DONATO BILANCIA CRIMINAL MIND – IL SERIAL KILLER CON LA CALIBRO 38.

di Ferdinando Terlizzi

Intevista al criminologo e profiler Carmelo Lavorino che ha scritto un libro magistrale e originale sullo spietato superserial killer della Liguria, autore di ben 17 omicidi.

 

Donato Bilancia è il serial killer italiano più profilico: diciassette omicidi e due tentati omicidi in sei mesi, una media impressionante con brevissimi tempi di raffreddamento fra un delitto e l’altro all’ottobre 1997 all’aprile 1998.

In questi giorni è stato pubblicato il libro “DONATO BILANCIA – CRIMINAL MIND” scritto dal super-esperto Carmelo Lavorino, criminologo investigativo con un curriculum del massimo rispetto: consulente nei processi contro Pietro Pacciani per i delitti del Mostro di Firenze, per i gialli di Via Poma, di Arce, di Cogne, per il rapimento e l’uccisione del piccolo Tommaso Onofri, per diversi omicidi camuffati da suicidi, Lavorino si è interessato di oltre duecento omicidi.

Il criminologo Lavorino sospetta che Bilancia abbia ucciso altre vittime e già prima della sua famosa serie assassina.

Bilancia è morto il 17 dicembre 2020 nel carcere di Padova.

Professore, quali sono gli aspetti essenziali del suo libro  le novità?

Il libro è la proposta-stesura di un modello analitico investigativo sui serial killer, su come individuare e comprendere i loro moventi nascosti tramite lo studio del modus operandi, del loro comportamento sulla scena del crimine e nei confronti della vittima, delle tracce lasciate in ogni momento del delitto, della loro organizzazione  per commettere i vari delitti ed attivare le vie di fuga. È uno strumento di studio, didattico e “manualistico”.

È un’analisi completa dei delitti di Donato Bilancia, ed alla fine del suo percorso individua lo schema logico, segreto e comportamentale di questo super serial killer e la sua segreta firma psicologica.

Lei ha individuato i vari moventi di Bilancia?

Bilancia ha commesso i primi delitti per una sorta di vendetta personale, poi ha iniziato a rapinare e ad uccidere perché aveva bisogno di soldi e perché si eccitava nell’uccidere, quindi un serial killer “vendicatore + edonista + per profitto + depistatore”.  In seguito ha diretto la sua rabbia e il suo odio contro le donne in genere e contro alcune figure femminili familiari, così giustiziando le prostitute per “collezionismo maligno”, per poi alzare il tono della sfida e colpire le donne sui treni. Quindi è anche un serial killr “colleziosta + detentore del potere + missionario”: un serial killer atipico, eccezionale e spietato.

 

Lei ritiene  che Bilancia abbia ucciso ancor prima del 1997?

Penso proprio di sì, anche perché  mentre Bilancia ha dichiarato di non avere mai toccato pistole sino al 1997 e di non avere mai minacciato o picchiato una donna sino alla stessa data, già nel 1990 aveva picchiato e minacciato con una pistola una prostituta. Inoltre ha dichiarato troppe menzogne e le sue dichiarazioni, se ben analizzate, contengono molte contraddizoni che portano aritenere che bilancia avesse ucciso damolto prima del 1997.

Lei ha criticato le indagini, può spiegarci perché?

Sicuramente le indagini per individuarlo sono state lente, lacunose, scoordinate e prive di fantasia, perché Bilancia poteva essere catturato sin dal novembre del 1997, invece e purtroppo è stato individuato solo il 28 aprile del 1998, grazie alle indicazioni del proprietario della Mercedes blu che Bilancia usava quando effettuava i suoi raid assassini, tale Pino Monello.  Quindi, vittime innocenti che potevano essere evitate… ma in Italia succede anche ciò.

Lei ha parlato di schema comportamentale di Bilancia e di firma psicologica. Può ampliare i concetti?

Bilancia uccideva per una serie di motivazioni e moventi complessi, che vanno da questioni personali di vendetta, al bisogno di soldi, al gusto della sfida e del rischio, a problemi sessuali e psicologici, al piacere eccezionale nel sentirsi onnipotente e dominatore con quella pistola Smith & Wesson, a questioni tattiche e strategiche relative la mortale a poker che aveva intrapreso contro i “suoi cacciatori” (inquirenti e malavita); all’odio contro i genitori e contro la figura femminile  materna,  al disprezzo contro il padre, all’odio esaperato contro la cognata Ornella Cocorocchio che lui incosciamente reputava essere l’origine di tutte le sue disgrazie; al macabro collezionismo di prede prostitute di nazionalità differente (albanese, ucraina, ecuadoregna, nigeriana, italiana e croata).

In questo contesto macabro e tenebroso di morti  Bilancia seguiva delle regole invisibili, eccone alcune: se prelevava la vittima a Genova la portava in macchina a Cogoleto vicino la casa estiva dei suoi genitori e lì le uccideva; se le prelevava nel Savonese le uccideva in un luogo che conosceva molto bene a Pietra Ligure. Ed ancora, poiché il 19 marzo 1987 il fratello Michele si era suicidato buttandosi sotto un treno assieme al figlioletto Davide di quattro anni per “fare un dispetto” alla moglie Ornella Cocorrocchio che aveva ottenuto l’affidamento del bambino, Donato Bilancia uccide due persone il giorno prima e quello dopo la ricorrenza della fatidica data: la prostituta Ludmilla Zybckova il 18 marzo 1998, il cambiavalute Enzo Gorni il 20 marzo: questo perché Bilancia amava profondamente il nipotino maciullato dal treno. Nelle donne che Bilancia uccide sui treni il 12 e il 18 aprile, rispettivamente Elisabetta Zoppetti e Mariangela Rubino, identificava la cognata Ornella; in tutto ciò la scelta dei treni è altamente simbolica. Se poi teniamo conto che il viado che tenta di uccidere il 24 marzo alla Barbellotta aveva due nomi d’arte, Lorena (angramma di Ornela) e Ornella, il cerchio si chiude sui fantasmi mentali di Bilancia che inconsciamente uccideva la cognata.

Cito altri  due aspetti importanti della firma psicologica di Bilancia: 1) esplodeva un numero di colpi contro le vittime secondo la rabbia che gli procuravano, cioè, più gli resistevano e più colpi lui sparava; 2) metteva in posa  le vittime di sesso femminile dopo averle uccise, per poi abbandonarle con disprezzo, dopo però avere rubato nelle loro borsette soldi e qualche souvenir.
Sicuramente Bilancia uccideva per il gusto di uccidere, per denaro, per sfidare e per depistare i suoi cacciatori, per odio contro le donne, per motivi di collezionismo di vittime, per motivi sessuali: un serial killer organizzato, sterminatore, esecutore di vendetta, missionario, che ci aveva preso gusto, per motivi di dominio e onnipotenza, per sottomere le vittime, per profitto.