Pulci di notte

di Stefano Lorenzetto

Nel suo editoriale di prima pagina, il direttore della Stampa, Massimo Giannini, parla di Kiev: «Mentre osserviamo la capitale-fantasma, dove gli umani vagano come le “anime morte” di Gogol, ucraino anche lui, i missili Grad devastano i palazzi e i tank travolgono le auto». Non si comprende che cosa c’entri il romanzo di Nikolaj Gogol’, ambientato ai tempi della Russia imperiale, nel quale il protagonista si prefigge di fare fortuna comprando a buon mercato i servi della gleba morti dopo l’ultimo censimento ma ancora vivi ai fini delle tasse – le cosiddette «anime morte», appunto – in modo da trasferirli sulla carta in un governatorato dove vengono concessi ampi latifondi a chi possiede un vasto numero di contadini. Non ci pare d’aver visto servi della gleba che vagano nelle strade di Kiev dopo aver deposto l’aratro per imbracciare il kalashnikov.

Su Domenica, inserto del Sole 24 Ore, il coltissimo Mephisto Waltz si occupa di favole e dei fratelli Grimm: «Dopo di loro Christian Andersen (1805-75) con La regina sul pisello e La regina delle nevi, Collodi (1826-90), Lewis Carroll con Alice nel Paese delle meraviglie e mettiamoci pure Il mago di Oz, film del 1939». Non c’era alcun bisogno di mischiare la letteratura con il cinema: The Wonderful Wizard of Oz è innanzitutto un romanzo di Lyman Frank Baum edito nel 1900. Senza contare che di pellicole dedicate al Mago di Oz ne uscirono sugli schermi ben cinque, prima di quella del regista Victor Fleming nel 1939: The Wonderful Wizard of Oz nel 1910; The Patchwork Girl of Oz nel 1914; His Majesty, the Scarecrow of Oz e The Magic Cloak of Oz sempre nel 1914; The Wizard of Oz nel 1925, interpretato da un giovane Oliver Hardy. Mephisto Waltz si mostra poco ferrato anche in storia della tv, perché fa risalire l’apparizione della «pubblicità del Cynar contro il logorio della vita moderna» ai «primi televisori in bianco e nero degli anni Cinquanta». Come invece registra Marco Giusti nell’imperdibile Il grande libro di Carosello (Sperling & Kupfer), il claim «Contro il logorio della vita moderna» compare per la prima volta solo nel 1963 e verrà replicato fino al 1967 con testimonial Ernesto Calindri, «l’uomo-Cynar (o l’uomo-carciofo)».

Nel medesimo inserto culturale del Sole 24 Ore, il filosofo Sebastiano Maffettone si sofferma su «un buon numero di autori che nel corso degli anni 1990 hanno impiegato il termine postumano». Siamo anche al postcalendario.

Dal Corriere della Sera: «Missili intercontinentali saranno lanciati dalla Russia europea verso l’Estremo Oriente e viceversa. Sia da sommergibili che da silos terrestri. Un sub della flotta del Nord dovrebbe lanciare verso il poligono di Kura, situato nella penisola di Kamchatka, di fronte al Giappone». Un palombaro con il lanciamissili? Non ci risulta che sub (accorciativo di subacqueo) sia diventato sinonimo di sottomarino. Tranne che nella lingua inglese per submarine. Solo che il Corriere si pubblica in Italia. Resta poi il mistero di quel viceversa. Chi lancerà missili dall’Estremo Oriente verso la Russia?

Didascalia lapalissiana dalla Repubblica: «Luca Sacchi e Anastasiya Kylemnyk all’epoca della loro relazione interrotta dall’omicidio di Luca nell’ottobre 2019». Pensa te se fosse proseguita.

Giacomo Salvini sul Fatto Quotidiano: «Bocche cucite invece filtrano da Arcore». Come facciano a filtrare le bocche cucite, solo lui lo sa.

Sul Tempo, Luigi Bisignani, sempre informatissimo sugli interna corporis vaticani, stavolta scivola sul latino: «Venti di guerra anche a San Pietro, dove la diplomazia vaticana pare non abbia apprezzato la visita sine notitiam di Bergoglio all’Ambasciatore russo nonché ex Ministro della Cultura di Putin, Alexander Avdeev». Sine ira et studio, ci permettiamo, con Tacito, di segnalare che sine regge l’ablativo, non l’accusativo, e che bisognava perciò scrivere sine notitia, non sine notitiam.

«Alle 4, nel buio della notte invernale di Mosca, ore sei in Italia, Vladimir Putin aveva annunciato l’inizio dell’“operazione speciale per proteggere chi è discriminato, e disarmare e denazificare l’Ucraina”», scrive Renato Farina su Libero. Non sarà un po’ fuso? Alle 4 di notte, ora di Mosca, in Italia sono le 2, non le 6.

Simonluca Pini prova per Il Sole 24 Ore la rinnovata Škoda Kodiak e ci fa sapere che «nel dettaglio spicca il cofano più alto, la calandra rivista e nuovi fascioni paraurti». Tre soggetti con il verbo al singolare. Vroom!

Sul Venerdì di Repubblica, recensendo il libro La cucina di montagna, Micol Passariello suggerisce: «I canederli sono un grande classico, da assaggiare con la mortadella della Val di Non». Sacrilegio! Non esiste la mortadella della Val di Non, territorio che infatti non si trova in provincia di Bologna bensì di Trento. C’è invece la mortandela, anch’essa un salume, ma fatto con carne e fegato di suino macinati, conditi con spezie e vino.

SL