Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

«Il ricordo più bello della sua esperienza in Parlamento?», chiede Elvira Serra all’attore Luca Barbareschi, intervistandolo sul Corriere della Sera. Risposta: «Le celebrazioni per i 150 anni della Repubblica. Sono entrato con al braccio il Tricolore del mio papà, partigiano bianco». Evidentemente intervistato e intervistatrice fanno coincidere la nascita della Repubblica con la proclamazione dell’Unità d’Italia. Comunque Barbareschi potrà rivivere il suo ricordo più bello nel 2096, visto che nel 2011, quando si festeggiò il 150° dell’Unità, la Repubblica, nata nel 1946, aveva solo 65 anni.

Dopo la bocciatura del referendum sull’eutanasia, decisa dalla Corte costituzionale, Caterina Pasolini intervista sulla Repubblica la scrittrice Dacia Maraini e le prospetta questa osservazione: «Lo Stato non punisce il suicida». Vostro onore, mi appello alla clemenza della morte. (Ecco la prova che la morte estingue il reato).

Alberto Simoni, corrispondente della Stampa da Washington, parla della Germania, che «sul suo territorio ospita il grosso delle 80mila truppe statunitensi dislocate in Europa». In effetti spesso si esprimono così le 10.000 genti nei giornali.

Nella sua rubrica A fil di rete, sul Corriere della Sera, Aldo Grasso parla di Alexandre Gustave Eiffel, artefice del celeberrimo monumento parigino: «Che cosa lo fece cambiare idea e disegnare un progetto allora avveniristico come la torre che porta il suo nome?». Avveniristico anche il pronome lo al posto di gli, professore.

Incipit dell’editoriale di Maurizio Belpietro sulla Verità: «Susanna Tamaro scrisse quasi trent’anni fa un libro di successo che si chiamava Va dove ti porta il cuore». Lo stesso errore è ripetuto nel periodo conclusivo: «Alla fine, l’autrice di Va dove di (sic) porta il cuore ricorda al premier il gioco dell’infanzia». Il romanzo si chiama tuttora Va’ dove ti porta il cuore, con il va’ apostrofato, segno del troncamento (di vai) contemplato dall’imperativo presente del verbo andare.

Da un servizio di Nadja Bartolucci, apparso sul sito di Prima Comunicazione, mensile specializzato sul mondo dei mass media, apprendiamo che secondo Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, la situazione patrimoniale dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani) «era oggettivamente troppo stretta per essere recuperata, il disavanzo era insostenibile», in quanto «il numero degli entranti nel mercato del lavoro, circa 1.000 è la metà di coloro che vi escono (500)». A parte il vi al posto del ne, se 1.000 è diventato la metà di 500, ci pare che il giornalismo non abbia futuro, e non ci riferiamo agli aspetti previdenziali.

Di norma, in questa rubrica vengono condonati i refusi (inevitabili nel nostro mestieraccio), tranne nei casi in cui sortiscono effetti esilaranti. E questo di Fausta Chiesa, apparso su L’Economia, supplemento del Corriere della Sera, a prescindere dal «periodo del boom» e dal «boom di questo periodo», ci pare rimarchevole: «L’accelerazione si registra proprio nel periodo del boom dei prezzi dell’energia e del caro-bollette, per sfruttare la possibilità di avere offerte a un prezzo inferiore rispetto al boom di questo periodo, che gli analisti ritengono calerà a partire dal secondo semestre 20220». Siete avvisati.

«Chi esce parecchio ammaccato da questa tornata è Mario Draghi che abbandonata la sua algida figura è stato visto aggirarsi nelle vie intorno a Palazzo Chigi e a Montecitorio con un piattino in mano per pietire i voti da questo o da quello», scrive Massimo Fini sul Fatto Quotidiano. Il verbo corretto è piatire, mentre pietire è da evitare (Lo Zingarelli 2022).

Dalla Gazzetta di Mantova: «L’infermiera, sottoposta a cure mediche, ha riportato lesioni personali al capo giudicate guaribili in 21 giorni salvo complicazioni. Per il ragazzo sono inevitabili le conseguenze sul pianto giuridico: per lui è scattata una denuncia a piede libero per il reato di lesioni aggravate». In attesa di capire quali siano le lesioni impersonali, concordiamo sul fatto che la giustizia è un pianto greco.

SL

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