GABRIELE MARINO IN MORTE DI UN AMICO  di Ferdinando Terlizzi

Ci ha lasciato un artista e non solo ma un amico sincero, un signore Gabriele Marino. L’ultima volta che ci siamo incontrati è stato nel dicembre 20 quando,  con la collaborazione  del direttore del Centro “Il Pilastro”, Gennaro Stanislao,  ha esposto nel vecchio palazzo municipale di Santa Maria Capua Vetere. Sono stato con lui a chiacchierare del più e del meno perché la nostra amicizia risaliva ai tempi di Sparaco, Del Vecchio,  De core  e del resto Marino era del 1937, la mia classe. Ricordo i miei primi passi al giornale “Il Roma”. Gli anni Sessanta. Ma poi c’è di più. Marino, De Core rappresentano anche nomi di prestigio non solo nel mondo dell’Arte ma anche in quello del giornalismo. In occasione del mio ultimo articolo sulla sua mostra sammaritana scrissi questo post –scriptum:

 “Sono molto legato a Gabriele Marino, ma non per la sua arte, io sono un ignorante in materia, ma per il fatto che suo figlio Francesco è stato mio allievo e collaboratore negli anni 80. Ero all’epoca direttore responsabile di una tv privata “New Antenna Sud”, e Francesco Marino leggeva il telegiornale alternandosi a Biagio Salvati. Entrambi hanno fatto una splendida carriera giornalistica. Salvati, una voce da ‘speaker’ delle più affascinanti nel firmamento giornalistico italiano è redattore giudiziario per ‘Il Mattino’ e per il ‘Corriere del Mezzogiorno’, (l’inserto a panino del Corriere della Sera); Francesco Marino, approdato alla Rai Tv è stato per anni inviato e commentatore ufficiale della Juve a Torino.  Dopo essere stato capo redattore di ‘Leonardo’ il telegiornale scientifico di Rai 3, in onda tutti i giorni dopo il telegiornale di Rai 3 delle 14,30 oggi Francesco è capo redattore centrale del Telegiornale del Piemonte.  

IL MIO ARTICOLO DEL 2020

L’attualità di un pittore con avanguardie sempre verdi –  Gabriele Marino è una figura chiave della storia artistica contemporanea generatasi in Campania.

Cinquantadue, ma non li dimostra. Sono gli anni che Gabriele Marino ha dedicato finora al mondo dell’arte. È dalla metà degli anni Sessanta che il maestro, classe 1937, atellano di nascita, napoletano di formazione e casertano di adozione, è partecipe e protagonista dei movimenti innovativi nel campo dei linguaggi visivi, con vasta eco a livello nazionale.

Gabriele Marino è una figura chiave della storia artistica contemporanea generatasi in Campania. È stato lui a fare da ponte di congiunzione tra i movimenti sperimentali napoletani degli anni Sessanta e i primi tentativi innovativi in Terra di Lavoro, insieme con il suo grande amico e collega Crescenzo Del Vecchio.

A Caserta i due trovarono in figure come Andrea Sparaco e Antonio de Core i compagni di strada ideali per dare inizio a una vera e propria rivoluzione dei linguaggi visivi in Terra di Lavoro. Tale cambiamento radicale ebbe inizio nella seconda metà degli anni Sessanta e durò per tutti i Settanta portando Caserta, in sinergia con Napoli, ai massimi livelli nazionali, grazie anche al contributo di un critico come Enrico Crispolti, scomparso proprio nei giorni scorsi, che tanto seppe valorizzare l’arte nel sociale.

La produzione di Gabriele Marino, pur essendo stata sempre in linea con la ricerca artistica internazionale, non ha mai tradito le origini. Essere atellano per l’artista ha avuto sempre il significato di non dimenticare mai una verve ironica e irriverente, di costruire incessantemente un sapiente gioco nella composizione delle immagini così come nell’articolazione della scrittura.

