Per lei solo qualche preghiera e la benedizione della salma. Nient’altro. La Questura ha vietato i funerali di Assunta “Pupetta” Maresca, vedova del boss “Pascalone ’e Nola”, freddato da un sicario, che lei stessa vendicò uccidendo a vent’anni nel 1955 il mandante dell’omicidio, morta il 30 dicembre. A 86 anni, nonostante i film e le fiction televisive a lei dedicate e il ruolo avuto nelle vicende criminali degli anni 80, quando in una conferenza stampa minacciò di morte il capo della Nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo, “Pupetta” Maresca era stata dimenticata e viveva nell’anonimato a Castellammare di Stabia. Venerdì solo una decina di donne si sono recate nella chiesa di Sant’Antonio da Padova, dove erano previsti i funerali, per recitare per lei qualche preghiera di suffragio.
“Pupetta” Maresca aveva portato sempre addosso l’etichetta di donna insofferente alle convenzioni e alla legge. Attrice, cantante, vincitrice da ragazza del titolo di miss locale, rimase incinta e sposò Pasquale Simonetti, detto “Pascalone”, il boss dei mercati ortofrutticoli, di cui rimase vedova pochi mesi dopo il matrimonio. Mentre era in attesa del primo figlio, sparò ad Antonio Esposito, mandante dell’omicidio, e fu condannata a 13 anni e 4 mesi di carcere. Tempo dopo si legò sentimentalmente al boss Umberto Ammaturo dal quale ebbe due gemelli, Roberto e Antonella. Questa nuova fase della sua vita fu funestata dalla morte del primo figlio, Pasqualino, che “sparì” a soli 17 anni, forse vittima di lupara bianca.
Nei giorni scorsi i suoi avvocati, Gennaro e Carlo Pecoraro, hanno protestato per le definizioni di “boss” e di “prima donna di camorra” che le sono state attribuite dai media. “Definire ‘camorrista’ oppure ‘donna boss’ Pupetta Maresca – hanno scritto i legali – sono affermazioni in spregio alla realtà, cristallizzata da provvedimenti giudiziari ormai definitivi, che tutti dovrebbero lealme