Appello del critico letterario

Giorgio Agnisola agli artisti per la pace

Di fronte ai terribili fatti dell’Ucraina, che minacciano la pace mondiale, è necessario che anche gli artisti testimonino la loro presenza e il loro desiderio di pace. Il primo distintivo dell’arte in ogni sua forma è la libertà: di manifestazione, di espressione. L’arte attiene al profondo della nostra umanità, è segno mirabile della creatività dell’uomo, di espansione spirituale e sociale. L’artista non può accettare la prevaricazione, il sopruso, la mortificazione della propria dignità. D’altra parte l’arte non è esperienza solitaria: benché nasca dall’individualità della persona, è sempre messaggio lanciato alla comunità degli uomini, al presente e alla storia. Sotterraneamente gli artisti, al di là del loro apparente isolamento, sono sempre legati alla trama profonda che unisce gli uomini, li rappresenta nel segno della comune umanità. L’arte è bisogno di comunicazione, di partecipazione, di condivisione. Le tensioni sociali, le spinte ideologiche, gli interessi di parte possono minacciarne l’identità, possono ingaggiarla, strumentalizzarla. Ma l’artista, ad onta di tutto, resta nel profondo, se autentico, un uomo libero, fedele innanzitutto alla sua vocazione. Nessun potere, nessuna legge può davvero piegarlo. Non a caso nei regimi totalitari all’arte e alle sue manifestazioni si è tentato di mettere un bavaglio, sicché le espressioni che derogavano dagli orientamenti culturali imposti dal regime venivano bandite. L’arte possiede davvero una capacità rigenerativa della vita: esalta i sensi, prende nell’anima, apre lo sguardo, al mondo e alla propria interiorità, indica strade nuove, del vedere e del sentire, apre spazi di rinnovata condivisione, di nuova consapevolezza, umana e sociale. Ecco perché agli artisti, più che mai in questo momento, si chiede di essere segno vivo di speranza e di apertura alla vita, di non chiudersi in uno sterile edonismo, e, pure nella assoluta fedeltà alla propria vocazione, di testimoniare con la loro opera e con la loro presenza il bisogno ineluttabile di pace, di fare fronte comune con quanti in questo difficile momento storico la invocano, la gridano nelle piazze e nei cuori. Perché la pace non è solo segno di civiltà, ma condizione imprescindibile per aprire l’anima ad un futuro migliore.

Giorgio Agnisola

Caserta, 6 marzo 2022