‘Foti consapevole di poter far male con la psicoanalisi’
Claudio Foti usava modalità “fortemente pregiudizievoli” e sapeva “con una probabilità prossima alla certezza” che il modo inusuale di condurre la psicoterapia avrebbe potuto sfociare in quelle lesioni per cui è stato poi considerato colpevole. Nelle motivazioni della sentenza del processo di primo grado per il “caso Bibbiano”, il gup Dario De Luca sottolinea che alla 17enne in cura da Foti, condannato a 4 anni in abbreviato, “quella terapia le procurò maggiore sofferenza, sfociando nelle patologie”. La ricostruzione dei pm di Reggio Emilia secondo cui la minore era stata sottoposta a domande “in modo tale da ingenerarle il convincimento di essere stata abusata sessualmente dal padre” è provata. Per il giudice la giovane “non aveva inizialmente alcuna memoria del presunto abuso, è lei stessa a riferirlo in più occasioni a Foti durante le sedute e ad affermare di averlo saputo da Imelda Bonaretti e Francesco Monopoli”, imputati col rito ordinario in concorso per le lesioni con Federica Anghinolfi, ex dirigente dei servizi sociali di Bibbiano.