E spesso icone e parole si sono contrapposte e specchiate nelle opere di Gabriele Marino. È stata poi la formazione napoletana in un’epoca di grandi tensioni sociali e culturali a determinare un percorso creativo che si potrebbe definire come «pop partenopeo», una pop art che non si limita alla celebrazione acritica del consumismo ma ha un’energia dissacratoria, una vis polemica capace di contrapporsi alla sottocultura egemonica.

Il passaggio dagli anni Sessanta ai Settanta è proprio contraddistinto dal cosiddetto «impegno», un’arte che non è mai fine a se stessa. Trascorsi i decenni, Gabriele Marino ha saputo sublimare il suo impeto rivoluzionario, elaborando un linguaggio sempre più raffinato, evocativo, comunque intriso di malinconica ironia, di «polvere di stelle». È una pittura che si guarda dentro e continua a interrogarsi sulla sua funzione. La mostra, a ingresso libero, sarà visitabile fino a martedì 8 gennaio.

 Fonte: di Enzo Battarra/ Gabriele Marino, mezzo secolo/ di «popular» in Cinquantarte/ CASERTA/ Mercoledì 12 Dicembre 2018

Ieri su Il Mattino Enzo Battarra ha scritto:

 

“Se n’è andato anche Gabriele Marino.  Tra gli artisti casertani era diventato il decano, l’ultimo protagonista di una stagione straordinaria, partita nella metà degli anni Sessanta nella Terra di Lavoro. La sua scomparsa chiude un’epoca. Stamattina alle 10 i funerali nella chiesa madre di San Prisco, la cittadina che lo aveva accolto da alcuni decenni. Un’aggressiva malattia negli ultimi mesi lo aveva minato nel fisico, ma non aveva potuto offuscare la sua mente fervida, acuta, brillante. Gabriele Marino, classe 1937, atellano di nascita, napoletano di formazione e casertano di adozione, è stato partecipe e protagonista dei movimenti innovativi nel campo dei linguaggi visivi, con vasta eco a livello nazionale. I suoi amici storici sono stati i tre colleghi artisti casertani Antonio de Core, Crescenzo Del Vecchio e Andrea Sparaco, tutti scomparsi negli ultimi decenni. È con loro che aveva intrapreso a metà degli anni Sessanta un lungo e rivoluzionario percorso nel campo dell’arte nella Terra di Lavoro. E a questo desiderio di innovazione e di sperimentazione dei linguaggi visivi è rimasto sempre fedele, fino al suo ultimo ciclo «Polvere di stelle». Legittimamente il Mac3, il Museo di Arte Contemporanea della Città di Caserta, organizzò nel dicembre 2018 una mostra personale di Gabriele Marino, celebrativa di mezzo secolo di attività. Il titolo di quell’antologica fu appunto «Cinquantarte». L’esposizione comprendeva un’accurata selezione di lavori storici, le opere della produzione più recente «Star Stones», nonché i manifesti e le locandine delle mostre più significative. In realtà Gabriele Marino è stato una figura chiave della storia artistica contemporanea generatasi in Campania, rientrando di diritto in quella che potrebbe essere definita la pop art napoletana. È stato lui a fare da ponte di congiunzione tra i movimenti sperimentali partenopei degli anni Sessanta e i primi tentativi innovativi in Terra di Lavoro, insieme con il suo grande amico e collega Crescenzo Del Vecchio. A Caserta i due trovarono in figure come Andrea Sparaco e Antonio de Core i compagni di strada ideali per dare inizio a una vera e propria rivoluzione dei linguaggi visivi in Terra di Lavoro. Tale cambiamento radicale ebbe inizio nella seconda metà degli anni Sessanta e durò per tutti i Settanta portando Caserta, in sinergia con Napoli, ai massimi livelli nazionali, grazie anche al contributo di un critico come Enrico Crispolti, che tanto seppe valorizzare l’arte nel sociale. La produzione di Gabriele Marino, pur essendo stata sempre in linea con la ricerca artistica internazionale, non ha mai tradito le origini”.