stesso ateneo.
L’incontro è stato moderato da Antonio Casaccio del magazine Informare.
Ci si continua a chiedere cosa sia successo all’ambasciatore italiano Luca Attanasio in Congo il 22 febbraio del 2021 ed anche se probabilmente non lo sapremo mai,
il libro , oltre alla figura di Attanasio,
ripercorre la situazione difficile nella Repubblica Democratica del Congo tra violenze e ricchezze.
“La vendetta del boss: l’omicidio di Giuseppe Salvia” di Antonio Mattone,
presente all’evento assieme a Claudio Coluzzi “ Il Mattino” Don Nicola Buffolano ,
parroco della cattedrale di Casertavecchia,
Antonino Salvia , figlio di Giuseppe Salvia e
Federico Cafiero de Raho , Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo .
Nel dialogare dell’uccisione di Salvia tra
Antonino Salvia e Federico Cafiero de Raho ,
fanno presente quanto si parli ancora troppo poco di carceri e quanto sia importante il percorso di rieducazione finalizzato al reinserimento sociale del condannato affinché fuori non vi sia una reiterazione; assicurandosi che vi sia una continuità di un percorso di recupero .