da domenica 27 febbraio a cura di Angiola Codacci-Pisanelli
La guerra in Europa è l’immagine di due soldati in un cunicolo che ricorda quelli di un secolo fa, nelle ricostruzioni dei combattimenti della Prima guerra mondiale. “In trincea” è il titolo di copertina del nuovo numero de L’Espresso. Che in uno speciale sull’Ucraina ricostruisce la morsa in crescendo di Putin, la strategia di Biden e dei Paesi europei e le incognite che minacciano convivenza ed economia ora che gli scontri sono iniziati.
La Corte Costituzionale ha bocciato i referendum sui diritti civili, ma i sostenitori non si arrendono, racconta Carmine Fotia con due commenti di Costanza Savaia e Diletta Bellotti, mentre Susanna Turco dedica la sua rubrica a Giuliano Amato.
Francesco Castagna firma un ritratto della generazione neet, i giovani che finita la scuola non vanno all’università e non trovano lavoro. Simone Alliva ricostruisce le assurdità delle sentenze affidate a giudici di pace e ad altri precari della giustizia. E Donatella Di Cesare medita su potere della scienza e debolezza della democrazia.
Altan ride amaro sul “senno del poi” dei guerrafondai e Michele Serra sull’anniversario di Mani Pulite. Makkox prevede il candidato ideale del Pd, Mauro Biani ricorda la guerra fredda. E mentre Stefania Rossini discute con un lettore di animali ed eutanasia, Elvia Seminara invita a meditare sulle parole della settimana: come stai.
E L’Espresso chiude con Dacia Maraini che racconta a Marco Damilano il suo Pasolini privato, mentre Ascanio Celestini lo ricostruisce a teatro, ed Emanuele Coen raccoglie le iniziative in programma per i cent’anni dalla nascita dello scrittore.
Giulia Caminito ci introduce nel mondo del catfishing, Alessandro De Pascale si immerge nella musica multietnica dei Radiodervish. Floriana Bulfon incontra le nonne solidali della Carnia, Anna Dotti dà la parola al contadino tedesco che lotta contro una centrale a carbone.
E mentre cadono i trent’anni anni dalla pagina più tragica della guerra in Bosnia, Gigi Riva torna al sanguinoso assedio della capitale mentre Linda Caglioni racconta la gioventù di oggi, in fuga da quel che resta di Sarajevo.