Delitti, suicidi E…PROCESSI 

Il cadavere di Bonifazio Buttacchio, operaio di anni 57, è stato ritrovato sabato mattina in un cantiere a pochi metri dall’ospedale di San Severo, nel Foggiano. Ad ucciderlo, con un colpo di pistola alla testa, è stato un piccolo imprenditore edile di 35 anni, suo ex datore di lavoro, che poche ore dopo l’omicidio si è costituito nella caserma dei carabinieri.

A San Severo si vocifera che Buttacchio vantasse un credito di qualche centinaia di euro nei confronti del suo presunto assassino e che ci fossero già stati screzi tra i due. Sabato mattina l’ennesimo litigio. Non ci sarebbero testimoni, ma sono stati ascoltati gli altri operai della ditta [Rep].

Un uomo di cui non si conoscono le generalità sorprese alle spalle un filippino di 70 anni e gli recise la carotide con una coltellata. Poi, mentre il poveretto moriva dissanguato, gli rubò la bicicletta e fuggì (ieri sera, alle 19.30, sotto una pensilina dell’autobus davanti alla stazione di Rimini).

Venerdì sera Mirko Genco, 24 anni, di Parma, già arrestato due volte per aver perseguitato la sua ex, Juana Cecilia Hazana, 34 anni, e condannato a due anni per stalking (con sospensione della pena), vide che la donna aveva postato su Instagram una storia da un bar di Reggio Emilia. Notò che era con alcuni amici, che sembrava felice, e decise di raggiungerla. Così, prese un treno, arrivò nel locale, le parlò, si offrì di accompagnarla a casa. Durante il tragitto, litigarono un’ultima volta. «Sabato mattina, la donna è stata trovata cadavere nel piccolo parco pubblico vicino a casa. Aveva sul corpo più di una ferita da taglio, di cui una alla gola. L’arma del delitto, un coltello da cucina, è stato trovato nel parco a poca distanza dal cadavere. Prima di ferirla a morte con la lama, aveva tentato di strangolarla» [Grassi, Rep].

«Mirko Genco è figlio di una vittima di femminicidio. Sua madre si chiamava Alessia Della Pia e fu uccisa a 39 anni dal suo compagno, Mohammed Jella, un uomo di origini tunisine. Il fatto avvenne nel dicembre del 2015: Jella prima l’aveva picchiata nell’androne di casa loro a Parma, poi l’aveva immersa nella vasca da bagno dell’appartamento, riportandola nell’androne ormai morta. L’uomo allora aveva chiamato il 118 e poi era fuggito in direzione Tunisia, dove fu individuato nel 2017 dopo una latitanza di un anno e mezzo» [Scarpa, Mess].

FONTE:

Processi

Inizia a Venezia il processo relativo al tentato omicidio di Marta Novello. Gianluca Amadori su Il Gazzettino: «Prima udienza del processo a carico del quindicenne che, la scorsa primavera, accoltellò una ragazza ventiseienne di Marocco di Mogliano Veneto, Marta Novello, sua vicina di casa, mentre stava facendo jogging in via Marignana. La Procura presso il Tribunale per i minorenni ha infatti chiuso le indagini preliminari con rito immediato, formulando a carico del ragazzo le imputazioni di tentato omicidio e tentata rapina: con molte probabilità il suo difensore, l’avvocato Matteo Scussat, chiederà che il giudizio si svolga con rito abbreviato. Ma nessuna decisione è stata ancora presa. […] Decisivi per le sorti del processo saranno i risultati della consulenza psichiatrica affidata durante le indagini al professor Camerini, il quale ha concluso escludendo la sussistenza di una vera e propria infermità mentale e formulando un giudizio di immaturità a carico del quindicenne; giudizio che potrebbe aprire la strada a una dichiarazione di non imputabilità, come prevede il codice minorile. […] La decisione in ogni caso spetterà al Tribunale. La ventiseienne Marta Novello, che nel frattempo si sta riprendendo dalle ferite riportate, non potrà costituirsi parte civile contro il suo aggressore in quanto non è previsto. Per ottenere un eventuale risarcimento dei danni subiti potrà rivolgersi al Tribunale civile, citando a giudizio i genitori del quindicenne, che sono chiamati a rispondere delle sue azioni. Cosa che per il momento Marta non sembra avere intenzione di fare: la famiglia al momento ha soltanto voglia di lasciarsi alle spalle questa brutta esperienza, come ha confermato il loro legale, l’avvocato Alberto Barbaro. Nel frattempo il ragazzino si trova ancora detenuto nel carcere minorile di Treviso. L’incredibile episodio di violenza risale al pomeriggio del 22 marzo scorso, quando la ventiseienne venne aggredita e colpita con ben 23 coltellate. Agli investigatori raccontò di essere stata avvicinata con una richiesta di denaro e quindi accoltellata ripetutamente da un tizio che non conosceva, dopo avergli risposto che aveva solo il cellulare. Il quindicenne ha confermato di non conoscere la ragazza e ha spiegato di averla seguita e fermata perché voleva soldi».