Il Tribunale di Milano ha ordinato il sequestro conservativo di 3 milioni di euro nei confronti della Lega Nord. Lo ha deciso la giudice Orietta Miccichè nell’ambito della causa civile intentata da Matteo Brigandì. L’ex avvocato del Carroccio, come già scritto dal Fatto Quotidiano, da tempo è in causa con il partito per ottenere il pagamento di quelle che lui considera parcelle mai pagate. Per questo nel giugno scorso ha chiesto al tribunale il sequestro conservativo di 9,5 milioni di euro: 6,3 milioni di euro per le consulenze legali mai saldate, più una maggiorazione del 50%. Secondo Brigandì, i soldi andrebbero presi dai conti della Lega Nord, ma anche da quelli di Lega Salvini Premier. Il motivo, si legge nell’atto di citazione, è che “Lega Salvini Premier in buona sostanza è la stessa associazione di Lega Nord”. Una tesi molto pericolosa: se il tribunale dovesse dirsi d’accordo, oltre che delle parcelle richieste da Brigandì, Lega Salvini Premier potrebbe in teoria doversi fare carico anche del debito dei 49 milioni di euro, attualmente appannaggio della sola Lega Nord.
Ma la giudice Miccichè su questo punto ha detto no. Ha infatti autorizzato il sequestro conservativo (su una parte dei soldi rivendicati, 3 milioni), ma solo nei confronti di Lega Nord. Si legge nella sentenza: “La capacità patrimoniale della debitrice (Lega Nord, ndr) in rapporto all’entità del credito la costituisce, infatti, un elemento oggettivo che induce fondatamente a temere per la mancanza delle garanzie del credito e giustifica l’adozione di una misura – quale il sequestro conservativo – volta a eliminare il pericolo da infruttuosità del giudizio”.
La giudice ha invece espresso parere contrario al sequestro nei confronti di Lega Salvini Premier: “Gli elementi allo stato disponibili sono indicativi di due associazioni distinte, regolate da differenti statuti e del tutto autonome tra loro”.
Nell’atto di citazione, Brigandì aveva elencato vari aspetti a sostegno della sua tesi: la coincidenza delle sedi dei due partiti, il fatto che molti dirigenti facciano parte di entrambi i movimenti, la presentazione alle elezioni del 2018 del simbolo Lega Salvini Premier e dello statuto di Lega Nord e anche un’intervista in cui è stato Salvini stesso a dire che esiste una sola Lega. “Gli elementi indicati da parte ricorrente a sostegno della prospettata identità”, si legge nella sentenza, “non risultano né determinanti, né risolutivi al fine di ritenere l’unicità della persona giuridica o la sussistenza di un vincolo obbligatorio in capo a Lega per Salvini Premier con riferimento ai debiti di Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. Neppure la circostanza che il legale rappresentante di Lega Nord per l’Indipendenza della Padania e di Lega per Salvini Premier sia la stessa persona, Giulio Centemero, costituisce elemento che consenta di ritenere che si tratti di un unico soggetto giuridico, ben potendo la persona fisica rivestire più incarichi rappresentativi all’interno di diverse società, senza alcun riflesso sull’autonomia giuridica delle stesse. Se per un verso è fuori dubbio che i due movimenti politici abbiano posizioni ideologiche e politiche coincidenti – e in tale contesto abbiano svolto campagne elettorali unitarie, presentando talvolta i medesimi candidati – pur tuttavia tale vicinanza politica non è elemento sufficiente a far ritenere l’identità giuridica delle due associazioni”.
La partita, però, è ancora aperta. Conclude infatti la giudice: “In questa fase cautelare – connotata da carattere necessariamente di sommarietà – non sono stati raggiunti elementi che consentano di ritenere la sussistenza di un vincolo neppure solidale” tra i due partiti. Come dire: per essere certi che i debiti delle due Leghe non siano accumulabili, bisognerà aspettare la sentenza definitiva.