Morti diversi (di Stelio W. Venceslai)

            Francia e Inghilterra sono ai ferri corti sulla Manica. Due importanti questioni sono sul tappeto: i diritti di pesca, dopo la Brexit, e l’immigrazione clandestina dalla Francia all’Inghilterra.

            In realtà, i negoziati per i diritti di pesca sono in corso da almeno un anno. Quelli sull’immigrazione clandestina solo da un paio di settimane. Gli immigrati premono dalle coste francesi, dove sono appena tollerati, se non bistrattati, per sbarcare in Inghilterra.

            Il caso è esploso quando una barcaccia da trasporto è affondata in mare e circa venti persone (uomini, donne, vecchi e bambini) sono affogate. Uno scandalo. I Ministri responsabili si scambiano accusa dall’una e dall’altra parte. Questi morti pesano sulla coscienza civile dell’Occidente, dice Macron, che vuole investire l’Unione europea del problema.

            Analoghe preoccupazioni sono state espresse con veemenza da Johnson, tutti egualmente sconcertati e rattristati da questa tragedia. S’intensificheranno i controlli, si prenderanno misure adeguate, qualcosa è in movimento in sede europea. Tutto bene. È lodevole che questa ventina di morti pesino sul tavolo dei negoziati comunitari. È un peso tristissimo, che fa a pugni con il diniego di accoglimento da parte di molti Paesi dell’Unione e con la sostanziale mancanza di una politica comune in materia.

            Il canale della Manica, perbacco è importante: pesci e cadaveri pesano, finalmente!

            È strano che ci si disperi per quello che è avvenuto sulla Manica mentre nessuno si preoccupa di ciò che avviene nel Mediterraneo. Anche in questo, che fu già Mare nostrum, ogni tanto ci sono dei morti.  Quanti?

            Dal 2013 al 30 settembre 2021 sono stati appena 17.800. Un’inezia, rispetto ai 20 annegati nelle acque della Manica che, pace all’anima loro, sembrano contare di più. Si smuovono governi importanti. I quasi ventimila che sono annegati da noi pesano molto di meno. Nessuno si è smosso. I morti del nord sono più importanti e le frontiere marittime nel nord sono diverse da quelle del sud.  Al nord, vanno tutelate, al sud, beh, accada quel che accade.

            Questa differenza di peso politico sulla macabra contabilità dei morti è molto grave, quasi insultante, se si pensa alle reiterate richieste italiane rimaste senza risposta. Tutta la frontiera mediterranea è sotto attacco perché su questo mare gravitano non solo l’Italia ma anche Grecia, Cipro, Malta, Paesi minori.

            Possibile che i morti nella Manica contino di più?

            Save the Children, un’organizzazione umanitaria ben nota, sottolinea l’esigenza e l’urgenza di un impegno diretto degli Stati membri e dell’Unione Europea per la creazione di un sistema coordinato ed efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, considerata una tra le rotte più letali al mondo. Cosa chiede Save the Children? Chiede l’attivazione di canali d’ingresso sicuri all’Unione Europea e un sistema di accoglienza e protezione adeguato per i più vulnerabili, in particolare, per i minori soli.

            Scrive Save the Children: “I migranti, compresi i bambini, continuano ad annegare nel Mediterraneo. Nonostante molte persone rischino la vita per raggiungere l’UE, non esistono meccanismi coordinati per la ricerca, il salvataggio e lo sbarco delle persone… la situazione è resa ancora più complessa dall’intervento della guardia costiera libica, … con evidenze di violazioni di diritti umani fondamentali commesse durante il coordinamento delle azioni di salvataggio. Salvare vite umane dovrebbe essere sempre la preoccupazione principale di qualsiasi operazione nel Mediterraneo. Gli Stati hanno l’obbligo di cooperare e coordinarsi per soccorrere le persone in difficoltà, agendo nel rispetto dei principi del diritto internazionale. Gli sforzi di ricerca e salvataggio da parte degli Stati e dell’UE devono essere intensificati ed è necessario garantire che le navi nel Mar Mediterraneo, anche… navi mercantili o di organizzazioni non governative, non incontrino alcun ostacolo quando soccorrono e sbarcano le persone in difficoltà”

            La questione degli emigranti è un problema di fondamentale importanza che deve essere affrontato da parte europea.

            L’esodo di centinaia di migliaia di disperati, dalla frontiera bielorussa alla barriera greca sul fiume Evros, dalla rotta balcanica a quella mediterranea, non può essere ignorato. Lo esigono non solo ragioni umanitarie e morali ma, altresì, ragioni politiche, finanziarie, sanitarie e, infine, anche di sicurezza. L’Europa è sotto invasione. È puerile ignorarla, è colpevole sottovalutarla, è pericoloso delegarla alla responsabilità dei singoli Stati.

            Il governo italiano, con la Presidenza Draghi, ha riacquistato un certo ruolo nel consesso europeo. L’uscita di scena della signora Merkel sta ridisegnando nuovi equilibri e il recente tanto strombazzato accordo italo-francese (che non è una novità, perché da sempre esiste un’interlocuzione fra Roma e Parigi) porta a immaginare anche un diverso assetto dei Paesi realmente influenti sulle vicende europee. Abbiamo un patrimonio di problemi legato all’immigrazione clandestina che, purtroppo, ci rende leader di questo tristissimo settore.

            Il governo italiano ha un’enormità di problemi interni da risolvere, strutturali e di bassa cucina, ma occorre porre con decisione sul tavolo dei negoziati comunitari il peso di questa tragedia. I Paesi europei del Mediterraneo non possono costruire muri, come fanno Polonia, Ungheria, Croazia ed Estonia. Occorre una politica di contenimento da un canto e, dall’altro, di definizione di un’accoglienza. Chiudere gli occhi non è solo colpevole, è stupido.