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La conferma in una traccia di vernice A processo l’ex comandante e la famiglia
di Angela Nicoletti
«Il complesso delle indagini supporta l’ipotesi che la porta sequestrata sia la superficiale contro la quale ha impattato il capo di Serena Mollicone». Il Ris dei Carabinieri non lascia spazio a dubbi: la studentessa di Arce trovata morta 22 anni fa è stata aggredita all’interno della caserma dei carabinieri, nell’alloggio in uso alla famiglia Mottola di Teano. Sotto processo con l’accusa di omicidio volontario ci sono Franco, Anna Maria e Marco Mottola, rispettivamente ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, la moglie e il figlio. Alla sbarra sono finiti anche due carabinieri all’epoca in servizio presso la caserma di Arce: l’ex vice comandante Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. Un’udienza al cardiopalma quella che si è tenuta ieri presso il tribunale di Cassino. LA RICOSTRUZIONEGli ufficiali Rosario Casamassima e Ferdinando Scatamacchia ed il luogotenente Vittorio Della Guardia del Ris hanno riferito ai componenti della Corte d’Assise ed ai pubblici ministeri Maria Beatrice Siravo e Maria Carmen Fusco ciò che hanno rinvenuto attraverso una serie di sofisticatissime analisi. L’assassino o gli assassini della giovane ciociara quel maledetto 1° giugno del 2001 avrebbero commesso un passo falso emerso solo dopo anni di ricerche senza esito. Sono state rinvenute delle micro tracce di legno sul nastro adesivo che avvolgeva il sacchetto di plastica posizionato sul capo di Serena Mollicone. «Tracce coerenti per morfologia e composizione con il materiale costituente la porta. Tali micro frammenti – hanno ribadito i tre carabinieri – sono risultati riconducibili non solo al legno ma anche agli altri materiali presenti all’interno della struttura della porta, in particolare alla colla utilizzata per l’incollaggio dell’impiallacciatura al pannello in truciolato ed a una delle resine utilizzate come finitura superficiale». «Il maggior numero di micro tracce rinvenute è risultato coerente dal punto di vista chimico e morfologico con gli strati più profondi della porta (legno e colla) e in misura molti ridotta con quelli superficiali (resina impiegata per la finitura superficiale della porta)». Un altro aspetto di fondamentale importanza per l’accusa è una traccia trattenuta’ sul nastro isolante utilizzato dagli assassini per fissare il sacchetto sulla testa della sventurata diciottenne.
LA TRACCIA DI VERNICE
«È emersa la presenza di un frammento di vernice epossidica bicomponente di colore bianco, caratterizzato dalla presenza, su una delle due superfici, da macchie circolari di colore rosso-bruno risultate coerenti con macchie di ruggine. Tale traccia è stata ritenuta di particolare interesse – spiegano i Ris – in quanto trattasi di una vernice impiegata per particolari applicazioni, soprattutto nell’ambito della verniciatura di oggetti metallici esposti all’aperto». «Le indagini hanno consentito di determinare che la vernice della copertura metallica della caldaia, presente su uno dei balconi dell’alloggio sotto sequestro, è caratterizza dalla medesima composizione chimica del materiale costituente la traccia di vernice bianca rinvenuta sui nastri adesivi che avvolgevano il capo della vittima». La studentessa dopo essere stata aggredita e stordita dal violento urto contro la porta, sarebbe stata trascinata su un terrazzino esterno e lasciata a terra sotto la caldaia e qui sarebbe stata immobilizzata e mani ignote le avrebbe messo sulla testa il sacchetto che poi l’ha soffocata. Di tutt’altro parere gli avvocati della difesa che nel corso del contro esame hanno evidenziato delle anomalie sui rilievi effettuati sul nastro adesivo.
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