Il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale Carabinieri di Caserta, in territorio del comune di Grazzanise (CE), alla loc. “Altura – Strada Consortile Pizzo della Torre”,  ha dato esecuzione al Decreto di sequestro preventivo emesso, su richiesta della Procura della Repubblica, dal GIP del Tribunale di S. Maria C.V., di uno stagno artificiale c.d. “vasca”, e di un appostamento fisso, in gergo “botte / bunker”, ad esso prospiciente  utilizzato per l’illecita attività di caccia agli uccelli acquatici migratori, esercitata anche con l’ausilio di richiami a funzionamento elettromagnetico vietati dalla normativa di settore.

 

La caccia di frodo venne accertata nel corso di un mirato servizio di controllo del territorio finalizzato alla prevenzione ed alla repressione dei reati in materia di prelievo venatorio, svolto dai militari del N.I.P.A.A.F. di Caserta e della Sezione operativa antibracconaggio e reati in danno agli animali – S.O.A.R.D.A. di Roma, su segnalazione della LIPU, Lega Italiana Protezione Uccelli, Coordinamento di Vigilanza Venatoria della Provincia di Caserta, Associazione ambientalista che ha fattivamente collaborato al buon esito delle indagini.

 

Nella fattispecie i militari udivano distintamente versi di avifauna acquatica che per l’intensità, volume e frequenza del suono, venivano ricondotti ad un richiamo acustico a funzionamento elettromagnetico, strumentazione vietata nell’esercizio dell’attività venatoria, nonché l’esplosione di colpi di fucile provenire dalla medesima direzione del canto artificiale dei volatili. Avvicinatisi nelle prossimità di uno specchio d’acqua, c.d. “vasca”, ai cui bordi si poteva osservare un manufatto fuori terra, cd. “botte / bunker”, notoriamente assolvente la funzione di appostamento fisso di caccia, i militari scorgevano la presenza di due soggetti all’interno dell’appostamento, i quali, accortisi fortuitamente della presenza della polizia giudiziaria, si davano repentinamente alla fuga, facendo perdere momentaneamente le proprie tracce, anche favoriti dalla sopraggiunta oscurità. Nelle prime fasi della fuga uno dei soggetti veniva osservato dalla P.G. impugnare un oggetto di forma e dimensioni compatibili con un fucile da caccia.

 

Ed infatti, all’interno del manufatto costituente il “fortino di caccia”, venivano rinvenuti alcuni oggetti pertinenti ad attività venatoria di frodo, tra i quali:

 

  • il richiamo acustico a funzionamento elettromagnetico, dotato di scheda SD ed avente in memoria i versi di avifauna da richiamare, lasciato attivo dai soggetti in fuga;

 un esemplare morto di avifauna appartenente alla specie beccaccino Gallinago gallinago;

 munizioni a piombo spezzato calibro 12 cariche;

 un telefono cellulare di marca samsung.

 Quanto rinvenuto venne repertato e posto sotto sequestro.

 Le successive indagini svolte d’iniziativa dal NIPAAF di Caserta, finalizzate alla identificazione degli autori dell’illecita attività di caccia, furono immediatamente incentrate sull’utenza corrispondente alla scheda sim inserita nel telefonino che ha permesso di risalire al proprietario ed utilizzatore dello stesso.

 Sulla scorta dei successivi accertamenti effettuati e degli elementi indiziari raccolti, furono segnalati all’Autorità Giudiziaria di S. Maria C.V., due giovani individui, M.F, di anni ventuno, ed M. G. di anni diciannove, entrambi residenti in Grazzanise.

 Va rilevato che l’attività di indagine ha consentito di evidenziare che la tipologia dell’appostamento fisso, la presenza dello specchio d’acqua artificiale, il richiamo acustico a funzionamento elettromagnetico, completo di batteria, di diffusore di suoni (tromba) ancorato al terreno e gli stampi in plastica di esemplari di avifauna della specie alzavola, nonché un catenaccio a chiusura della porta di accesso al “fortino”, facevano ragionevolmente presupporre che sul fondo veniva stabilmente praticata l’illegale attività di caccia con l’utilizzo di richiami acustici vietati, come anche confermato dalle persone informate dei fatti escusse a sommarie informazioni.

 Alla luce di dette evenienze il GIP del Tribunale di S. Maria C.V., ritenendo sussistere gli indizi del reato di esercizio dell’attività venatoria con mezzi non consentiti a carico dei due soggetti, e ritenendo fondato quanto appurato dai militari in relazione all’utilizzo dello specchio d’acqua e dell’appostamento quali luoghi ove veniva stabilmente esercitata l’illecita attività venatoria, ha disposto il sequestro preventivo dell’intero areale sussistendo il concreto ed attuale pericolo che la libera disponibilità del terreno potesse, con la prosecuzione della sua utilizzazione, ulteriormente aggravare le conseguenze del reato, ovvero agevolare la commissione di altri reati analoghi.