Piromani alla sbarra presi gli incendiari del Monte Tifata catturati dai carabinieri della Forestale di Caserta.
Una complessa e difficoltosa indagine messa in atto dai carabinieri della Forestale su impulso della Procura che si è avvalsa di tecnologia, di sequestri dei telefonini, del coraggio e della determinazione di due cittadini testimoni – quasi per caso – “oculari”, (che andrebbero premiati per il loro senso civico). Plauso degli abitanti della Vaccheria, di San Prisco e delle zone limitrofi.
di Ferdinando Terlizzi
Brillante operazione dei militari appartenenti ai Reparti dipendenti dal Gruppo Carabinieri Forestale di Caserta che hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare personale (obbligò di presentazione tutti i giorni alla polizia giudiziaria/divieto di dimora) emessa, su richiesta della Procura della Repubblica, diretta dal Procuratore Carmine Renzulli, dal GIP presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di 2 piromani che ( per presunzione di innocenza nuova norma Cartabia) vengono identificati con le loro iniziali: F.E.H. di anni 28 e G.F. di anni 35, ma, ironia della sorte, nei loro nomi e cognomi appare la lettera effe… ‘una sorta di lettera scarlatta’ che indica il “FUOCO”, che ha legato il loro destino da soggetti antisociali e pericolosi per la comunità. Gli stessi – come ha segnalato il comunicato ufficiale della Procura della Repubblica sono gravemente indiziati di avere, in concorso tra loro, provocato il devastante incendio boschivo che questa estate ha interessato il rilievo collinare denominato “Monte Tifata” e che si è propagato su porzioni dei territori comunali di: Caserta; Capua; Casagiove e San Prisco, con l’aggravante di aver danneggiato un bene protetto incluso nella Rete Natura 2000 (SIC 1T8010016 “Monte Tifata”), cagionando un danno grave, esteso e persistente all’ambiente.
Incendio boschivo, originatosi la sera del 10 agosto 2021, che, grazie alle elevate temperature, allo stato seccaginoso della vegetazione erbacea, arbustiva ed arborea ivi radicata, ha innescato un fronte di fuoco incontrollabile che si è protratto in maniera virulenta fino al tardo pomeriggio del 12/08/2021, interessando una superficie complessiva di circa 400 ettari e che ha distrutto la vegetazione interessata dal passaggio delle fiamme, nonostante l’intervento di numerose squadre di personale appartenenti a varie amministrazione pubbliche e di mezzi aerei nazionali e regionali antincendio.
Le attività investigative, coordinate dalla Procura, prendevano origine dagli esiti delle prime indagini assolte dai militari appartenenti alla Stazione Carabinieri Forestale di Caserta ed al Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale (NIPAAF) di Caserta: testimonianza di un attento e solerte cittadino, abitante alla frazione Vaccheria di Caserta, proprio di fronte alla zona del Monte Tifata interessata dall’inizio dell’incendio, che ha visto, intorno alle ore 22, a distanza, i primi momenti di inizio dell’incendio, e successivamente ha visto scendere a piedi due persone munite di torce lungo il sentiero che conduce a valle, per cui si è precipitato verso l’area di sosta in cui presumeva che avessero parcheggiato, notando un’autovettura che si stava allontanando con due persone a bordo, riuscendo a memorizzare il modello del mezzo ed il numero di targa; individuazione del punto di origine dell’incendio che è risultato corrispondente ad un fuoco acceso per alimentare con le sue braci un barbecue, acceso a pochi centimetri dall’area boscata, su un pianoro sommitale del rilievo collinare Monte Tifata denominato “Monte Marmorelle” in comune di Caserta, dove è presente un capanno/rifugio del C.A.I., dal quale falò è rotolato un tronco instabile le cui braci hanno raggiunto la limitrofa vegetazione erbacea e che ha innescato l’incendio. Deduzione a cui si è pervenuti a mezzo di rilievi tecnici svolti sulla zona di origine di incendio utilizzando il Metodo delle Evidenze Fisiche, ovvero lo studio delle tracce lasciate dal passaggio delle fiamme che consentono di stabilirne la direzione di provenienza; testimonianza di un cicloamatore in mountain bike che, nel tardo pomeriggio del 10 agosto 2021, era transitato proprio in prossimità del luogo in cui aveva avuto origine l’incendio, dove aveva notato la presenza di due ragazzi che si intrattenevano sul posto. Il quale, riconosceva, a mezzo della visione della foto esibitagli, uno dei due soggetti proprio nel proprietario dell’autovettura indicata dal primo testimone.
La Procura – allora seguendo le laboriose indagini degli investigatori – disponeva una prima perquisizione personale e dell’abitazione del proprietario dell’autovettura che era stata notata mentre si allontanava dalla zona dell’incendio, la quale veniva eseguita dai medesimi militari, oltre ad appartenenti alla Sezione CC di Polizia Giudiziaria della Procura in quota ai Carabinieri Forestale, che riuscivano a reperire e porre in sequestro il telefono cellulare in uso a F.E.H. di anni 28. In tale frangente l’indagato spontaneamente faceva delle prime ammissioni auto ed etero accusatorie, indicando il nominativo dell’altra persona (G.F. di anni 35) che era in sua compagnia la sera del 10 agosto 2021 sul Monte Tifata.
Seguiva quindi anche la perquisizione personale e dell’abitazione del secondo soggetto G.F. di anni 35 indicato dall’iniziale indagato, laddove veniva rinvenuto e posto in sequestro anche il suo telefono cellulare.
La Procura disponeva ulteriori accertamenti tecnici irripetibili sul contenuto degli anzidetti telefoni cellulari con le necessarie garanzie difensive, addivenendo al contenuto delle chat, delle fotografie e dei registri delle telefonate in entrata ed in uscita presenti sui telefoni cellulari, dal cui esame si evinceva chiaramente che i due soggetti avevano organizzato, per la sera del 10 agosto 2021, una braciata nella zona della Vaccheria di Caserta, di cui avevano immortalato alcuni momenti salienti anche con dei selfie con lo sfondo del panorama che è visibile proprio dal pianoro alla località “Monte Marmorelle” del rilievo collinare del Monte Tifata.
Il quadro indiziario raccolto a carico dei sue soggetti, così come corroborato dagli esiti della perizia tecnica esperita sul contenuto dei loro telefoni cellulari, è stato riconosciuto più che valido anche dal Giudice per le Indagini Preliminari che ha accolto la richiesta di applicazione di misure cautelari personali a carico dei predetti indagati.