Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

Titolo dalla prima pagina del Giornale: «Giornalista molestata dai tifosi e il collega (uomo) minimizza». Se è il collega, ci pare improbabile che potesse trattarsi di una donna, quindi la precisazione posta fra parentesi è superflua. Anche se, dati i tempi, non si sa mai.

Michele Serra nella sua rubrica L’amaca sulla Repubblica: «In Francia, con le migliori intenzioni, alcuni vorrebbero introdurre un nuovo pronome neutro, “iel” che si aggiunga al femminile “lui” e al maschile “elle”, per indicare chi non accetta di definirsi femmina o maschio». Dovrebbe essere il contrario (al femminile elle e al maschile lui), a onor del vero, ma non osiamo contraddirlo. Il gender dilaga.

Veronica Gentili sul Fatto Quotidiano: «Vengono giustificate le manifestazioni “No vax” e “No green pass” che da ormai 18 settimane caratterizzano i nostri sabato pomeriggio». Stando sempre in tv, Gentili ha dimenticato come si scrive in italiano: a differenza degli altri giorni della settimana, che sono invariabili, sabato e domenica hanno regolarmente il plurale, come avverte un «Nota bene» sullo Zingarelli 2022, perciò il plurale di sabato è sabati. Del resto, Gentili è la stessa che domenica sera, nel programma Controcorrente su Rete 4, ha detto «persuàdere» anziché «persuadére».

Maria Berlinguer sulla Stampa intervista Franca Leosini, conduttrice televisiva che si vanta «di essere stata la sola» a far parlare in carcere Rudy Guede, condannato a 16 anni per l’omicidio di Meredith Kercher, e le fa dire: «Il fine pena era già previsto per il 4 gennaio del 2022, l’avvocato a chiesto un ulteriore sconto di 45 giorni». In saldo anche la grammatica.

Maurizio Belpietro, direttore della Verità, cita nel suo editoriale Portogallo e Svezia: «I due Paesi hanno una popolazione più o meno equivalente, intorno ai 10 milioni, ma nel secondo dei due hanno vaccinato quasi l’88% dei cittadini». Difficile che potesse trattarsi del secondo dei tre, visto che sono soltanto due.

Titolo sullo sciopero dei taxi in prima pagina sul Tempo: «Le auto bianche incrociano le braccia dalle 8 alle 22». Bei tempi quando incrociavano le ruote.

Lorenzo Giarelli sul Fatto Quotidiano: «A invitare Renzi questa volta è il Gmis, acronimo di Global Manufacturing and Industrialisation Summit, una kermesse organizzata da Unido (l’agenzia dell’Onu che si occupa di Sviluppo industriale) e il governo degli Emirati, attraverso il ministero del». Piffero? Cappero? O forse dattero?

Titolo dal Corriere del Mezzogiorno: «Foggia, operaio incensurato ucciso con un colpo alla testa. Il killer è il datore di lavoro che si è costituito». Si voleva evidenziare che è nata una nuova categoria professionale, quella degli incensurati? E sarebbe stato risparmiato, se fosse stato un operaio pregiudicato?

Il Messaggero riporta una frase di Gina Lollobrigida, 94 anni, «da anni in lotta con la famiglia da quando nella sua vita è entrato Andrea Piazzolla: «La vita è mia ed io decido cosa farne. Fare dei regali ad Andrea e la sua famiglia è una cosa che riguarda me, nessun’altro». Si scrive nessun altro, senza apostrofo. Trattasi infatti di troncamento, non di elisione, e la regola da seguire è la stessa dell’articolo determinativo uno: si scrive un altro, non un’altro.

Andrea Pasqualetto sul Corriere della Sera: «Lei non spiaccica una parola d’italiano». E non solo lei. Le parole si spiccicano (dal verbo spiccicare, ovvero pronunciare chiaramente). Sono le zanzare che si spiaccicano sul muro.

Titolo sopra la testata del Fatto Quotidiano: «Bonomi non vuol pagare la cassa integrazione e chiede altri sgravi fiscali alle imprese. Più il governo la riempie di soldi, più Confindustria chiagne e fotte». Il presidente di Confindustria chiede soldi alle imprese sotto forma di sgravi fiscali? No? Allora bisognava scrivere «chiede altri sgravi fiscali per le imprese».

Ragionando con lucidità, sulla Repubblica, circa il dramma dei migranti usati dalla Bielorussia contro la Polonia, il già ministro Marco Minniti scivola equanimemente sulla grafia tedesca e polacca scrivendo realpolitik invece di Realpolitik e Bialowieza invece di Białowieża. Si può chiudere un occhio (anzi due) sulla grafia polacca, ma non su quella tedesca, che per i sostantivi impone il maiuscolo.

Didascalia dal sito del Mattino di Padova: «Giulia Schiff, felice a bordo di un aeromobile militare. A destra la foto del suo sedere e delle gambe dopo essere stata presa a bastonate da sette sergenti maschi e una donna». Considerando che nella foto a sinistra si vede Giulia Schiff, ci pare che la specificazione «a destra» sia esornativa: siamo ancora in grado di distinguere una faccia da un posteriore.

Titolo dal Corriere della Sera: «Le parole dei leader non fermano i timori di elezioni anticipate dentro i partiti». Toh, almeno nei partiti si prospettano le elezioni anticipate. Per il Parlamento si vedrà.

Massimo Fini parla del Patto atlantico sul Fatto Quotidiano: «L’obiezione era allora comprensibile perché in presenza dell’Urss la Nato, vale a dire gli americani, perché la Nato è stata sempre un’organizzazione totalmente in mano agli Stati Uniti, anche se per pudore o piuttosto per mascherare la realtà vi si nomina a Presidente un danese, o come oggi, un norvegese». Tutto chiaro.

SL