IL BUSINESS

Intelligenza artificiale: industrie e banche, l’utilizzo già dilaga e amplifica i rischi

NEL 2020 – Le funzioni in cui le aziende hanno adottato maggiormente le sue applicazioni variano in base al loro settore. Il maggior utilizzatore industriale è il comparto automobilistico

6 DICEMBRE 2021

Come il pharmakon dei greci, l’intelligenza artificiale per i mercati è al contempo rimedio e veleno, motore e guasto. La sua progressiva adozione sta cambiando l’industria e la finanza, ma pone rischi crescenti e pervasivi in ambito economico, sociale e politico. Secondo l’ultima edizione dell’AI Index Report, pubblicata a marzo dall’Università di Stanford, l’anno scorso gli investimenti globali in intelligenza artificiale sono aumentati del 40% rispetto al 2019 a 67,9 miliardi di dollari. La pandemia ha causato il consolidamento degli operatori del settore e l’aumento di fusioni e acquisizioni, cresciute del 121,7% dal 2019.

Nonostante il Covid c’è stato un aumento del 9,3% degli investimenti privati nell’AI, superiore a 2018 e 2019 (5,7%), sebbene le startup siano diminuite per il terzo anno consecutivo. Dal 2010, quando erano di 1,3 miliardi, i finanziamenti alle aziende di nuova costituzione hanno segnato un tasso di crescita medio annuo superiore al 40%. Anche l’Italia è presente in questo comparto, ma per ora agli ultimi posti delle classifiche internazionali per investimenti e occupazione.

L’adozione dell’AI dilaga. Le funzioni in cui le aziende hanno adottato maggiormente le sue applicazioni variano in base al loro settore. Il maggior utilizzatore industriale è il comparto automobilistico, mentre nella finanza l’intelligenza artificiale è usata soprattutto per gestire i rischi. Un sondaggio condotto per il World Economic Forum del 2020 ha mostrato che la grande maggioranza degli attori della finanza mondiale (85%) utilizza già qualche forma di AI. Le sue applicazioni nel settore finanziario stanno anche cambiando il tipo di attori che popolano questi mercati e i loro modelli di business, come con gli intermediari finanziari che si affidano alle aziende di tecnologie digitali (fintech) e alle multinazionali Big tech.

La storia delle ultime crisi globali, come quella iniziata nel 2008, dimostra che per la sua interconnessione il settore finanziario può produrre forti effetti economici su altri comparti, ad esempio in caso di crolli dei mercati finanziari. Ecco perché le autorità di regolazione di tutto il mondo hanno già notato che l’interazione tra AI e settore finanziario può avere conseguenze profonde e importanti. Ad esempio, il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria nel 2018 ha pubblicato un rapporto che incoraggia le banche a sfruttare l’intelligenza artificiale come tecnologia per aumentare l’efficienza. Tuttavia, le autorità hanno sottolineato che anche le sue applicazioni nel settore finanziario possono indurre alcuni rischi specifici. L’avvento dell’AI richiederà un maggiore controllo, ad esempio quando la sua applicazione diventerà la regola in alcuni segmenti finanziari che non sono sottoposti ad alcuna regolamentazione, come il sistema bancario ombra (shadow banking). Data la sua gigantesca dimensione (50.900 miliardi di dollari nel 2018, il 13,6% di tutte le attività finanziarie globali secondo gli ultimi dati disponibili), proprio lo shadow banking è una delle principali fonti di rischi sistemici per la stabilità economica mondiale.

Nonostante le crescenti preoccupazioni associate all’intelligenza artificiale, gli sforzi per affrontare questi problemi sono però limitati a una minoranza di aziende. Questioni come l’equità dell’AI continuano a ricevere relativamente poca attenzione e nel 2020 il numero delle imprese che considera rilevanti i pericoli di questo strumento è calato. La sicurezza informatica rimane l’unico rischio considerato rilevante dagli utilizzatori. Nella corsa al guadagno, manager e azionisti vedono solo la possibilità di realizzare maggiori profitti e dimentichino i rischi. Il Titanic dell’economia mondiale accelera, ma l’iceberg dell’AI incombe sulla sua rotta.