Il nuovo numero in edicola e online
da domenica 19 dicembre
a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
L’Italia turrita ha la mascherina, l’immagine è sfocata, le linee dell’incisione sono usurate. “Stato d’emergenza” è il titolo di copertina del nuovo numero de L’Espresso. Che consegna al lettore un ritratto oggettivo e senza sconti della situazione del Paese: dove la pandemia non accenna a placarsi, la partecipazione politica e sociale è dimezzata, e la democrazia sospesa fa nascere la voglia di presidenzialismo.
È questo il risultato del Rapporto 2021 sugli italiani curato dal pool di Ilvo Diamanti: che nella sua introduzione sottolinea la crisi di partecipazione comune a elezioni e volontariato. Gli italiani, secondo il sondaggio che L’Espresso pubblica in anteprima, sognano il presidenzialismo (lo scrivono Ludovico Gardani e Natascia Porcellato), rinunciano all’impegno (di Luigi Ceccarini e Martina Di Pierdomenico) e sono in ansia per la salute ma anche per la sicurezza (di Fabio Bordignon e Alice Securo).
L’altra esclusiva del numero la firma Lirio Abbate, che rivela cosa ha detto Giuseppe Graviano, il boss stragista che ha parlato di un contratto tra Berlusconi e la mafia che sarebbe avvenuto subito prima della nascita di Forza Italia. Vittorio Malagutti e Carlo Tecce ricostruiscono la rete di affari che lega Federica Pellegrini a un miliardario ucraino. Antonio Fraschilla denuncia il far west della lobby pronta ad arricchirsi grazie agli investimenti per l’energia solare.
Marco Damilano nel suo editoriale spiega perché invocare “un patriota al Quirinale” significa spaccare il Paese, e Marco Follini ricorda che proprio per evitare una spaccatura simile Aldo Moro lasciò il posto a Leone. Susanna Turco intervista Cristina Cattaneo, anatomopatologa che ridà nome e volto ai migranti uccisi dal Mediterraneo. E mentre Marco Grieco dà la parola ai ragazzi malati di anoressia, Elena Testi denuncia la via crucis dei bambini stranieri che lottano contro il cancro ma rischiano di morire per la burocrazia.
Altan medita su pandemia e carcere, Mauro Biani sulla democrazia. Makkox sulla smemoratezza degli italiani. E mentre Michele Serra svela le strategie della destra a caccia di candidati alla presidenza, Donatella Di Cesare scrive all’Agamben no vax di oggi rimpiangendo il maître à penser di ieri. E Francesco Occhetta invita a soffermarsi sulla parola della settimana: fraternità.
L’Espresso chiude con un focus su archeologia e geopolitica: dalla Turchia che punta sulle scoperte di civiltà antichissime per ricostruire la propria immagine (di Gianfrancesco Turano) ai talebani che si scoprono custodi del patrimonio artistico dell’Afghanistan (di Giuliano Battiston).
Bruno Manfellotto rispolvera ricordi di Del Giudice, Cristina Dell’Anna insegue Ettore Majorana, Francesca De Sanctis omaggia Tina Merlin, instancabile accusatrice del disastro del Vajont. E mentre Sara Lucaroni racconta Capannori, città modello che non produce rifiuti, Stefano Vastano porta il lettore a scoprire la nuova Dresda: la città più bombardata della Germania che non solo è tornata bellissima, ma è diventata capitale della Silicon Valley di Sassonia.