Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

Durata dell’ovazione riservata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la prima del Macbeth di Giuseppe Verdi alla Scala di Milano, in ordine decrescente, stando ai resoconti degli organi d’informazione. Corriere della Sera 6 minuti; La Stampa 6 minuti; Il Sole 24 Ore 6 minuti; Avvenire 6 minuti; Il Fatto Quotidiano 6 minuti; Il Giorno 6 minuti; Il Messaggero 6 minuti; Libero 6 minuti; Notizie.it 6 minuti; Il Giornale 5 minuti; Giornale di Sicilia 5 minuti; La Repubblica (edizione nazionale) 5 minuti; La Repubblica (edizione di Milano) 4 minuti; Fanpage.it 4 minuti. Media: 330 secondi, pari a 5 minuti e mezzo. L’orologio ha fatto il suo tempo.

Conclusione di un articolo di Filoreto D’Agostino, già magistrato del Consiglio di Stato, oggi in pensione, sul Fatto Quotidiano, dal titolo «Il Csm à la Cartabia nasce già “storto”»: «Si dimentica che il buon magistrato è come il buon vino: invecchiando migliora». E quando invece sa di tappo, che si fa?

Titolo dalla prima pagina di Avvenire: «Castità e fantasia: così l’intimità della coppia». Bei tempi quando a eccitare la fantasia bastavano pane e amore, invece della castità.

Dalla pagina Facebook della Stampa: «Multe fino a 1000 euro per chi sale sul bus senza Green Pass e transenne, scatta l’operazione sicurezza». Siete avvertiti: per viaggiare in autobus, dovete portare con voi una barriera mobile.

Il Sole 24 Ore pubblica un’intervista con Isabella Weber, presentata come «economista della Amherst University del Massachusetts» e «autrice del libro How China escaped shock therapy, molto apprezzato dal Financial Times». La Amherst – basta consultare il sito umass.edu – si chiama in realtà University of Massachusetts Amherst, non il contrario. E il titolo completo del saggio è How China escaped shock therapy. The market reform debate (la parte omessa è rilevantissima).

Nella rubrica Cronache celesti sul Venerdì di Repubblica, don Filippo Di Giacomo, incardinato nella diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, guarda già all’anno 2025 e afferma che il giornalista Nikos Tzoitis (qui chiamato Niko, alla ciociara) scrisse nel 2014 della coincidenza del giubileo con i 1700 anni del concilio di Nicea. Il primo concilio ecumenico si tenne infatti nel 325 e viene così sintetizzato da Di Giacomo: «Il “Credo” che tutti i cristiani recitano nelle rispettive liturgie, si deve agli oltre 300 vescovi riuniti, a maggio e a giugno di quell’anno, a Nicea». Sorvolando sull’inutile prima virgola, il reverendo giornalista sbaglia, perché il Credo odierno è quello di Nicea, ma integrato nel 381 dal successivo concilio ecumenico di Costantinopoli e detto per questo «niceno-costantinopolitano». I vescovi poi furono probabilmente circa 250, riuniti forse tra giugno e luglio, mentre ancora più intricata è la questione della Pasqua. Questa fu definita per opporsi alla sua celebrazione nella data ebraica adottata in diversi luoghi dai cristiani, ma certo non venne risolta dal concilio niceno con «decisione univoca fino alla riforma del calendario gregoriano del 1582», come sostiene il chierico. Il quale profonde cultura al popolo, ma inzeppata di inesattezze che anche solo la consultazione di buone fonti in Rete gli avrebbe evitato.

Titolo sulla prima pagina della Verità: «Così la Corte dei conti fa il contropelo agli sprechi dello Svimez». Preposizione articolata sbagliata: l’acronimo sta per Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, quindi si scrive «la Svimez» e «della Svimez», come peraltro si può leggere sul sito ufficiale.

Ismaele Vipera invia una lettera a Robinson, supplemento culturale della Repubblica, che la dà alle stampe senza fare una piega: «Vi chiedo cortesemente un approfondimento delle opere di Riccardo Bacchelli. Ricordando la sua opera famosa Il mulino del Po oggi edita da Mondadori. Tra l’altro è stato autore della legge Bacchelli». Si può dire che i lettori stanno eguagliando, quanto a scemenze, i giornalisti. La legge numero 440 dell’8 agosto 1985, che eroga un assegno straordinario vitalizio a coloro che si sono distinti nel mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo e dello sport e versino in condizioni d’indigenza, fu ispirata dal professor Maurizio Vitale, docente di storia della lingua italiana alla Statale di Milano, scomparso nell’ottobre scorso all’età di 99 anni. Venne ribattezzata legge Bacchelli in quanto il primo a usufruirne avrebbe dovuto essere lo scrittore bolognese. In realtà egli non riscosse mai l’assegno, perché morì due mesi dopo, l’8 ottobre 1985.

Emanuele Beluffi sul Giornale: «Quando una giornalista viene molestata in diretta tv e le notizie di femminicidio e violenza sulle donne occupano le cronache quasi con la stessa frequenza degli incidenti stradali vuol dire che siamo arrivati al giro di vite». E anche al girovita.

Dalla Gazzetta di Mantova: «Che i Fuggiaschi fossero nel giro importante è un dato di fatto, spesso fianco a fianco con Gianni Morandi, Rita Pavone, Domenico Modugno, persino una volta nello stesso hotel con Mina». È un dato di fatto che una volta dormimmo nello stesso hotel in cui alloggiava Milva, pur senza essere i Fuggiaschi: bastò pagare il conto.

SL

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