Pulci di notte di Stefano Lorenzetto
«Parlare di nucleare ci riporta indietro al dopoguerra, quando l’incubo era la bomba atomica della Terza guerra mondiale, aumentato dai tragici esperimenti americani nell’atollo di Bikini (1958), dalle successive 129 esplosioni francesi a Mururoa e Fangatuafa in Polinesia Francese», scrive il coltissimo Mephisto Waltz nella sua rubrica su Domenica, supplemento culturale del Sole 24 Ore. Purtroppo il nostro continua diabolicamente a perseverare negli errori, rivelandosi poco ferrato anche in tema di isole coralline (in passato lo aveva chiamato Bikini Athol, anziché Atoll). Gli esperimenti americani nell’atollo della Micronesia, arcipelago delle Isole Marshall, non avvennero nel 1958, bensì cominciarono nel 1946 e si conclusero nel 1958 dopo 23 test nucleari. Quanto alle «129 esplosioni francesi», il dato non è affatto certo: secondo talune fonti (Corriere della Sera, La Repubblica e Atlante, magazine della Treccani) le testate nucleari fatte esplodere dalla Francia in quell’area furono 193; secondo altre (Lifegate) 181. Infine, Mephisto Waltz sbaglia anche il nome dell’atollo della Polinesia francese, che si chiama Fangataufa e non Fangatuafa.
Veronica Gentili nella sua rubrica del lunedì sul Fatto Quotidiano: «Attualmente eurodeputato e membro del Ppe, Sikorski ha avanzato una proposta che nel mare magnum d’ipotesi e suggerimenti senza capo né coda, si fa notare per la sua concretezza». Sta a vedere che avrà capo e coda la virgola fra soggetto e verbo.
Sul Corriere della Sera, Paolo Ottolina parla della «morte a Kharkiv del generale russo Vitaly Gerasimov, capo di stato maggiore della 41ª armata». Ma nella scheda «Chi è» che accompagna il servizio la foto è quella di Valerij Gerasimov, capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe, tuttora vivo e vegeto.
«Nella regione orientale ucraina al confine con la Russia da anni era in corso un conflitto che i media definivano a bassa entità», scrive il direttore della Verità, Maurizio Belpietro. In realtà, i media hanno sempre parlato di conflitto a bassa intensità, quello che nella lingua inglese viene definito con l’acronimo Lic (low intensity conflict, appunto). Il segretario di Stato americano George Shultz fu tra i primi a citare le «guerre a bassa intensità», nel corso di un convegno a Washington il 15 gennaio 1986. Occupandosi della regione del Donbass, Belpietro parla poi di «un territorio con 2,2 milioni di persone, cioè più o meno la popolazione di Bergamo e Brescia messe insieme o, se preferite, di Palermo e Catania». Ma le prime due città contano complessivamente 317.000 abitanti e le altre due quasi 944.000. Forse Belpietro intendeva riferirsi alla popolazione delle province, ma allora occorreva specificarlo. In ogni caso è la sola Repubblica Popolare di Doneck ad avere 2,2 milioni di abitanti, mentre nell’intero Donbass vivono 5 milioni di persone (fonte: Ansa). Erano circa 7 milioni nel 2005.
Titolo dall’Huffpost: «Chi è Anna Netrebko, la soprana che salta la Scala: “Costringere a denunciare la terra d’origine non è giusto”». Sommario: «Dopo il caso Gergiev, la sovrano super star decide di cancellare i suoi impegni per i prossimi mesi». Nel testo diventa «la soprano super star Anna Netrebko». Per Lo Zingarelli 2022 si scrive il soprano, al maschile, anche se riferito a una donna. Di sicuro non sovrano, che nella vita fa tutt’altro mestiere.
Su tre quotidiani veneti del gruppo Gedi (Corriere delle Alpi, Il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia e Mestre), Nicolò Menniti-Ippolito recensisce il libro Il papa senza corona dedicato a papa Luciani e curato per Carocci da Giovanni Maria Vian, direttore emerito dell’Osservatore Romano e docente alla Sapienza. Però sbaglia scambiando il curatore per Giovanni Vian, quasi omonimo ma non parente, che insegna a Ca’ Foscari e ha scritto la voce su Giovanni Paolo I per l’Enciclopedia dei papi. Inoltre dà per pubblicato nel 2013 con Marsilio un volume annunciato in Rete ma che non è mai uscito.
Titolo dai siti del Gazzettino, del Messaggero e del Mattino, le tre testate dell’editore Francesco Gaetano Caltagirone: «Ucraina, coppia (disarmata) di mezza età respinge i soldati russi nel giardino di casa: il video è virale». Ultimo periodo della notizia: «Il video si conclude con “la sconfitta dei soldati” che decidono di andarsene e escono dal cancello inseguiti dal cane che continua ad abbagliare». Di virale ci pare che ci sia solo il botolo accecante.
Paolo Valentino, sul Corriere della Sera, fa dire a Dmitrij Suslov, che dirige il Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di economia nella capitale russa: «Mosca rifiuta di parlare con il governo ucraino e questo implica che l’operazione militare continuerà e che il risultato che ci auspichiamo è l’emergere di un nuovo Paese». Riportiamo il «Nota bene» presente al lemma auspicare sullo Zingarelli 2022: «La forma transitiva pronominale auspicarsi (per esempio nella frase “mi auspico un impegno da parte di tutti”) non è consigliabile, dal momento che già la forma transitiva auspicare significa “augurarsi”». (Infatti il «ci auspichiamo» è stato corretto nell’edizione cartacea, anche se è rimasto sul sito).
Sul Sole 24 Ore, Marco Frisone si occupa delle infrastrutture per i Giochi olimpici Milano-Cortina: «Sempre in Lombardia ci sono la messa in sicurezza della tratta Giussano-Civate (45 milioni, già assegnati) e il completamento del percorso ciclabile Abbadia-Lariana (20 milioni, reperiti)». Essendo il suo giornale pubblicato a Milano, Frisone dovrebbe sapere che in Lombardia non esiste alcun paese chiamato Lariana. C’è invece il Comune di Abbadia Lariana, attraversato dalla ciclovia che da Lecco arriva a Colico.
SL
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