“Stupro? Il marito deve poter vincere minime resistenze”
Il caso – La pm: “Archiviare l’uomo amante della materia”
Per la pm “anche i fatti carnali devono essere ridimensionati nella loro portata, non avendo la stessa descritto espressioni di minaccia o di costrizione fisica, né di abuso di autorità”. Inoltre quegli atti sessuali sono stati compiuti in un momento in cui Maria meditava il divorzio: “Non nutrendo più i sentimenti e la stima di un tempo nei confronti del marito, non era più incline a congiungersi con lui ma per motivi che ella stessa sostiene non avrebbe avuto il coraggio di esprimere”, è il pensiero della pm. Che giunge quindi a questa conclusione: “Considerato la sussistenza di un rapporto di coniugio, appare arduo sostenere che sia provata la consapevolezza in capo” al marito “della non consensualità al rapporto sessuale, considerato anche comune negli uomini dover vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito” – che nel caso specifico “appare particolarmente amante della materia” – “tenta un approccio sessuale”. In altre parole: non vi è stata nessuna costrizione in quell’atto sessuale, non è detto che Paolo abbia percepito il rifiuto della moglie. Tanto più che in altre occasioni “ha dormito per (…) otto giorni sul divano”. Anche questo esempio è riportato nell’atto della pm.
Per l’inquirente quindi non ci sono le prove del maltrattamento, tutt’altro. Quella tra Maria e Paolo è una situazione di “sostanziale pariteticità” e “simmetria tra coniugi travolti da una conflittualità” che alla fine non era “nemmeno di particolare gravità”.
Secondo la pm non vi sono neanche prove delle percosse nei confronti dei figli: il padre potrebbe aver ecceduto “nell’uso dei mezzi di correzione”, è un’altra delle espressioni utilizzate.
Allo stesso modo si chiede di archiviare l’accusa di sottrazione di minori che invece è Paolo ad aver mosso alla moglie, quando questa si è allontanata con i figli per andare in centro antiviolenza.
Alla richiesta di archiviazione, Michele Sarno, l’avvocato che rappresenta la donna, ha presentato opposizione. La Procura potrà rimanere sulla propria posizione (magari decidendo di argomentarla diversamente) o meno. Ma in questa storia al di là di chi avrà ragione, di chi ha raccontato la verità, ciò che traspare dalle sole due pagine di richiesta di archiviazione della pm è un lessico e una mentalità che le donne (e anche gli uomini perbene) di certo non meritano.