Controinformazione

di Mattia Feltri

La Stampa

Arriva Luca e gli scrive: «Non credi che gli Usa non faranno nulla avendo fatto la stessa cosa loro in Iraq?». Va bene, non è la prosa di Montale, nemmeno la logica di Kissinger, però la domanda è chiara: gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq e quindi nulla faranno alla Russia che invade l’Ucraina. L’esperto, ovvero Danilo Toninelli, risponde: «È completamente diverso, credimi, perché lì erano stati loro ad andare in Iraq, qua invece è un altro paese che ha invaso». Non so voi, ma io non ho capito la risposta, e di sicuro Toninelli non ha capito la domanda. Potete trovare l’integrale su Facebook, dove il nostro Toninelli tiene una rubrica chiamata Controinformazione. Ed effettivamente di controinformazione si tratta, poiché Toninelli riesce a collocare Gorbaciov a capo dell’Impero Russo, caduto con la Rivoluzione d’Ottobre nel 1917, e Gorbaciov non era nemmeno nato. Non male anche quando gli scrive Boomer Mau e lui lo chiama «Bomer», alla bresciana. Ma il capolavoro di controinformazione – non ci potevo credere, gridavo «Crozza togliti la parrucca!» – è stato quando, per spiegare le origini della guerra, Toninelli ha premesso che l’Ucraina è nell’Unione europea. Io lo ignoravo, accidenti. Ma lo ignorava anche Putin sennò col cavolo che invadeva l’Ucraina, cioè l’Europa. E lo ignora Zelensky, il presidente ucraino che da una settimana chiede di essere ammesso nell’Unione, di cui però fa già parte. Lo ignora tutto il mondo, ma non Toninelli. E dal preambolo trae l’arguta analisi, sicché una gli dà del fesso, e lui sale alle vette del sublime e la inchioda: «Studia!». Ridete, ridete. Ma questo ha fatto il ministro.

Mattia Feltri

Talk show

di Aldo Grasso

Corriere della Sera

Lo so, la constatazione rischia di essere banale e fin troppo scontata: «Tutti quelli che fino a ieri facevano gli esperti di Covid adesso sono diventati esperti di geopolitica». Ma ancora una volta è successo, e questa è una delle grandi leggi dei talk: quello che conta è il personaggio, non quello che si dice, quello che conta è la capacità di interpretare un ruolo, non di ragionare.

Il ricambio è stato rapido. Da un giorno all’altro siamo passati da virologi, infettivologi, epidemiologi a strateghi militari, esperti di geopolitica, analisti economici. Volti nuovi, mai visti prima. Dal coronavirus al Putinvirus, a spiegare come il «mostro» sia cresciuto poco alla volta, immerso in una marinatura di dispotismo assoluto, di odio per la democrazia occidentale. Abbiamo il vaccino per fermarlo? L’informazione ha le sue esigenze ma in questi due anni abbiamo imparato come un ingestibile eccesso di informazioni trasformi l’allarme in allarmismo e ci allontani definitivamente dalla comprensione. In più, la tv facilita quei processi di narcisismo, di presenzialismo che finiscono poi per ritorcersi contro la cognizione del fenomeno.

Ora bisogna aver grade stima di chi ci aiuta a capire gli obiettivi di Putin, la sua strategia bellica, le sue mire. Esattamente come avevamo stima degli scienziati. La cosa peggiore che possa capitare è che i personaggi che venivano invitati nei talk per svolgere il ruolo della controparte (più correttamente: per suscitare la rissa) vengano ora invitati per parlare dell’invasione della Russia.

Abbiamo già visto Francesca Donato passare dal ruolo di no vax a quello di no pax. Era ospite di Non è l’Arena e sulle repressioni di San Pietroburgo non ha resistito: «Anche Stefano Puzzer è stato arrestato a Roma. Se dobbiamo parlare della libertà di espressione, non è che diamo dei grandi esempi anche in Italia». Attenzione: dalla competenza alla stupidità il passo è breve.

Aldo Grasso

Castrati

di Valeria Montebello

Il Foglio

Gli uomini si stanno castrando. Non solo usando hashtag come #siamotuttifemministi o chiedendo scusa subito dopo averti fatto un complimento su come ti sta bene quel bikini. Si stanno castrando anche fisicamente. Facendosi praticare vasectomie. Per salvare il pianeta.

Il Guardian e in coda altri giornali hanno pubblicato la storia di Lloyd Williamson. Lloyd è un uomo bianco di 30 anni senza figli con un loft in centro pieno di oggetti di design che ha dichiarato: “Non voglio portare una nuova vita in questo mondo perché è schifoso e andrà solo a peggiorare”. Forse, in un altro periodo storico, gli sarebbe bastato intraprendere un percorso di analisi per trasformare il pensiero apocalittico in pensiero critico, invece oggi ha deciso di farsi praticare una vasectomia.

Per un altro 36enne del Colorado l’elezione nel 2016 di Donald Trump, un negazionista climatico, è stato l’ultimo affronto che poteva sopportare. In questo caso forse sarebbe servito più di un percorso di analisi ma anche lui ha deciso di prendere “un appuntamento per ottenere una vasectomia quella stessa settimana”.

