Pulci di notte
di Stefano Lorenzetto
Surreale Prima pagina, rassegna stampa di Radio 3, nella conduzione di Daniela Preziosi, la giornalista di Domani che di recente era riuscita a mettere in bocca all’incolpevole Marzio Breda, quirinalista del Corriere della Sera, questa frase: «Ho dubbi ma dubito che il centrodestra sarà compatto». In trasmissione Preziosi parla di due gravi incidenti sul lavoro: un operaio stritolato ad Arezzo da una tramoggia (che lei chiama «camoggia, una sorta di imbuto dove vengono smaltiti gli scarti di produzione») e – risatina – «un boscaiolo trovato travolto da un tronco a Bolzano». Conclusione: «E vabbè, insomma, volevo dirlo». Allegria.
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Apprendiamo da Tommaso Labate (Corriere della Sera) che «il senatore Quagliariello – insieme ad esponenti del mondo centrista come Maurizio Lupi e Giovanni Toti – ha lavorato per sminare il terreno dal possibile blitz del centrodestra sulla candidatura Casellati». Come si farà a sminare un terreno da un blitz? Per definizione, il blitz è caratterizzato dall’imprevedibilità dell’attacco e dalla rapidità dell’esecuzione. In senso giornalistico, un’azione di forza molto rapida, un colpo di mano. Toti si chiama Giovanni, non Enrico. Gli manca la stampella per avventurarsi in un’impresa del genere.
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Sommario da un inserto speciale di Domani per l’elezione del capo dello Stato: «Ma il passato insegna che è solo un’escamotage». Ma il passato insegna anche che lo stesso identico sommario con lo stesso identico strafalcione (escamatoge è sostantivo maschile, quindi non richiede l’apostrofo) era comparso anche il 29 dicembre. Devono essere abbonati a Domani.
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L’inchiesta di apertura dell’Espresso sull’elezione del nuovo capo dello Stato reca questo titolo: «Di luce e ombra la strategia del candidato». Sommario nella pagina successiva: «Mario Draghi è stato costretto a intervenire. Come se la Gioconda facesse l’occhiolino». Tutto chiaro.
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«Quirinale, Fico contro il “voto segnato”: leggerà solo il cognome della persona votata», annuncia La Repubblica via Twitter. «ll presidente del Senato, dopo una verifica dei precedenti, ha scelto un’interpretazione restrittiva». Non bastava rimpiazzare il presidente della Repubblica: è cambiato anche quello della Camera.
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La scrittrice e critica letteraria Benedetta Craveri, nipote del filosofo Benedetto Croce, in un titolo del Corriere della Sera diventa Elisabetta. Ma per fortuna vince il premio Bagutta 2022 con La contessa (Adelphi), biografia di Virginia Verasis di Castiglione, e così l’indomani nel titolo torna a essere Benedetta. Il tutto nelle pagine della cultura. Ci pare la vera notizia.
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Titolo di apertura in prima pagina: «Non si fa l’alba». Letto su Avvenire, è da toccarsi.
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Incipit di un articolo di Stefano Cingolani sul Foglio: «Se una notte chiara e senza vento un viaggiatore, lungo la rotta che attraversa le Ande, gettasse lo sguardo dal finestrino dell’aereo mentre sorvola il territorio boliviano del Potosì uno dei più poveri al mondo, sarebbe colpito dal latteo baluginìo dell’immensa distesa di sale chiamata Salar de Unuy a 3.600 metri di altitudine, e avrebbe l’impressione di aver raggiunto la luna». Due capoversi dopo riscrive «Salar de Unuy». Ma il vasto lago salato prosciugato della regione andina si chiama Salar de Uyuni. (E si scrive «Potosí», con l’accento acuto).
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Sul Corriere del Trentino e sul Corriere dell’Alto Adige, Francesca Negri dispensa consigli di cucina, citando specialità rintracciabili «nelle antiche stupen», per esempio «le salsicce bianche bavaresi con senape dolce e il tradizionale brezen». Si presume che le prime siano le Stuben e il secondo il Brezel, entrambi con l’iniziale maiuscola, come prescrive la lingua tedesca per i sostantivi. Visto che lavora per due testate del Trentino Alto Adige, la conclusione è che Francesca Negri non parla (e non scrive) come mangia.
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Sopra il titolo di apertura in prima pagina «Grillo indagato, choc nel M5S», il Corriere della Sera pone questo occhiello: «Inchiesta a Milano. L’accusa: contratti pubblicitari per il blog con la Moby in cambio di aiuti politici». Beppe Grillo ha per caso messo in piedi un blog con la Moby dell’armatore Vincenzo Onorato? No? Allora bisogna scrivere: «Per il blog contratti pubblicitari con la Moby in cambio di aiuti politici».
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Sommario dalla Stampa (a parlare è Alessandro Benetton): «Mi rendo conto bene di quanto pesi ora il mio cognome in questo periodo a tanti non piace». Si sentiva male lui o il titolista?
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Titolo dalla pagina Facebook del Corriere della Sera: «“Doc”, Gianmarco Saurino è il primo medico a morire di Covid in una serie tv». Occhiello: «L’attore, 29, interpreta Lorenzo Lazzarini ed è morto all’inizio della seconda stagione». Ma se il protagonista è morto, come avrà fatto a girare la fiction?
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Titolo dalla Gazzetta di Mantova: «Green pass e mascherine. In un mese 36 violazioni». Nel testo della notizia si legge che 39 persone sono state sanzionate «perché si trovavano su mezzi di trasporto o all’interno di locali pubblici dove non potevano trovarsi». Altre 109 che non indossavano la mascherina «hanno dovuto pagare un verbale». Totale delle violazioni: 148. Se ne deduce che nella città dei Gonzaga i conti non tornano e i costi degli stampati sono saliti alle stelle.
SL