Pulci di notte
di Stefano Lorenzetto
«Un tè con Jill il debutto da first lady di Serenella Draghi», titola La Repubblica. La qualifica è rintracciabile anche in prima pagina: «La First Lady italiana debutta tra mogli e mariti». Peccato che Mario Draghi non sieda (per ora) al Quirinale, bensì a Palazzo Chigi, e che la definizione di first lady sia «la moglie del presidente degli Stati Uniti e (estensivamente) del presidente di altre repubbliche» (Lo Zingarelli 2022).
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Il Corriere della Sera pubblica la prefazione stesa da Ferruccio de Bortoli per una raccolta di testi edita da Rubbettino in occasione dei 60 anni dalla morte del presidente Luigi Einaudi. Al terzo periodo si legge: «Fosse vivo, non cederebbe alla tentazione di non condividere, sprecandola, la mezza mela del celebre aneddoto del Quirinale». La memoria ha tradito de Bortoli, giacché non si trattava di mezza mela ma di mezza pera. L’episodio venne raccontato da Ennio Flaiano, che ne fu il coprotagonista: «Molti anni fa, nel terzo o nel quarto anno del suo mandato presidenziale, fui invitato a cena al palazzo del Quirinale, da Luigi Einaudi. (…) A tavola eravamo in otto, compresi il Presidente e sua moglie. (…) La conversazione toccò vari argomenti, con una vivacità e una disinvoltura che davano fastidio all’enorme e unico maggiordomo in polpe che ci serviva. (…) Il Presidente sembrava un nonno felice di rivedere nipoti lontani. Ma eccoci alla frutta. Il maggiordomo recò un enorme vassoio del tipo che i manieristi olandesi e poi napoletani dipingevano due secoli fa: c’era di tutto, eccetto il melone spaccato. E tra quei frutti, delle pere molto grandi. Luigi Einaudi guardò un po’ sorpreso tanta botanica, poi sospirò: “Io – disse – prenderei una pera, ma sono troppo grandi, c’è nessuno che ne vuole dividere una con me?”. Tutti avemmo un attimo di sgomento e guardammo istintivamente il maggiordomo: era diventato rosso fiamma e forse stava per avere un colpo apoplettico. Durante la sua lunga carriera mai aveva sentito una proposta simile, ad una cena servita da lui, in quelle sale. Tuttavia lo battei di volata: “Io Presidente”, dissi alzando una mano per farmi vedere, come a scuola. Il Presidente tagliò la pera, il maggiordomo ne mise la metà su un piatto, e me lo posò davanti come se contenesse la metà della testa di Giovanni il Battista. Un tumulto di disprezzo doveva agitare il suo animo non troppo grande, in quel corpo immenso». La fonte? Quel Corriere della Sera che de Bortoli ha diretto per due volte (edizione del 18 agosto 1970, pagina 3).
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«Perché le elefanti del Mozambico hanno perso le zanne», titola Internazionale. Vabbè che il sottostante articolo è tratto dall’Economist, ma nel nostro Paese il plurale femminile di elefante rimane elefantesse, sia per il Grande dizionario della lingua italiana che per Lo Zingarelli 2022 e il Devoto-Oli.
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Titolo d’apertura del Messaggero, cronaca di Roma: «Buche, nuovi fondi per rifarle». Sottotitolo: «Il neosindaco: “Basta con i soliti rattoppi”». Massì, finiamola con questa mania di rappezzarle e apriamone di nuove.
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Sulla Vita del Popolo, che si dichiara «settimanale di informazione e di approfondimento della diocesi di Treviso», Stefania Falasca, presentata come vicepostulatrice della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I e giornalista di Avvenire, fa sfoggio della sua consueta cultura. Di san Francesco di Sales ricorda l’Introduction à la vie devote e il Traicté de l’amour de Dieu, con due errori in due titoli, perché doveva scrivere dévote e Traité. Falasca salta poi la parola «secolo» a proposito del «santo vescovo del IV Avito di Vienne». E supera sé stessa con il latino. Della Chiesa afferma infatti «che non è proprietà degli uomini di Chiesa, ma Christi lumini»: è chiaro che pensava alla Chiesa che è «di Cristo luce», ma ignora che lumen è della terza declinazione e che dunque lumini è un insostenibile dativo, non il genitivo da lei pensato (e che sarebbe stato comunque maccheronico). Nel settimanale diocesano «di approfondimento» nessuno ovviamente si è accorto degli strafalcioni. Un fraterno consiglio alla vicepostulatrice: nel prossimo articolo si limiti all’italiano.
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