Sarah Miller, un medico di famiglia che fornisce vasectomie, ha detto che anche a Boston ha visto un aumento di pazienti da quando è entrato in vigore il divieto all’aborto in Texas. “Mi scalda il cuore sentire gli uomini dire cose come: sono così nervoso, ma so che questo non è NIENTE in confronto a quello che ha passato mia moglie”.

Pare che un numero crescente di giovani uomini senza figli stia prendendo la drastica decisione di essere sterilizzati per motivi nobili. “Non possiamo far scontare il problema del carbonio alla prossima generazione, non è giusto per loro”, dice un altro. Maschi bianchi cis si castrano per il clima. E per le donne. Quanto altruismo.

L’operazione, prima più invasiva ed eseguita in anestesia generale, oggi è alla portata anche dei più beta: nessun bisturi, nessuno strumento di tortura medievale. Dura meno di un filler alle labbra. Quindici minuti e sei un uomo nuovo.

Ma gli uomini si stanno davvero sterilizzando per salvare il pianeta? È davvero un movimento? Ci si potrebbe credere visto lo stato del maschio – mandano foto del loro pene moscio in chat e creano donne robot con un’app per insultarle senza conseguenze – ma negli articoli in cui si parla di questa pratica è citato sempre e solo il nome di una persona: il dottor Doug Stein.

Stein è il fondatore della Giornata mondiale della vasectomia (#WorldVasectomiaDay), un urologo noto come il “Re della vasectomia”. Castra e forma altri castratori, conduce campagne di sensibilizzazione globale per promuovere la procedura. La commercializza come “un atto d’amore” che gli uomini possono fare per le loro partner e persino “il modo migliore per essere un brav’uomo”. Potrebbe essere una perfetta bio di Tinder: 30 anni, designer d’interni, vegano, castrato.

La Giornata mondiale della vasectomia è, secondo il suo sito web, “un programma che forma i medici, educa il pubblico, lavora con le istituzioni e incoraggia la comunità a raccontare storie di speranza e possibilità”. Ma con i tassi di fertilità occidentali in calo, perché tutto questo impegno per accelerare il processo? Il sito offre un indizio: non si tratta dell’occidente.

Scorrendo i partner dell’organizzazione si legge che è finanziata da una fondazione per il controllo della popolazione e collabora con enti di beneficenza le cui attività si concentrano lontano come in Ecuador, Kenya e India. Un gruppo di organismi con scarso interesse per l’“equità riproduttiva” o la coscienza climatica, ma uniti per ridurre la crescita della popolazione tra i popoli non bianchi del mondo. Uno di questi enti prende il nome da Marie Stopes, una pioniera dei servizi di pianificazione familiare le cui opinioni controverse includevano il sostegno al movimento eugenetico.

L’attivismo spesso crea mostri, soprattutto sui social, ma l’attivismo di copertura crea movimenti che alimentano pratiche subdole. In occidente l’eugenetica è mascherata da campagna a favore dell’“equità di genere” e del “clima”. Quindi, per ricapitolare: alcuni maschi bianchi hanno deciso di farsi praticare una vasectomia in nome del clima e delle donne e del femminismo e del giusto, mentre inconsapevolmente aderivano a un movimento affiliato a organizzazioni che vogliono ridurre la crescita della popolazione in posti dove le persone non hanno loft in centro con oggetti di design dentro. Più facile castrarsi che andare in analisi, più facile castrarsi che andare a vedere chi sono gli sponsor del movimento che sposi e in cui credi talmente tanto da farti incidere lo scroto.

Valeria Montebello

Ceneri

di Camillo Langone

Il Foglio

Vitaliano Trevisan che ora sei cenere nel camposanto di Sandrigo, per il Mercoledì delle Ceneri volevo sintetizzare le 691 pagine di Works. Edizione ampliata (Einaudi) ma è troppo anche per un campione della sintesi quale mi ritengo. Mi limito dunque a trascrivere pochissimi passaggi, fra i più nobili, del tuo terribile capolavoro. Contro Lolita: “Niente di più che un romanzo porno scritto molto bene – il che, dirà qualcuno, non è poco, ma a noi sembra un’aggravante”. Contro il gender: “Nel cosiddetto mondo del lavoro è risaputo che, nei lavori semplici e ripetitivi, le donne riescono meglio degli uomini punto; e ognuno pensi ciò che può e che vuole”. Contro le certificazioni: “Ah!, la Qualità Totale e le sue certificazioni internazionali! Pensare che qualcuno ci crede davvero, dimenticando che oggi anche la qualità, come tutto, si compra e si vende…”. Contro l’ambiente teatrale: “Comincio a stancarmi di gente con case a Capalbio, con o senza seguito di costosissimi figli che studiano da registi, che conducono vite dispendiosissime, e immancabilmente iniziano i loro fumosi discorsi dicendo: Non ci sono soldi. E’ grottesco”. Contro Toni Servillo: no, qui niente virgolettato, sarebbe troppo lungo, solo la preghiera al lettore di correre alle pagine 492-504 dove il troppo noto attore viene incenerito in vita.

Camillo Langone